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MICHEL HAZANAVICIUS E IL “SUO” GODARD

MICHEL HAZANAVICIUS E IL “SUO” GODARD

Il mio Godard, è l’ultimo film diretto da Michel Hazanavicius, noto per la regia di The artist che gli valse la vittoria dell’Oscar nel 2012. Al centro della storia, l’amore tra Jean Luc Godard e l’attrice, protagonista del suo lavoro La cinese, Anne Wiazemsky, più giovane di lui di vent’anni. Siamo nel 1967. Jean Luc è all’apice della carriera, ma gli eventi del maggio francese del 1968, travolgeranno il suo rapporto con Anne, la sua professione e le certezze personali. L’idea di questo film, nasce dalla scoperta casuale di Hazanavicius  dei libri autobiografici della stessa Anne Wiazemsky: Une annèe studieuse e Un an après in cui racconta il logoramento del loro matrimonio. L’intento primario dell’autore è stato proprio quello di descrivere, attraverso la crisi nella coppia, il processo di autodistruzione a cui va incontro Godard dopo le manifestazioni rivoluzionarie del ’68. Infatti il terremoto politico e sociale dell’epoca, modificano profondamente la sua personalità, la sua arte, i suoi rapporti interpersonali. È un modo particolare di narrare il maggio francese attraverso gli occhi e il vissuto di un regista che arriva quasi a perdere di vista se stesso. Hazanavicius sottolinea lo sforzo empatico di non tratteggiare il personaggio Godard, ma di offrire agli spettatori l’uomo Jean Luc. Il film alterna momenti comici, tanto che Hazanavicius dice di essersi ispirato alla commedia all’italiana di Scola, a momenti drammatici, in cui si mettono in luce aspetti di Godard non proprio “carini”. Per lui si è trattato di un periodo difficile, in cui le contraddizioni personali lo hanno reso a volte violento, duro e sgradevole, sensazioni che lo spettatore sente su di sé nel corso della proiezione. Eccellenti le prove degli attori, quella di Louis Garrel che ha reso altamente credibile il personaggio e quella di Stacy Martin, la cui bellezza tragica e sensuale riesce a esprimere le trasformazioni nel rapporto coniugale. Il volto perde nel tempo il sorriso, un sorriso che tornerà solo come segno di liberazione. Garrel e la Martin riescono a rappresentare perfettamente due modi diversi di confrontarsi con quanto accade intorno a loro: il primo del tutto destabilizzato e alla ricerca di nuovi ideali; la seconda più distaccata e leggera nell’interpretare la realtà. Mentre Jean Luc è nelle piazze a manifestare, lei è a godersi il sole sulla spiaggia. Anne inoltre, non riuscendo a trovare spazio nel disagio del marito, asseconda i suoi comportamenti fino all’esplosione finale nella camera di un albergo. Colpisce molto nel film l’evocazione del maggio ’68 con le manifestazioni di piazza protagoniste assolute. Di qui la scelta da parte di Hazanavicius, di girare in pellicola proprio per rendere meglio le immagini in quanto repertorio della nostra storia recente. Il film merita sicuramente di essere visto per la capacità dell’autore di mettere insieme in modo plastico una storia d’amore e i vissuti di un grande regista di fronte alla rivoluzione culturale di quel periodo. Lo spaesamento di Godard che sfocia in comportamenti negativi, lascia a volte una sensazione sgradevole, ma è pur vero che dà il senso della forza dirompente delle nuove idee. Rimane allo spettatore nel buio della sala, il compito di calarsi nel protagonista e cercare ugualmente di amarlo. Non è detto che tutti ci riescano. Il film sarà nei cinema a partire dal 31 ottobre, vi consigliamo di non perderlo.

Eugenio Bonardi