Home Cinema JOHN WICK 2: l’apologia di un immortale

JOHN WICK 2: l’apologia di un immortale

Quando si va al cinema gli intenti possono essere numerosi: interpretare le immagini, sforzarsi di carpire messaggi dall’opera, cercare smaniosamente sinergie intellettuali con un autore; c’è però un aspetto, forse primordiale, che ci induce a comprare un biglietto ed entrare in sala. Il divertimento. Ed ecco che il secondo capitolo di John Wick arriva puntuale per soddisfare questa necessità.

Dopo il grande successo del primo film torna sullo schermo lo spietato e algido sicario interpretato da Keanu Reeves. Solito script, che vede il nostro protagonista affrontare una sanguinosa lotta contro il malavitoso Santino D’antonio (Riccardo Scamarcio) e il suo esercito di killer. Pellicola dal ritmo accattivante con elevate dosi di adrenalina a partire già dalla prima sequenza, dove assistiamo a feroci ed esplicite scene di lotta e ad inseguimenti in auto a rotta di collo. Il tutto accompagnato da un sonoro rumorosissimo ma quanto mai galvanizzante. John Wick – capitolo 2 non è però, nonostante la reiterazione degli elementi narrativi, un derivato spazzatura di film come Fast and Furious o The Mechanic, che hanno spesso il vizio di prendersi tremendamente sul serio. E’ semmai un surrogato dei cine-comics che si muove in un mondo verosimile, con una scenografia verosimile e logiche di potere altrettanto verosimili. John Wick, infatti, non è altri che un eroe dall’animo irrequieto che cerca vendetta nei confronti di un villain bramoso di potere; potere, quest’ultimo, relegato a dinamiche marcatamente attuali, come le mafie che vanno a braccetto con l’aristocrazia capitalistica. In quest’ottica distorta e solo a tratti surreale, John, con i suoi pugni e calci, la meticolosa precisione nel caricare un’arma per poi scaricarla addosso a chi gli si para davanti, diventa un personaggio immortale e allo stesso tempo intriso di carne e sangue. Quella carne e quel sangue che sovente mancano nel cinema di genere fumettistico.

Personaggi sopra le righe, sequenze dalla violenza efferata, fanno di questo film uno spettacolo divertente, che si fa guardare senza eccessive pretese con la consapevolezza che i “giocattoloni”, talvolta, sanno dare il loro contributo.

Luca Di Dio