” In questo angolo di mondo “, del giapponese Sunao Katabuchi
Condividi questo articolo:
In questo angolo di mondo (Sunao Katabuchi, Giappone 2016) Il 2017 si è rivelato un anno felice per l’animazione giapponese in Italia. Sono infatti stati distribuiti al cinema praticamente tutti i film più importanti usciti nel 2016, tra cui Your Name di Makoto Shinkai, sicuramente quello più celebre ed acclamato negli ultimi anni. In questi giorni è stata la volta de “In questo angolo di Mondo” di Sunao Katabuchi, il quale pur non vantando l’eco mediatica del film di Shinkai, in Giappone è riuscito a strappargli quasi tutti i premi più importanti. In 24 e 25 Ottobre si proseguirà con “La forma della voce” di Naoko Yamada, poetica e mai retorica riflessione sul bullismo e l’importanza dell’ascolto. L’Italia, sempre per Ottobre, è stata addirittura scelta per proiettare l’anteprima mondiale del nuovo film animato su “Mazinga Z”, il popolare Robot (o, meglio, Mecha) di Go Nagai, che in Giappone (e non solo) praticamente è un’istituzione culturale. Ambientato a Kure, un piccolo centro navale nelle vicinanze di Hiroshima, “In questo angolo di mondo” racconta la quotidianità di una ragazza, Suzu, durante gli anni compresi tra il 1933 e il 1945. In questo modo veniamo a essere partecipi della sua crescita, passando dall’infanzia fino al matrimonio e al trasferimento nella casa della famiglia del marito. Il tutto sullo sfondo degli eventi della seconda guerra mondiale, mai citati direttamente, ma i quali vengono sempre di più ad impattare sulla stessa quotidianità delle famiglie e della popolazione. Sunao Katabuchi, sceglie di raccontare il dramma della guerra evitando i toni cupi e realistici, talvolta crudi e disperanti, che rappresentavano la cifra stilistica dell’altro capolavoro dell’animazione giapponese sull’orrore della guerra e sulle conseguenze del bombardamento nucleare su Hiroshima, cioè Una tomba per le lucciole di Isao Takahata del 1988 (e uscito nelle sale italiane solo nel 2015).
Nonostante l’Anime si basi su precise e documentate ricerche storiche sugli eventi accaduti a Kure che vengono messi in animazione, Katabuchi, al contrario di Takahata, sembra scegliere di rappresentare tali eventi per sottrazione e non per sovraesposizione, evitando ogni rappresentazione (oramai sempre più) banalmente shock della crudezza della guerra, per invece metterli quasi sempre fuori campo. Tale procedimento espressivo permette agli autori da una parte di mostrare la drammaticità della guerra dal punto di vista dei suoi effetti sulla psicologia dei personaggi e sul senso di comunità, amplificato dalle difficoltà, di molti distretti rurali del Giappone; dall’altra, complice anche il ritmo lento e pacato con il quale si susseguono gli eventi, offre la possibilità allo spettatore di sentirsi sempre più partecipe, quasi complice diremmo, della vita di Suzu. Ed è così che qui quello che noi spettatori sappiamo, o meglio, non sappiamo di ciò che accade al di fuori di Kure ed Hiroshima è esattamente quello che (non)sapeva gran parte della popolazione giapponese, sopratutto quella che viveva lontano dai grossi centri abitati. Dai qui anche la naïveté di Suzu – più volte rimarcata sopratutto quando la vediamo allontanarsi dal villaggio e dalla casa – come di molti altri personaggi secondari. Dal punto di vista tecnico, In questo angolo di mondo presenta un’animazione radicalmente classica, con un disegno (tutto a mano) fiabesco e raffinato, il quale, pur rimanendo vicino agli stilemi dello studio Ghibli (rispetto alla Nouvelle Vague dell’animazione giapponese post Gainax Studio), riesce a declinarlo in modo da evitarne gli stereotipi stilistici per così offrire un modello estetico personale ed originale. “In questo angolo di mondo” è un film delicato e profondo – emozionale ma mai meramente sentimentale o, peggio ancora, sentimentalistico – e che dà la possibilità (non molto battuta a dire il vero) di immergersi, vivere, senza retorica e senza sensazionalismi, nella realtà del fronte interno giapponese durante la seconda guerra mondiale.