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“La Macchinazione”, Massimo Ranieri è Pier Paolo Pasolini. Una versione inedita della storia

La Macchinazione-Massimo Ranieri
La Macchinazione-Massimo Ranieri
La Macchinazione-Massimo Ranieri

“La Macchinazione” ordita ai danni del poeta, scrittore, regista e attore Pier Paolo Pasolini, raccontata dall’amico e regista David Grieco, offre al pubblico una coinvolgente e ben architettata versione dell’omicidio più controverso della storia buia degli anni di piombo. Gli ultimi tre mesi di vita di Pasolini visti come una vera e propria “macchinazione” complessa  che narra di un complotto che mette insieme la banda della Magliana, la Massoneria e i fascisti. Politica e corruzione si insinuano nelle pieghe dei giovani di borgata, gli stessi giovani che

Pier-Paolo-Pasolini
Pier-Paolo-Pasolini

Pasolini frequentava con grande semplicità, immergendosi in mezzo a loro, diventano qui lo strumento, la mano armata che gli toglie la vita. La storia prende il via dalla relazione di Pasolini, uno straordinario Massimo Ranieri, con il giovane Pino Pelosi, ingenuo e sprovveduto, che finisce per essere accusato di aver ucciso l’uomo con cui ha una relazione. “La macchinazione” però è molto più complessa, pur di fermare le idee di un uomo rivoluzionario e anticonformista, che denuncia la corruzione dello stesso mondo della sinistra e che ipotizza i veri autori delle stragi, proprio nel momento in cui la sinistra sembra stia per arrivare al Governo, che anticipa i tempi con la sua analisi lucida e distaccata della realtà, Grieco propone una nuova versione dei fatti. A distanza di quarant’anni dalla morte di Pasolini, forte della riapertura delle indagini, ecco arrivare nelle sale cinematografiche una verità plausibile, narrata attraverso le immagini quasi fumettistiche nelle scene in bianco e nero che si alternano al colore di fondo. Quello che, oltre alla verità o meno della ricostruzione, colpisce è il coinvolgimento totale dello spettatore, merito dell’ottima regia e del cast di attori che a parte che per Ranieri e Libero DE RIENZO e Matteo TARANTO, vede attori all’esordio assoluto, recitare come consumati interpreti, probabilmente, perchè Grieco ha scelto  di realizzare un film “pasoliniano”, ovvero scegliere personaggi che potessero essere vicini a se stessi, al loro modo di essere. Così verosimili da fare una certa “impressione” a incontrarli appena finita la proiezione del film, quasi usciti direttamente dallo schermo con ancora addosso il carattere del personaggio che interpretano. “Un film di pancia” ha dichiarato il regista, ed è di pancia la reazione che suscita nello spettatore anche in chi non ha vissuto in prima persona quegli anni bui della politica e della società. Un film, cinema, non un documentario, è bene sottolinearlo, perchè il cinema, quello vero, ha il potere di rendere vero anche l’inverosimile, in questo senso il film è assolutamente riuscito.

Se un neo può essere trovato nell’insieme, forse lo si può attribuire alla pronuncia di Ranieri, che pur nella straordinaria somiglianza fisica, che non ha richiesto alcun trucco ( se non gli occhiali scuri), beh qualche inflessione dialettale di troppo c’è stata, anche se a volerla vedere da un punto di vista diverso, potrebbe essere interpretata come un preciso richiamo alla verità dei personaggi, tipica dell’opera pasoliniana. Qualche piccola sbavatura nella sceneggiatura nei confronti del personaggio della cugina e forse della madre, interpretata da Milena Vukotic, poco approfonditi.

LA MACCHINAZIONE di David GRIECO arriva nelle sale dal 24 marzo, distribuito da Microcinema.
È interpretato da Massimo Ranieri (nel ruolo di Pasolini), Libero De Rienzo, Matteo Taranto, François Xavier Demaison e con Milena Vukotic, Roberto Citran, Tony Laudadio e Alessandro Sardelli e l’amichevole partecipazione di Paolo Bonacelli e Catrinel Marlon. Le musiche sono dei Pink Floyd.

RS