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Vittorio Rombolà, autore, scrittore, poeta e paroliere romano, racconta ad Andrea Giostra cos’è l’Arte dalla sua prospettiva.

B“Il Profumo della Dolce Vita” ha incontrato Vittorio Rombolà, autore, scrittore, poeta e paroliere. Vittorio ha realizzato diversi lavori importanti e di successo: Tra il 2005 e il 2007 pubblica due raccolte poetiche con la Casa Editrice Aletti: “Polvere Gytana” (2005) e “… i colori di uno zingaro …” (2007); Collabora, in qualità di scrittore al libro “Adriano Celentano – 1957-2007: 50 anni da ribelle” (Editori Riuniti); Nel 2008 pubblica – con la Casa Editrice Pagine – il romanzo-denuncia “Chi è la Bestia?”, inerente il fenomeno della lotta clandestina fra cani, con il quale inaugura – a livello nazionale – il “Chi è la Bestia… in tour”, associando la promozione del libro ad una specifica campagna animalista. Nella sua poliedrica attività artistica redige la sceneggiatura cinematografica del romanzo “Chi è la Bestia… in tour” e cura, sotto il profilo testuale, l’adattamento teatrale dello stesso, conseguendo, in entrambi i casi, premi e recensioni. Con la stessa Casa Editrice pubblica “Come lacrime sulle Coltri” (2010), “Loro, L’oro” (2012), inerente il fenomeno della tratta dei bambini e dello smercio degli organi, “… passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai…” (2015), concernente la violenza senile istituzionale. Nel corso del “Come lacrime sulle Coltri… in tour”, il romanzo ottiene il plauso del Comitato Sicilia dell’A.I.R.C. (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). Nel 2015 è ideatore, autore e produttore dello Spot contro l’abbandono degli animali, a favore della Campagna Nazionale degli “Animalisti Italiani Onlus”, interpretato – tra gli altri – dall’attore Massimo Wertmuller. Particolarmente propenso alle “contaminazioni”, sperimenta e concretizza “concertazioni artistiche” con pittori, fotografi, fumettisti e musicisti. Matura, altresì, varie collaborazioni giornalistiche. Autore e regista di testi teatrali, dal 1999 al 2010 forma, con Andrea Bernardo, il duo comico romano “I Vietato Fumare”, con il quale si aggiudica l’Oscar del Comico (2006) e porta in scena molti spettacoli, ottenendo partecipazioni televisive in Rai, Mediaset, Sky, Netwok Nazionali ed emittenti regionali. Il suo talento e la sua Arte vengono riconosciuti con diversi premi, dei quali ci parlerà nella nostra conversazione. Oggi Vittorio spazia tra diverse forme artistiche e può essere riconosciuto a buon diritto un talentuoso Artista poliedrico. Vittorio ci racconta la sua vita di artista, di scrittore, di autore, di poeta, di paroliere, di attore che con i suoi prodotti artistici interessanti riesce a trasmettere forti ed intense emozioni ai suoi tanti lettori e ai suoi tantissimi follower.

Ciao Vittorio, e benvenuto presso la nostra Redazione. Grazie per aver accettato il nostro invito per questa conversazione della quale sono molto curioso e interessato considerato che sei un Artista che sa esprimersi in diverse dimensioni artistico-professionali come abbiamo brevemente presentato prima. La prima domanda che facciamo, è quella di chiedere all’Artista di presentarsi ai nostri lettori con parole semplici. Tu sei un artista poliedrico di qualità e di cultura perché hai dedicato gran parte del tuo tempo a maturare professionalmente ed umanamente da diverse prospettive artistiche. Vittorio, se dovessi presentarTi ai nostri lettori come Uomo, prima che come Artista, cosa diresti loro di Te?

Piacere, sono Vittorio Rombolà. Ho emesso il mio primo vagito a Roma, in un torrido 22 luglio del 1968, alle ore 15.30 e – oggi – sono molto onorato di essere “Qui”, con Voi.

Vittorio, quando e come hai scoperto il Tuo talento per l’Arte in generale, considerato che sei un artista poliedrico? E quando hai scelto di dedicare la tua intera vita all’Arte? Ti ricordi qualcosa che è accaduto e che ti ha segnato, che ancora oggi ti fa riflettere rispetto alla scelta di vita che hai fatto?

Ho sempre palesato – sin da piccolo – una forte passione per la lettura e la scrittura. La domenica mattina mi svegliavo molto presto, portavo sul mio letto svariati volumi enciclopedici e incominciavo a leggere, “varcando” tematiche zoologiche, mediche, storiche, geografiche, letterarie e fiabesche. Faccio riferimento agli anni ’70, quando sui pensili delle case “dominavano” le voluminose enciclopedie. Avevo appena 10/11 anni quando strappai una promessa ai miei genitori (aneddoto che rammenta, spesso, mia madre): “papà e mamma, un giorno quando mi sposerò, vorrò in regalo tutti i libri che sono in questa casa”. Tra l’altro, già mi dilettavo a scrivere brevissime storie e a commentare – per iscritto – gli eventi scolastici e le partite di calcio che vedevo in TV.

Non so se sai che a Palermo, il famoso Teatro Massimo, costruito alla fine del ‘800, riporta sul frontale principale una scritta che a me piace moltissimo: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu, Vittorio, quale scrittore, autore, poeta, paroliere, attore, che ha nel tempo assunto sempre di più una forte identità di scrittore, leggendo questa frase, quale riflessione ti viene in mente che vuoi condividere con i nostri lettori?

Sono pienamente d’accordo con quanto sapientemente inciso sul frontale del Teatro Massimo di Palermo. Credo sia una frase da ripetere quotidianamente – a voce alta – con profonda e cosciente convinzione, rinnovandone il vigore e il profondo significato sociale e culturale.

HChi volle che venisse scritta quella frase sul frontale del Teatro Massimo di Palermo fu l’allora potentissimo e coltissimo Ministro della Giustizia e delle Poste del Regno d’Italia, Camillo Finocchiaro Aprile. Si narra che lo stesso Ministro con questa incisione sul Frontale del Teatro Massimo di Palermo, abbia voluto pubblicamente dare all’Arte, in ogni sua forma espressiva, un’importanza e un mandato molto importanti: la crescita culturale e civile di un intero popolo, di una nazione, non può che passare dall’arte, dalla cultura. Ma questo, è chiaro a tutti, nasce già dall’Antica Grecia e arriva fino agli Antichi Romani. Secondo te, Vittorio, oggi cosa fanno gli artisti per rispettare questo mandato così importante? Un mandato che parte da molto lontano come abbiamo detto. Oggi, nell’anno del Signore 2016, è ancora così? È l’Arte il fulcro della cultura e della crescita civile e civica di un popolo, di una nazione, della nostra Italia se vogliamo rimanere nel “nostro piccolo”?

Credo che il potere socio-culturale dell’Arte sia molto rilevante. Lo “stratagemma” è far sì che questa verità addivenga cosciente patrimonio mentale di Tutti e non solo degli Artisti e di “Altri” pochi. L’aspetto culturale di un Popolo è determinante e quanto mai fondamentale per il benessere globale e l’Arte rappresenta – in tal senso – uno degli “ingredienti” più efficaci di questa crescita e di questo aspetto costruttivo.

Saprai bene, Vittorio, che sempre più spesso, negli ultimi dieci anni, i giovani artisti (e non solo!) vanno via dall’Italia, e come ci dicono tutti gli studi e le ricerche sociologiche fatte in materia di emigrazione giovanile, questo numero aumenta di anno in anno, esponenzialmente. I giovani non vedono nessuna speranza, non vedono nulla che possa dare loro un’opportunità di farsi conoscere, di mettersi in vista, di sperimentarsi come professionisti o come giovani artisti, se parliamo di Arte. In Italia è tutto in mano alla politica più mediocre che questa nazione abbia mai avuto. E tutto passa dalla politica e quindi dalla mediocrità, mai dalla meritocrazia e dal talento. Da quello che emerge da queste ricerche sociologiche realizzate da diverse Università italiane, manca la speranza, mancano le opportunità: è questo a mio avviso il vero problema che va affrontato con determinazione e forza. Cosa pensi di tutto questo? Cosa può fare la scrittura e l’arte in generale per arginare questa emigrazione giovanile che sembra non arrestarsi più. Una emigrazione che è trasversale e riguarda tutte le professioni e tutte le forme artistiche se parliamo di Arte. L’Italia sta diventando “un paese per vecchi”, parafrasando un bel film dei Fratelli Coen (ma che parlava d’altro!). Il nostro paese è stato per millenni, dal tempo degli antichi romani, la capitale del mondo culturale. Adesso è una terra di vecchi o di stranieri trapiantati qui e che lentamente ed inesorabilmente la stanno occupando facendola loro e trasformandola adattandola alle loro radici culturali e alle loro matrici politico-religiose. E tutto questo non sta facendo altro, molto lentamente, che cancellare le nostre origini e la nostra antichissima ed importantissima storia culturale e civile. Tu cosa ne pensi? E’ veramente così oppure, malgrado gli studi sociologici realizzati e pubblicati da diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, sono “discorsi da bar” che lasciano il tempo che trovano?

I “discorsi da bar” si originano da concrete realtà che, talvolta, vengono esasperate, altre volte “solo” trasformate, poche volte inventate “di sana pianta”. C’è del vero, ma vige anche una pessimistica esasperazione!

Purtroppo, in entrambi i casi!

Lo sdegno produce sdegno.

Il pessimismo genera pessimismo.

L’esasperazione prolifica critica non costruttiva.

Tra le spire di questo vortice, gli stimoli sbiadiscono inevitabilmente, perdendosi nei meandri della nociva resa.

Peccato!

ELa vita è emozione, Vittorio, se non c’è emozione non c’è vita, ma solo un sopravvivere piatto scorticato di emozioni vitali. E l’Arte nasce proprio con questo obiettivo ancestrale: trasmettere pathos ed emozioni empatiche vitali agli spettatori, agli osservatori, agli amanti dell’Arte! Cosa può fare secondo te oggi la letteratura, la scrittura, l’arte in generale, per dare emozioni e coinvolgere sempre più persone a leggere e ad amare l’Arte? Saprai di certo che l’Italia, tra i paesi dell’Unione Europea, è il paese dove si legge meno, anche se si comprano tanti libri! Sembra un paradosso ma è così. E’ come se il possedere un libro, un romanzo, desse per scontato che, magicamente, il possesso del libro si trasformasse magicamente in detentore intellettuale di quello che c’è scritto. Di un libro, però, che quel compratore non leggerà mai. In Italia spesso funziona così. E allora cosa possono fare gli artisti, cosa proporresti tu ai tuoi colleghi artisti considerato che tu, Vittorio, sei a pieno titolo parte di questo mondo affascinate e straordinario, almeno visto da fuori?

Ti rispondo, Andrea, con uno stralcio tratto da un mio romanzo:

(…) la nostra è una quotidiana corsa

senza traguardo…

corriamo…

corriamo…

corriamo (solo) perché

vediamo correre gli altri

e il frenetico rumore

dei nostri passi

ci impedisce, invero,

di ascoltare la dolce melodia del cuore…

il nostro…

tum tum tum…”

Ecco, dovremmo ricominciare ad ascoltare “questa” melodia!

Hai ragione Vittorio, la cultura occidentale dal dopo-guerra in poi, ci ha risucchiato tutti in un inseguire qualcosa che alla fine non sappiamo nemmeno cos’è! Certamente non è la ricerca del benessere né della felicità legata al presunto possesso di beni materiali! Ma oramai è talmente radicata nella nostra mente, nella nostra cultura sociale, che non possiamo più farne a meno e abbiamo forse perso questa capacità vitale di ascoltare le nostre emozioni e i battiti del nostro cuore e delle persone che amiamo come dici tu. Hai ragione in questo Vittorio.

Si dice sempre – ed io ne sono convinto! – Vittorio, che le migliori Opere nascano sempre dai grandi dolori, dalle grandi perdite, dalle grandi sofferenze, dalle grandi sconfitte, dai grandi lutti, dalle grandi umiliazioni. Fa parte della vita dell’uomo di sempre. Secondo te è vera questa affermazione? Può un artista che “non ha vissuto” esperienze forti nella sua vita reale e quotidiana essere un buon interprete per creare Opere che sappiano trasmettere emozioni e pathos nel lettore, nello spettatore, nell’osservatore?

E’ sicuramente una realtà, ma non credo sia una verità assoluta, anche perché – in tal senso – si rischierebbe di associare un significato riduttivo all’operato di un’artista. Un creativo trae sovente spunto dal dolore e dalla sofferenza, ma è vero anche il contrario. Probabilmente la contrizione stimola uno status mentale più propenso alla riflessione e più fertile dal punto di vista emotivo e percettivo. Poi, chiaramente, esistono “casistiche” e scelte artistiche diverse che, in taluni casi, si “nutrono” maggiormente della sofferenza, del dolore e della tristezza e, in altri, della serenità, del bello e della felicità.

Il fatto è, secondo me, che oggi c’è un proliferare di scrittori che non hanno proprio nulla da dire e scrivono solo per alimentare il loro narcisismo artistico che non possiede nulla di interessante. Sono persone che frequentano corsi di scrittura su come va impostata un frase per creare nel lettore delle emozioni. E questo secondo me non è Arte! E’ semplicemente finzione artistica di chi non ha nulla da dire ma si appropria di una tecnica narrativa che artificialmente, qualche volta, non sempre per fortuna, è in grado di dare emozioni che il lettore non sempre è in grado di cogliere come vere emozioni artistiche! Ma passiamo ad altro Vittorio.

Sai bene, come tutti gli artisti, che l’inizio della carriera è piena di difficoltà, di problemi, di insidie, di incontri “poco raccomandabili”, soprattutto se sei un giovane ed inesperto artista preso solo dalla passione e dalla speranze che possono annebbiare la vista che ci consente di vedere con chiarezza la cruda realtà. Tu, Vittorio, quando eri un giovane artista con i tuoi sogni e le tue speranze, quali difficoltà hai dovuto affrontare, quali sono stati i momenti più duri ed insidiosi che hai incontrato nella tua carriera artistica e che hai dovuto affrontare e superare con tutte le tue forze e con la tua determinazione arrivando ad essere quello che sei oggi: un’artista riconosciuto per le sue qualità e per il suo talento?

487948_4213515546046_320449518_nBisogna credere in se stessi e poi lavorare sodo, al fine di diventare credibili anche agli altri. La seconda parte di questa elargizione coincide con l’obiettivo più arduo da raggiungere. La cosiddetta “gavetta” e il continuo mettersi in gioco addiviene necessario, ma non ne farei una “condition sine qua non” solo per quanto riguarda il campo artistico. A tutto questo aggiungerei un’abbondante pizzico di fortuna; la buona sorte è sempre meglio averla accanto, che avercela contro.

E’ vero Vittorio, il lavoro e il sacrificio, la determinazione e il “non arrendersi mai”, insieme al talento e alla passione, sono gli ingredienti migliori per avere successo e raggiungere i traguardi che una persona si pone, in tutte le professioni ovviamente, non solo in quelle artistiche!

Ma adesso Vittorio, una delle mie domande classiche che faccio quasi a tutti gli artisti che intervisto. Io da adolescente, ma anche da adulto, sono stato e sono ancora un gradissimo lettore di quello che ritengo sia stato e sia tutt’oggi, il più grande scrittore del profondo dell’animo umano della storia dell’uomo. In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, Fëdor Michajlovič Dostoevskij scrive, tra le righe, della “Teoria dell’Umiliazione”. Negli anni ’90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che parte dal presupposto che, sintetizzandolo dice che: “sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza di vita e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi!”. Vittorio, nella tua carriera artistica hai mai subito delle umiliazioni professionali che ti hanno lasciato un segno doloroso e indelebile, ma che al contempo ti hanno fatto crescere professionalmente e ti hanno dato più forza e più determinazione per continuare a seguire la tua passione e il tuo talento?

Umiliazioni vere e proprie direi di no, ma struggenti delusioni sicuramente. Credo facciano parte di “quel” bagaglio necessario agli inizi di ogni esperienza lavorativa – artistica o meno – nella speranza che possano essere numericamente limitate e che, soprattutto, non siano generate dal “non rispetto” (struggente comportamento in malafede) nei confronti di chi cominci un “qualsivoglia” tipo di cammino professionale.

Saprai di certo, Vittorio, che Franklin Delano Roosevelt, voluto dagli americani per ben quattro mandati presidenziali consecutivi, in uno dei suoi discorsi pubblici più famosi, pronunciò queste parole: “L’uomo che scrive, l’uomo che mese dopo mese, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno fornisce il materiale destinato a plasmare il pensiero del nostro popolo è sostanzialmente l’uomo che più di chiunque altro contribuisce a determinare la natura del popolo e il tipo di governo che esso deciderà di darsi.” Tu che sei uno scrittore , cosa pensi di queste parole di Roosevelt? Che senso avrebbero se venissero dette oggi? E’ così ancora oggi nel 2016?

Credo che quanto detto da Roosevelt sia ancora oggi sensatamente replicabile, per quanto le sue parole potrebbero perdere di immediata credibilità e apparire utopistiche. Oggi viviamo il presente alla “velocità della luce” e – sovente – si perde il concetto di “giorno dopo giorno”, “settimana dopo settimana”, “mese dopo mese”, “natura del popolo”. Purtroppo!!!

Più di trent’anni dopo queste parole pronunciate da Roosevelt, il potente Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945 e tra i più influenti gerarchi nazisti, Joseph Paul Goebbels, immaginiamo noi “ispirato” dalle parole di Roosevelt, ideo delle tecniche di propaganda così efficaci e così dirompenti da portare Adolf Hitler al potere in Germania e ad inventarsi il motto “Ripetete una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità.” Oggi secondo te il mondo della letteratura, del giornalismo, dello scrivere sui blog, sul web, sui nuovi mezzi di comunicazione, è affetto dal metodo Goebbels? Se sì o se no, vuoi dire ai nostri lettori perché secondo te?

Rappresenta, sicuramente, una delle tante strategie della scrittura (anche odierna!), ma non la sola e, come ogni strategia, ha (anche) il suo aspetto nevralgico. Vero è che la platea dei destinatari – oggi – possiede, genericamente, un bagaglio culturale ed una scaltrezza ricettiva di gran lunga più efficace rispetto “ai tempi”.

E’ il gioco delle parti!

Vittorio, saprai benissimo che il padre del giornalismo moderno è un certo Joseph Pulitzer! Sai che molti dei giornalisti che conosco, non conoscevano affatto il ruolo che Pulitzer ha avuto storicamente nel giornalismo: è stato un vero grande giornalista ed è stato colui che ha creato la prima scuola di giornalismo negli U.S.A.! Pulitzer, alla fine dell’800, scrive un piccolo ma intenso Saggio “Sul giornalismo”, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri Editore, che definisce il ruolo etico e morale che un vero giornalista deve avere: “Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello Stato… Non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano in lui.”? Cosa pensi di questa definizione così forte e così importante? Oggi è ancora così?

Definizione “dottrinale” di straordinaria importanza e saggezza, che potrebbe addivenire un vero e proprio “giuramento professionale”, così come avviene con la Formula di Ippocrate per i futuri Medici. Oggi è ancora così? Credo lo sia per alcuni e non per altri, così come – in passato – lo è stato per alcuni e non per altri.

pic63Vittorio, parlaci adesso del tuo lavoro. In cosa consiste esattamente? Qual è la tua vera passione professionale che ti ha portato a fare quello che fai oggi con estrema diligenza e professionalità? In cosa consiste quello che fai, al di là dello scrivere?

Attualmente la mia attività è soprattutto autoriale. Sillogi, racconti, romanzi, testi teatrali, format, collaborazioni redazionali e brevi sceneggiature, finalizzate a Corti, Clip e Spot.

Per 11 anni (dal 1999 al 2010) ho fatto parte di un duo comico romano, denominato “I Vietato Fumare”, che ci ha regalato moltissime soddisfazioni teatrali e televisive. Ancora oggi – seppur sporadicamente – salgo sul palco e tutto ciò continua ad affascinarmi, ad impreziosirmi e a gratificarmi.

Vittorio, quali sono i tuoi lavori artistici ai quali tieni di più e perché? Quali sono le tue Opere che ritieni più importanti e che ti hanno dato soddisfazione e gioia professionale, ma anche umana? E perché, se vuoi raccontarcelo?

Umberto Saba asseriva che “ogni opera d’arte è una confessione”; per tal motivo, nutro un forte legame affettivo nei confronti di ogni mio lavoro. Devo molto, per esempio, al mio romanzo-denuncia “Chi è la Bestia?”, inerente il fenomeno del combattimento clandestino fra cani, che ha anelato consensi e risonanze mediatiche, a seguito – tra l’altro – dell’omonimo Corto Teatrale (nel 2012) e dell’omonimo Corto Cinematografico (nel 2013), entrambi firmati dal sottoscritto ed entrambi premiati.

Il Corto Teatrale è stato interpretato da Doriano Rautnik, Davide Saliva e Teresa Luongo. Musicato dal Sax di Nicolas Verardi e diretto da Loretta Cavallaro. Il Corto Cinematografico – anche sottotitolato in inglese ed “esportato” – è stato interpretato da Dario Cassini, Francesco Primavera, Irene Maiorino, Gianluca Cortesi, Eleonora Cerquini e Isaia Rombolà. Musicato da Danilo Bughetti e Giuseppe Antonio Russo. Doppiato da Vittorio Stagni, che ha dato voce ad Ettore, il cane protagonista. Diretto e prodotto da Aiman Sadek.

Grandi soddisfazioni anche per lo Spot da me ideato e scritto per Massimo Wertmuller e utilizzato dagli “Animalisti Italiani Onlus” per la “Campagna 2015” contro l’abbandono degli animali. Lo spot – diretto da Aiman Sadek – è stato interpretato da Massimo Wertmuller, Giuseppe Mincuzzi e Balto.

Nel corso del mio lavoro – sovente – amo attenzionare le persone in merito ad alcune drammatiche tematiche che sono poco conosciute, o poco approfondite.

Una volta, durante la presentazione di un mio testo, una signora – con le lacrime agli occhi – mi chiese se veramente, nel mondo, potessero accadere cose tanto orribili!!!

Nel mondo c’è molta cattiveria; “Chi è la Bestia?” è un titolo che avrei potuto replicare più volte; il mio romanzo “LORO, L’ORO”, per esempio, tratta lo sfruttamento minorile e lo smercio degli organi dei bambini; “… passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai…”, invece, è un testo inerente la violenza perpetrata a danno degli anziani all’interno delle strutture di ricovero: insomma, la domanda che si staglia “tra le righe” è sempre la stessa, “Chi è la Bestia?”.

Fortunatamente esistono ancora tante persone che operano per il bene degli altri e del mondo. Il mio plauso, in questa sede, va alle tante persone e alle Associazioni di persone che, spesso volontariamente, si adoperano a favore degli anziani, delle donne, dei bambini, dei malati, dei meno fortunati, degli animali e dell’ecologia.

E’ vero quello che dici Vittorio: c’è molta cattiveria e molta violenza nel mondo. E tutto ciò, a mio avviso, nasce da una scarsissima coscienza morale e da una inesistente etica sociale! Ma torniamo proprio ad una delle domande iniziali in cui veniva dato un mandato straordinario all’Arte che secondo me oggi non esiste più, è morto quel mandato, è tutto affidato alla TV più becera degli ultimi cinquant’anni, che fa la “vera cultura” del nostro Paese e di tantissimi altri Paesi occidentali. Nessuno legge più niente! La famiglia ha perso il suo ruolo fondamentale. Quindi aveva ragione secondo me Camillo Finocchiaro Aprile quando fece incidere quella bellissima frase nel grande frontale del Teatro Massimo di Palermo: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Oggi purtroppo non è più così! Dobbiamo rassegnarci!

Adesso a cosa stai lavorando, Vittorio, in questo momento? Ci vuoi raccontare le Opere alle quali ti stai dedicando, magari dicendoci qualcosa in anteprima? Quando potranno goderne i tuoi lettori, i tuoi fan, i lettori del nostro Magazine?

E’ stato, da poco, pubblicato il mio ultimo libro, titolato “… passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai…” (edito da Pagine, con la Prefazione di Paolo Triestino), un testo che, attraverso il racconto “il passato rottamato” e la stesura teatrale “recise rose”, denuncia la violenza senile istituzionale e punta il dito contro le brutalità perpetrate a danno del genere femminile.

A completare l’opera, la pubblicazione di alcune immagini della fotografa Ewa Podolska, scattate presso il Parco Naturale Bosco Nascosto (sito a Rocca di Papa, Località Campi di Annibale – Rm), che ritraggono – in bianco e nero – stralci poetici di Vittorio Rombolà.

Collegato a questa pubblicazione c’è un ambizioso e “temerario” progetto teatrale , nato in sinergia con l’attrice Barbara Mazzoni, che dovrebbe “illuminarsi” dalla prossima stagione.

Sono, tra l’altro, l’ideatore e l’autore di una clip – di imminente diffusione – interpretata da Daniela Poggi e diretta da Aiman Sadek, inerente la violenza nei confronti dei bambini: un video musicato da Adriano D’Amico e animato dai disegni di Paolo Dionisi.

Mentre tutto scorre, il mio personaggio “er poeta der baiocco” anela “pillole teatrali” e periodiche collaborazioni editoriali con la Rivista “CMagazine”.

12961671_10209238958240900_3808296941558729002_nChi sono i tuoi modelli, Vittorio? Quelli che consideri i Grandi della letteratura di ogni tempo e che ti hanno ispirato e che ti ispirano tutt’ora quando scrivi? E perché proprio loro, cosa hanno di particolare rispetto ad altri Grandi scrittori?

Adoro, tra gli altri, Hemingway, Wilde, Gibran, Verga, Leopardi, Pasolini, Ken Follet, Wilbur Smith. Riescono a farmi sentire il sapore e il profumo delle cose narrate.

Vittorio, se durante una passeggiata due bambini di dieci anni dovessero fermarti e chiederti: “Vittorio, ci spieghi cos’è l’Arte?”, cosa diresti loro perché abbiano chiara la definizione di Arte con parole semplici che può comprendere un bambino di dieci anni? Cosa diresti per far capire loro la Bellezza dell’Arte e riuscire a trasmettere anche la tua passione?

L’Arte è tutto il bello che pulsa nel nostro cuore e nella nostra mente. Un’energia talmente impetuosa e potente che fuoriesce dal nostro corpo, affinché venga dipinta, scritta, musicata, parlata, costruita. Insieme all’Amore rappresenta il Super Potere che ci rende Super Eroi Immortali.

Tu Vittorio parli dell’immortalità di cui nei primi anni dell’800 scriveva il grandissimo poeta, scrittore, traduttore, drammaturgo e uomo di immensa cultura, Ugo Foscolo (1778-1827) che diceva sempre che lo scopo delle sue Opere era la ricerca dell’immortalità, che solo l’Arte gli avrebbe potuto concedere con le sue Opere, e null’altra cosa al mondo. In uno dei suoi più famosi sonetti, “Che stai?” (1803), scrive infatti:

«Che stai? breve è la vita, e lunga è l’arte;

A chi altamente oprar non è concesso

Fama tentino almen libere carte.»

Vittorio, adesso, per concludere la nostra bella conversazione, una domanda molto semplice ma che io amo moltissimo perché ci riporta in un baleno alla nostra infanzia, ai nostri sogni di bambino, alle nostre speranze di ingenui sognatori: qual è il tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che oggi vorresti realizzare?

Quando ero bambino, impreziosito da quella positiva ingenuità, tipica delle “anime candide”, mi chiedevo perché ci fossero i cattivi, le guerre e le tante uccisioni. Non riuscivo a capire perché sembrasse più facile vivere in guerra, piuttosto che in pace. Sembrerà banale, ma il mio sogno nel cassetto non ha nulla a che vedere con qualcosa di strettamente personale: si chiama “Pace nel Mondo”!

E’ un sogno bellissimo questo, Vittorio, speriamo che prima o poi si realizzi, anche se l’uomo è bellicoso per natura e non c’è mai stato nella storia dell’uomo che conosciamo, da qualche millennio a questa parte, un periodo di Pace assoluta! E’ qualcosa alla quale tutti abbiamo sempre anelato, ma che nella realtà non c’è mai stata, neanche quella interiore se proprio dobbiamo dirla tutta. Forse fa parte del destino terreno dell’Uomo? Chi lo sa?

Grazie Vittorio per essere stato con noi e averci raccontato la tua storia di Artista, il tuo percorso professionale, duro, ma avvincente e ricco di successi.

Grazie anche per le tue anteprime che ci hai presentato e per i lavori ai quali ti stai dedicando e che ci hai presentato e lasciato. Per tutto questo, Vittorio, io e la Redazione de “ilprofumodelladolcevita.com”, ti facciamo il nostro più grande in bocca al lupo e ti auguriamo un futuro professionale ricco di belle soddisfazioni e di successi fruttuosi. Speriamo adessovdi rivederti tra qualche tempo nella nostra Redazione per un’altra intervista. Grazie ancora e buona fortuna.

Ringrazio Voi per l’accoglienza e le attenzioni che, molto gentilmente, avete palesato per il mio lavoro.

Vi Auguro ogni Bene professionale e Successi in quantità “pantagruelica”.

Onorato di essere stato Vostro ospite, Vi saluto affettuosamente (e “alla mia maniera”): “besos a pizzicottis”!

Con lo stesso affetto e la medesima gratitudine saluto Tutti i lettori: per il sottoscritto è stato un piacere, spero di non aver deluso le Vostre attese.

Cordialmente e con la Speranza di incontrarVi ancora.

ZZZZZPer chi volesse saperne di più su Vittorio Rombolà, ecco alcuni interessanti link che il lettore può consultare:

Vittorio Rombolà – sito-web ufficiale:

http://www.vittoriorombola.it/ ;

Vittorio Rombolà – slide-show photos by Andrea Giostra:

https://www.youtube.com/watch?v=ao_qtTPlkRg ;

 

Vittorio Rombolà – Pagina Facebook Ufficiale:

https://www.facebook.com/vittorio.rombola/about?section=education&pnref=about ;

Vittorio Rombolà – Intervista all’autore di “Chi è la bestia?”:

https://www.youtube.com/watch?v=bgYTbHErjfU ;

Vittorio Rombolà – Spot contro l’abbandono degli animali “Chi è la Bestia?”:

https://www.youtube.com/watch?v=8eL9qzCI5cU ;

Vittorio Rombolà – “Chi è la bestia?” presentazione del Romanzo ad Acquedolci (ME):

https://www.youtube.com/watch?v=M6xaePqS2X4 ;

Vittorio Rombolà – Film “Chi è la Bestia?”:

https://www.youtube.com/watch?v=muKcdfpF4i0 ;

Vittorio Rombolà – er poeta der baiocco (Vittorio Rombolà) – da “Carosello Romano” (regia, Mauro Bellisario):

https://www.youtube.com/watch?v=oJX6PAbSc7M ;

Vittorio Rombolà – “… passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai…”, di Vittorio Rombolà (Ed. Pagine):

https://www.youtube.com/watch?v=5lbn7N4JW24 ;

I lettori che volessero conoscere l’autore dell’intervista, Andrea Giostra, possono consultare la sua Pagina Facebook Ufficiale:

https://www.facebook.com/AndreaGiostraFilm/ .

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