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Vittorio Sgarbi spiega Caravaggio al Teatro Vittoria

Vittorio Sgarbi primo piano. Ph. Gianluigi Cannella
SGARBI CARAVAGGIO
SGARBI CARAVAGGIO

VITTORIO SGARBI SPIEGA CARAVAGGIO
Chi era Michelangelo Merisi ( o Amerighi, come qualcuno ancora sostiene ), detto Caravaggio? E perché la sua opera, ancor oggi, influenza la nostra cultura? Perché l’ultimo periodo della sua vita dovette trascorrerlo da fuggiasco?
A questi interrogativi di base e a tanti altri risponde niente meno che Vittorio Sgarbi, nella poco usuale veste di attore teatrale, un attore del tutto particolare perché, pur esibendosi in teatro, il lavoro che porta in scena è in effetti una sua elaborata e dottissima opinione sul celebre pittore la cui fama universale è dovuta particolarmente a dipinti che combinano una analisi degli stati fisico ed emotivo dell’uomo attraverso l’uso drammatico della luce e che hanno fortemente influenzato tutta la pittura barocca.
Un pittore irrequieto che trascorse l’ultimo periodo della sua vita fuggendo da un capo all’altro dell’Italia, da Roma a Genova, a Napoli, a Malta, a Siracusa a causa del suo carattere irascibile che lo condusse fino all’omicidio; ebbene, proprio l’omicidio da lui commesso è stata l’occasione per Sgarbi di instaurare un paragone tra Caravaggio e Pasolini: due uomini con tantissimi punti di contatto tra di loro e strettamente connessi nella vita irrequieta e culturalmente estroversa, molto creativa: i ragazzi di strada dei racconti e dei films di Pasolini a confronto con i ragazzi plebei ritratti da Caravaggio.

Sgarbi e Caravaggio
Sgarbi e Caravaggio

In un teatro, il Vittoria di Roma, affollato fino all’inverosimile, e su un palcoscenico tecnologicamente avanzato sul quale tre schermi trasmettono i quadri ed i loro particolari, guarnito dalle note di un violinista eccezionale quale è Valentino Corvino che riesce a far vivere la musica insita nelle opere caravaggesche che spesso descrivono spartiti e strumenti musicali e dalle immagini curate dal visual artist Tommaso Arosio, il nostro più celebre critico d’arte del momento, resosi famoso anche per l’irascibilità che contraddistinse numerosi suoi diverbi, talora sfociati in aggressive invettive con altri personaggi televisivi e non, ha esaminato ed illustrato da par suo una trentina tra i più noti dipinti del Caravaggio attraverso una descrizione pacata e mai venata da volgarità, una descrizione che ha affascinato il pubblico per la grande quantità di dettagli e di osservazioni perspicaci comunicate agli spettatori, per i confronti tra i dipinti e la vita attuale, descrivendo come Caravaggio interpreti la morte soltanto come morte della carne, paragonando il cielo di Michelangelo della Cappella Sistina con la sua terra, con S. Paolo scaraventato a terra dal cavallo.
Molto apprezzata la garbata “ polemica “ relativa al non avvenuto prestito dei Bronzi di Riace all’Expo 2015, dovuta a pretesi motivi di fragilità delle due preziose opere, fragilità che ne impediva la trasportabilità e calzante il confronto con l’avvenuto recente trasporto della salma di San Pio da Pietralcina a Roma.
La contemporaneità di Caravaggio è stato quindi il leit motiv dello spettacolo; le sue opere, ha sostenuto brillantemente Sgarbi, continuano a vivere e la sensibilità del nostro tempo ha restituito loro tutti i reconditi significati che egli ha inteso trasfondere nei suoi quadri: la realtà, la lotta di classe, il popolo vengono dai contemporanei recepiti come attuali e quindi tutta la pittura del Merisi diviene per così dire immortale: le nostre paure, i nostri stupori, le nostre emozioni sembrano essere già state vissute, cinquecento anni fa, da uno “ scapestrato “ che in fin dei conti tanto scapestrato non era.