Home Cinema Paulette: una nonnetta “supefacente” nel cuore di Parigi

Paulette: una nonnetta “supefacente” nel cuore di Parigi

Se una notte vi svegliaste tramortiti da assordanti colpi di mortaio, tornate pure a fare sogni tranquilli: è solo la fragile e innocua vecchietta della porta accanto, impegnata a sminuzzare con l’ausilio di pentole e stoviglie un grosso blocco di fumo.

Paulette è la stessa che incrocereste ogni giorno sul pianerottolo di ritorno dalla messa mattutina, avvolta nel foulard con la gonna dritta fin sotto al ginocchio, e che pur di sbarcare il lunario, un giorno si è riscoperta promettente spacciatrice.
Proprio come la Paulette di Jérôme Enrico, scaltra anziana che nella Parigi della crisi, pur di non umiliarsi in coda alle file della Caritas, preferisce unirsi al clan di scagnozzi del quartiere, perchè dopo tutto la cannabis è una droga leggera, e questo può bastare per lavarsi la coscienza. 
Ma se la sorte ti ha giocato un brutto scherzo: se hai perso l'amore di una vita; se per colpa di un extracomunitario dal muso giallo anche la tua sudata attività commerciale è fallita , e se per giunta  la tua unica e adorata figlia, ha sposato un sbuccia banane dandoti in dotazione per il tempo libero un nipote di colore,  allora il mondo e le sue leggi possono andare a farsi benedire. 
Unendosi al trio comico delle amiche del poker, la politicamente scorretta Paulette, guidata dal talento che la contraddistingue, pur di battere la sleale concorrenza, tira su un commercio dolciario a base di hashish: camuffando come nella più astuta strategia di marketing l'ingrediente di base, e proponendo così un prodotto apparentemente nuovo ma con uguale effetto stupefacente, che le vale l'appellativo di nonna spinello.
E se sotto il foulard di nonna Paulette, brillano gli occhi ancore vispi della storica attrice che vanta collaborazioni con Chabrol  Miller e Truffaut, la storica Bernardette Lafont, allora il personaggio appare davvero riuscito, cattivo e spietato.
E se la protagonista di questa commedia, che vuole definirsi sociale, per trasgressione e audacia può ricordarvi  a tratti l'eroina di Alla bella Serafina piace fare l'amore sera e mattina, dove l'arma del sesso è lo strumento di vendetta, allora qui il traffico della cannabis, diventa il tramite per una graduale ripresa  economica: perchè i soldi forse non fanno la felicità, ma permettono quel televisore al plasma che starebbe così bene al centro del vostro salotto.
Il problema è che la nostra Paulette non è l'eroina che potrebbe sembrare, ma il personaggio di un mondo inverosimile dove le problematiche del suo vissuto vibrano di un'inconsistenza.  
La commedia cosi dichiaratamente sociale e politicamente scorretta è dunque distante dalla commedia italiana dagli anni 70 a cui vorrebbe dichiaratamente somigliare: seppur basata su una sceneggiatura solida e ben strutturata, Paulette tocca le problematiche della crisi e della terza età, ma senza affondare il coltello e chiudendosi in un lieto fine in cui il personaggio si redime completamente; almeno per quanto riguarda la sua innata cattiveria.
Certo, la chicca “dell'amica verde”, regala note di comicità gradevoli ed esilaranti, specie per i cultori della foglia a cinque punte. Questo vorrebbe forse dire, che un tè a casa di nonna spinello si potrebbe pure fare? Il biglietto costa uguale: fate vobis. La commedia sociale di Jèrome Enrico, sfiorando con impercettibile leggerezza la comicità riuscita e la verosimiglianza della denuncia sociale, resta una favoletta mediocre.


Valeria Zaccone