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Iggy Pop e The Stogges al nel documentario “Gimme Danger” al cinema solo il 21 e 22 febbraio

Gimme Danger
Gimme Danger

IGGY POP E THE STOGGES AL CINEMA Solo per un paio di giorni, il 21 e il 22 di febbraio nei migliori cinema italiani, arriva “Gimme danger” di , la storia di “Iggy Pop e the Stogges” il primo gruppo musicale che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, ha osato sfidare le regole dell’armonia. La guerra del rumore, così come la chiamava Gianna Nannini in Radio Baccano del 1993, era già scoppiata anni prima con gli Stogges. A raccontarla, James Newell Osterberg detto Iggy Pop, sicuramente l’anima poetica del gruppo. Colui che ha sempre rifiutato di rappresentare ogni ideale politico e colui che voleva semplicemente cantare e suonare per dare spettacolo.
“Gimme Danger” ci descrive personaggi salvati dall’energia del rock; ragazzi senza arte né parte, abbandonati a se stessi, ma uniti da quell’unica passione che li accomunava: la musica.
Nella loro carriera gli Stogges hanno collezionato una serie di insuccessi e non erano dei bravi strumentisti. Eppure, come si vede dai filmati di repertorio, il pubblico li adorava.
La sequenza iniziale del film diretto da Jim Jarmusch, ce li descrive come una rock band inimitabile, secondo il regista, la più importante di tutti tempi. “Nessun’altra band può competere con la combinazione di pulsazioni primordiali” del gruppo. Però, pochi hanno sentito parlare degli Stogges, dunque non possiamo considerare valido il commento del regista. Tuttavia, siamo riconoscenti a Jarmusch perché con “Gimme danger”, ci ha dimostrato di cosa è capace il cinema. Nella sala, di fronte a un grande schermo, anche l’ascoltatore di quelle che noi chiamiamo canzonette, riesce a percepire, comprendere il significato e apprezzare brani così strani, rumorosi e vertiginosi di questa musica psichedelica.
Guardando le immagini e ripensando al passato, lo spettatore più attento può intuire che un legame unisce il regista alla band. I brani degli Stogges sono privi di qualsiasi regola armonica, ma piacciono. Allo stesso modo, anche i film di Jarmusch non hanno mai una trama organizzata, eppure il pubblico va a vederli. Ripensando a Duanbailò, il riferimento va alla famosa frase “I scream, you scream, we scream for ice cream”. Le poche parole scritte per Roberto Benigni sono come il “Now I Wanna be your dog” di Iggy; entrambi insignificanti, ma allo stesso tempo irresistibili alla risata nel primo caso, al ballo e al canto nell’altro. A proposito della canzone incisa per l’album Fun House, possiamo affermare che il cane protagonista è lui, che dal palco si tuffa su quel mare di folla pronto ad accoglierlo. Non lo conosciamo nel privato, ma nel film il personaggio pubblico emerge eccome. Una sequenza su tutte ci dimostra chi è. Nel 1974, quando il gruppo si sciolse, un’attrice gli propose di interpretare il ruolo di Peter Pan per un musical e lui, con tutta sincerità, rispose che avrebbe preferito vestire i panni di Marilyn Manson. Ovviamente in sala, non poteva mancare una più che legittima risata corale.

Eugenio Bonardi