Quattro “Brave Ragazze” non fanno un buon film, delude l’action movie di Michela Andreozzi
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Quattro “Brave Ragazze” non fanno un buon film, delude l’action movie di Michela Andreozzi
di Giancarlo Salemi
Un action movie all’italiana, ispirato ad una storia vera (accaduta in Francia) e traslata a Gaeta agli inizi degli anni Ottanta. Il nuovo film di Michela Andreozzi “Brave ragazze”, al cinema dal 10 ottobre e presentato in anteprima alla stampa al cinema Adriano di Roma, racconta la storia di quattro donne che, armate di pistola e bigodini, provano a cambiare il corso della propria vita. Anna (Ambra Angiolini) è sola, con due figli da mantenere e nessun lavoro stabile e una madre (Stefania Sandrelli) che prova a piazzarla sempre “come un fustino del Dixan” a chi le va più a genio. Maria (Serena Rossi) è devota alla Vergine, al punto di chiedere ogni giorno la morte, o almeno la paralisi, del marito violento che la considera di sua proprietà. Chicca (Ilenia Pastorelli) e Caterina (Silvia D’Amico) sono invece sorelle: la prima sfacciata e irrequieta si fa licenziare ovunque passi, la seconda vorrebbe studiare all’Università ma non hai mezzi per farlo. Tutte e quattro sognano un futuro migliore. Così con il coraggio di chi ha poco da perdere, insieme decidono di svaligiare una banca travestite da uomini. La rapina, su cui è chiamato ad indagare il commissario Morandi (Luca Argentero) è un pretesto da cui poi si darà inizio a un vortice di eventi destinato a stravolgere il destino delle “Brave ragazze”.
Dopo l’esordio alla regia avvenuto due anni fa con “Nove lune e mezza” la brava attrice Michela Andreozzi (anche qui fa un delizioso cameo) ha provato a fare un’operazione non semplice, trasformare quattro ragazze nostrane in eroine cercando di offrire a ciascuna di loro la possibilità di riscattarsi da una vita non proprio esaltante. Ma anche se le intenzioni sono buone il film, che vorrebbe comunque essere una commedia, non decolla – non si ride o sorride quasi mai – e paradossalmente gli unici protagonisti in vena sono gli attori maschili. Uno strepitoso Max Tortora nei panni di un prete sui generis e lo stesso melanconico Luca Argentero nei panni di un ispettore che vorrebbe essere Maigret anche se non sa fumare la pipa ma è molto irascibile al punto che è scappato dalla sua Torino perché la moglie lo tradiva con il suo capo.
Delle quattro “Brave ragazze” l’unica che spicca nella recitazione è Serena Rossi forse perché la parte, aiutata dal suo dialetto e dalla sua mimica, le calza a pennello. Al punto che ci fa riflettere sul tema molto delicato della violenza sulle donne e di come ribellarsi delle volte non sia facile, anzi è complicatissimo quando il tuo uomo di controlla costantemente non solo mentalmente e fisicamente ma anche finanziariamente visto che lei non è libera neanche di comprarsi una rivista di gossip. Scialba la recitazione di Ambra Angiolini, pessima quella di Ilenia Pastorelli, non pervenuta quella di Silvia D’Amico.
Peccato perché l’idea del film non era malvagia ma la pellicola resta a metà strada tra una commedia (ma non si ride) e una denuncia sociale (che non arriva). Saranno anche “Storie di tutti i giorni” come recita la colonna sonora del film nella voce inconfondibile di Riccardo Fogli ma le quattro “Brave Ragazze” non sono riuscite a dimostrare che “oltre le gambe c’è di più” tanto per citare un altro ritornello che da lì a poco tempo sarebbe diventato un’icona del nuovo femminismo.