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TEATRO DA FARE E DA SCRIVERE: INTERVISTA A FRANCESCA RASI

Francesca Rasi

Ognuno nel teatro mette dentro la propria vita, intervista a Francesca Rasi.

Francesca Rasi ama il suo teatro che considera un ingranaggio semplice, come un orologio e come la vita; l’abbiamo intervistata per i lettori de ” Il Profumo della Dolce Vita ” e ne è nata una descrizione dell’attrice che si ” radiografa ” da dentro se stessa. “Quando recito, riconosco la mia Voce e il mio Corpo”, afferma Francesca. Il Teatro è per lei un gioco seduttivo, la finzione più vera del vero. “Cerco sempre l’emozione dentro la Scena”. Il teatro è la sua vera passione: un modo per donarsi agli altri; “Mi consegno a me stessa e ai miei compagni di viaggio”.  perché ognuno in scena mette dentro la propria VITA.

Cos’è per te il teatro?

E’ un viaggio giocoso;  è scoprirsi divertendosi, dove ognuno ha i suoi tempi, le sue attitudini, il suo ritmo interno e il proprio personaggio. Se si lavora con gioia, allora si restituiscono colori ed emozioni allo spettatore.

Prediligi la scrittura o la scena?

Amo la scena; mi tocca e fa vibrare le mie corde artistiche. Vorrei cimentarmi nella scrittura, con battute incisive, brevi, sempre ad anticipare un gesto. Il titolo del mio prossimo spettacolo a cui sto già lavorando sarà: Le mille voci di Ayana

Qual è la differenza?

Sia la scrittura che la scena scelgono la via dell’Arte..ma in scena ci si innamora. Amare se stessi e l’altro significa distaccarsi e non possedere… Quando scrivi un testo, devi fare attenzione a quei microcosmi che abitano la scrittura, che hanno una loro lingua espressiva, come se fossero tante lingue diverse: devono incastrarsi. Credo che nessun autore desidererebbe distaccarsi dal suo testo.

Per chi ti piacerebbe scrivere e perché?

Per Gigi Proietti, icona della romanità e attore pazzesco; per Paola Cortellesi, straordinaria attrice a 360 gradi. Per Pier Francesco Favino, un attore dalle mille sfaccettature: ogni suo personaggio è un successo. E per concludere, per Lina Sastri perché interpreta sempre con profondità; è un’attrice tra la melodia, il pathos, la passione.

Scrivi per il teatro: a cosa ti ispiri?

Mi ispiro a scene di vita quotidiana, affacciata alla finestra, guardando chi passa o sdraiata davanti al mare. La sera, in particolar modo, produco idee. Mi ispiro soprattutto alle mie emozioni: non potrei creare frammenti se non ci mettessi sentimento.

Hai mai portato in scena quello che hai scritto? 

Sì, una volta, in un recital con orchestra dal vivo.

C’è un segreto per imparare, memorizzare e interpretare un copione?

Ho molta memoria, sono allenata. Il mio segreto è dividere il copione in tanti segmenti coreografici, come fossero movimenti. E poi studio e ripeto…fino a farlo mio, con gioia: questo è il mio metodo.

Hai un luogo deputato allo studio del copione?

La mia casa, silenziosa e colorata. Rigorosamente da sola.

Qual è il ruolo che ti ha tenuto più tempo sullo studio del copione?

Decisamente Ofelia: per sentirmi lei, ho dovuto fare un grande viaggio dentro me stessa. E poi, ho amato essere Filumena Marturano e Ortensia.