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“Igor il russo” a Quarto Grado l’intervista alla sorellastra: “Siamo tutti sotto choc”

Caccia a Igor il russo
Caccia a Igor il russo

La caccia all’uomo che sta impegnando la Polizia italiana e quella serba, non ha tregua. “Igor il Russo” sembra essere svanito nel nulla, le indagini continuano e si ritiene che abbia anche delle persone che lo aiutano. “Quarto Grado” si occupa della venda con un’intervita alla sorellastra, quello che emerge è che Igor-Norbert Feher è un uomo solitario che ha lasciato la sua famglia di origine e la sua terra natia, ma qualcosa dall’intervista a Nikoletta Bergel non torna: non conosce il fratello, ma soprattutto ha cancellato tutta la corrispondenza che ha avuto con lui appena ha saputo che era ricercato…  Nella puntata in onda questa sera (alle ore 21.15 su Retequattro) “Quarto Grado” sarà trasmessa l’ intervista a Nikoletta Bergel, sorellastra di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, soprannominato “Igor il russo”. Igor è l’uomo accusato di aver ucciso il tabaccaio di Budrio (Bo) Davide Fabbri, lo scorso 1° aprile, e la guardia forestale volontaria Valerio Verri, che lo aveva fermato per caso a Portomaggiore (Fe), l’8 aprile, per un controllo anti bracconaggio. Di lui si sono perse le tracce da allora, ed è in corso una serrata caccia all’uomo per ritrovarlo. Nikoletta Bergel è sorellastra di “Igor”, hanno in comune la madre. La donna vive a Subotica, in Serbia.

Di seguito, l’intervista realizzata da Francesca Carollo.

Carollo: «Quand’è stata l’ultima volta in cui ha visto o sentito suo fratello Nikoletta?»
Bergel: «Avevo 4 o 5 anni quando lui se n’è andato dalla Serbia e ho continuato a parlare con lui una due volte all’anno, quindi non posso dire di conoscerlo così bene».
C: «Ma quando è stata precisamente l’ultima volta in cui ha parlato con lui?»
B: «Ho parlato con lui l’ultima volta l’anno scorso: ci siamo detti “come stai?” e cose del genere, ma non è stata una conversazione lunga».
C: «Comunicavate tramite Facebook?»
B: «Sì. Facebook è sempre stato l’unico modo per parlare con lui, non avevo e non avevamo nessun altro modo per raggiungerlo».
C: «Non avevate un suo numero di telefono?»
B: «No, lui non ci ha mai chiamato… non abbiamo nessun numero».
C: «Come ricorda suo fratello? Cosa sa del suo carattere?»
B: «Ero molto giovane, non ricordo tutto di lui. Quello che mi è stato raccontato dalla maggior parte delle persone è che era un ragazzo buono, gentile».
C: «Suo fratello è anche stato condannato per violenza su una minorenne…»
B: «Non ho mai saputo niente di questa storia della violenza. L’unica cosa che so è quest’ultimo episodio di cui parlano i giornali: sono completamente choccata da questa cosa, non avrei mai pensato che mio fratello potesse fare una cosa del genere».
C: «Cosa diceva a lei e alla sua famiglia? Cosa sapevate di lui, di che lavoro faceva in Italia?»
B: «Lui non ce l’ha mai detto veramente, ma dalle foto che aveva messo pensavamo lavorasse in un negozio di automobili».
C: «Cosa sa della sua vita in Italia? Dei suoi amici, del fatto che avesse una ragazza, di cosa facesse, di dove vivesse, in che città?»
B: «Non conoscevo nessun indirizzo di mio fratello. Noi sapevamo solo che si spostava da paese in paese».
C: «Vi mandava soldi?»
B: «No, niente… non ci hai mai mandato nulla».
C: «Qual è il vero nome di suo fratello?»
B: «Norbert Feher».
C: «Lo sapeva che era chiamato anche Igor?»
B: «No, perché non sapevo nulla di questa storia prima di leggerla su Facebook».
C: «Quindi il nome Igor Vaclavic non le dice nulla».
B: «Assolutamente nulla».
C: «Quindi il profilo Facebook con cui lei gli scriveva è Norberto Ezechiele Feher».
B: «Sì, esatto».
C: «Non sapevi che era stato in prigione in Italia?»
B: «No… la mia famiglia sapeva qualcosa, ma non ne hanno mai voluto parlare con me».
C: «Sa quando è nato?»
B: «Non lo so esattamente, la mia famiglia non me l’ha mai detto. Diciamo che ho visto tante foto».
C: «Quanti anni lei pensa che abbia?»
B: «Penso sia nato nel 1980, 1981».
C: «C’è una persona a cui è particolarmente legato? Sua madre, una sorella, un amico di qui?»
B: «No, io penso che non ci sia nessuno di importante per lui qui in Serbia».
C: «Era un soldato e o aveva fatto il sevizio militare? È legato in qualche modo all’esercito?»
B: «Per quello che so, non era un soldato. Se n’è andato da qui prima di fare il servizio militare».
C: «Quindi se n’è andato prima del servizio militare obbligatorio?»
B: «Sì».
C: «Sa dove possa aver imparato ad avere a che fare con armi o fucili?»
B: «Non lo so. Non ne ho idea: non hai mai parlato della sua vita».
C: «È sorpresa che sia un killer? Che abbia ucciso almeno due persone in Italia?»
B: «Sono sorpresa: tutta la mia famiglia lo è… perché prima di adesso non avevamo mai sentito nulla di male su di lui. La mia famiglia intera è choccata».
C: «La polizia italiana ha contattato lei o la sua famiglia?»
B: «Sì, la polizia serba ha contattato mia madre, ma gli italiani forse non ancora. Non ne sono certa, ma sicuramente la polizia serba sì».
C: «Sa che in Italia ci sono centinaia di poliziotti che stanno cercando suo fratello? Vuole dirgli qualcosa? Di consegnarsi alla polizia?»
B: «So che lui non ha mai commesso questi crimini, vorrei dire a tutti che mio fratello non è così come lo descrivono. A lui voglio dire: “Tieni duro che tutto andrà bene”. Mio fratello non è così. La nostra famiglia è con lui… deve tenere duro».
C: «Ma quello che ha commesso…»
B: «So che ha commesso un errore, ma forse sarà arrestato per qualcosa che non ha fatto: nessuno è sicuro di tutte queste cose di cui è accusato, perché nessuno era lì. Non lo conosco bene, non so chi siano i suoi amici. Tutto può succedere, ma noi cerchiamo di resistere e di dargli una chance».
C: «Che tipo di famiglia siete voi?»
B: «Mia mamma ci ha dato tutto quello che poteva: è una persona retta e corretta. Noi sorelle andiamo tutte d’accordo. Siamo una bella famiglia».
C: «Ha delle foto con suo fratello?»
B: «Non ne ho. Forse da qualche parte ce n’è qualcuna vecchia, ma era tanto tempo fa e non ne sono sicura».
C: «Cosa pensano suo fratello, sua sorella, sua mamma di quello che è successo?»
B: «Siamo tutti sotto choc. Speriamo che tutto possa andare per il verso giusto e che ci sia una fine positiva a questa storia».
C: «In Italia stanno cercando di arrestarlo, ma anche in Serbia è ricercato…»
B: «Sappiamo che tutti lo stanno cercando in Italia e anche qui, ma se veramente ha fatto queste cose deve pagare».
C: «Come definirebbe, alla fine, suo fratello?»
B: «Non lo so. Non lo conosco così bene, non potrei darti una risposta corretta».
C: «È pronta a collaborare con la polizia italiana se verrà qui?»
B: «Alla polizia direi le stesse cose che ho detto a te. Molte cose della sua vita le ho conosciute perché le ha condivise su Facebook. Quando ho saputo cos’era successo l’ho cancellato e bloccato da Facebook, perché non volevo più sapere niente della sua vita».
C: «Ha bloccato suo fratello su Facebook?»
B: «Sì, l’ho bloccato».
C: «E ha cancellato tutta la corrispondenza con lui».
B: «Sì, non ho nessuna comunicazione con lui. Ho cancellato tutto».