Home Cinema Anteprime Film ROSSO ISTAMBUL: UNA DICHIARAZIONE D’AMORE DI OZPETEK ALLA SUA CITTA’ NATALE

ROSSO ISTAMBUL: UNA DICHIARAZIONE D’AMORE DI OZPETEK ALLA SUA CITTA’ NATALE

“Rosso Istambul” di Ferzan Ozpetek. Il Mar di Marmara, l’amore, la solitudine, il rosso: quest’ultimo come il colore del melograno, come i tram di Istambul, come i tramonti sul Bosforo, come il colore delle unghie della madre di un regista turco che vive a Roma e che un giorno della sua ormai solitaria vita decide di tornare nella sua città natale, Istambul appunto, per aiutare un suo amico scrittore a finire la stesura di un libro.

Proprio il libro di Ozpetek i cui protagonisti sono gli amici dello scrittore ( Deniz ) ed il regista turco che torna ad Istambul venti anni dopo essersene allontanato ( Orhan ) è il vero protagonista di un film che Ferzan Ozpetek ha modellato a sua immagine e somiglianza per descrivere la sua infanzia, la sua vita legata all’interno di una città e di una società opulenta, comunque misteriosa, sottilmente intrigante.

E lo fa con la solita sua grande classe ricordando sua madre, donna bella ma malinconica, suo padre misteriosamente scomparso ed altrettanto misteriosamente ricomparso, della nonna, delle “ zie “ amiche della madre, della domestica, Diamante che hanno costellato di ricordi la sua vita giovanile.

Il nono film realizzato da Ferzan Ozpetek in Italia ha quindi per tema il “ ritorno legato al cambiamento “ ed evidenzia come il suo vivere in Occidente lo abbia trasformato emotivamente e lo abbia indotto a “ tornare indietro “ nel tentativo di “ ricucire “ il suo rapporto con la città natale.

Tutti turchi gli attori del film, tutti di livello internazionale ma ancora poco conosciuti in Italia, a parte la onnipresente Serra Yilmaz ( che qui interpreta la quasi antipatica parte della domestica ) e di Mehmet Gunsur;  tra tutti si eleva di statura per la bella interpretazione e per la sconvolgente bellezza Tuba Buyukustun ( Neval ), fiamma di Orhan che, nel suo rientro ad Istambul, vive di una nuova vita e che compie il miracolo di riaccendere in lui passioni sopite da sconvolgenti avvenimenti interni alla sua famiglia.

Insomma, una immersione nel passato, quella di Ozpetek, per trovare l’appiglio per autodescriversi nella sua inevitabile trasformazione maturata in Occidente, anche nei riguardi del libro dal titolo omonimo che egli scrisse tre anni fa e che qui viene integrato con diversi nuovi elementi che lo trasformano in un thriller, in una continua rivelazione in grado di descrivere un paese, la Turchia, che sta velocemente cambiando come sono cambiate le vecchie case sul Bosforo da “ Yali “ a ville di lusso ancor superiore a quello originario così come è cambiata la sua vita.

In fondo è la nostalgia per il suo paese che spinge Ozpetek a far diventare uno scrittore colui che nel libro è in effetti un regista, un regista che gli somiglia a pennello e che prova continue nostalgie per una città i cui colori predominanti sono il rosso, appunto, ed il blu che spesso si fondono negli spettacolari tramonti sul Bosforo il cui supermoderno ponte è lo sfondo dominate di tutte le scene più significative del film.

Una storia colma di struggente romanticismo, di nostalgie sopite ma anche portate alla luce all’interno di una scatola cinese: una storia nella storia, una vita in un libro e, poi, in un gran bel film.