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“ Lo Steinway “di Massimo Ottoni, un gioiello di animazione italiana è on line sul sito dell’Archivio storico dell’Istituto Luce

“ Lo Steinway “di Massimo Ottoni, un gioiello di animazione italiana è on line sul sito dell’Archivio storico dell’Istituto Luce

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Una trascinante utopia di pace nella musica e nella creatività: nelle settimane del lockdown un numero sorprendente di persone ha visitato il sito dell’Archivio storico Luce, aderente alla campagna nazionale e diffusa #IoRestoaCasa, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, per cercare, trovare, conoscere un argomento, approfondire un fatto storico, scoprire un personaggio… e soprattutto viaggiare dentro un patrimonio che offre qualcosa come 70.000 filmati dagli anni ’10 del Novecento a oggi, e oltre 400.000 fotografie, visibili per tutti su tutti i dispositivi, anche grazie a nuove iniziative editoriali ideate per portare conforto e intrattenimento durante l’emergenza sanitaria.

Ma l’Archivio Luce continua, come da sempre, ad arricchirsi di nuovi contenuti storici e spettacolari. E con l’inizio di una nuova fase sociale vuole simbolicamente regalare al pubblico un nuovo speciale documento, che unisce magicamente Storia e Spettacolo: in occasione dell’anniversario dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, il 24 maggio 1915, il sito dell’Archivio Luce (www.archivioluce.com) regala la prima on line da oggi Mercoledì 20 maggio di un piccolo sorprendente film: Lo Steinway, il cortometraggio-gioiello diretto nel 2016 da Massimo Ottoni, in stopmotion e disegni animati, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà con Centro Sperimentale di Cinematografia e il contributo di Film Commission Torino Piemonte, presentato in una trentina di festival internazionali, premiato ai Nastri d’argento, a Giffoni, e altre importanti kermesse, e ambientato nelle trincee della Grande Guerra.

Un lavoro tratto da un racconto di Andrea Molesini, tra i più affermati narratori italiani contemporanei, vincitore tra gli altri del premio Campiello, del Premio Comisso e del premio Andersen alla carriera. Con protagonisti decine di pupazzi, paesaggi e nature, scenografie e oggetti di scena ricostruiti al millimetro, che hanno posato per 9 mesi davanti una troupe di giovani creativi negli spazi del Cineporto di Torino.

Durante la Grande Guerra in una trincea austriaca sul fronte italiano seguiamo le vicende di alcuni soldati. È un periodo di stasi tra una battaglia e un’altra e tra i due fronti si è creato un implicito e fragile accordo di non belligeranza. Nel corso una ricognizione gli austriaci trovano in un rudere un vecchio pianoforte e lo portano nella trincea, un ex concertista tra i soldati inizia a suonare e la musica fa dimenticare la distanza tra i due fronti creando uno strano sentimento di fratellanza.

L’intesa tra i due fronti cresce con il passare dei giorni e dei concerti, per un attimo la guerra sembra un ricordo distante. Ma un cambio di guardia o un comando dall’alto possono spazzare via in un soffio ogni speranza, e riportare gli uomini alle fattezze di soldati nemici.

 Scandito da brani classici e dalle intense musiche originali di Fabio Barovero, con cambi di atmosfere dipinti con maturità cinematografica, dove la tecnica avanzata e certosina della stopmotion regala un sapore artigianale alle immagini e alla fotografia.

Una ballata sulla pace, e sul potere unificante della musica, che come nei più riusciti film di animazione lega bene realismo della storia (e della Storia) e utopia dell’immaginazione.

Spesso in questi giorni si è usata la metafora della guerra per descrivere la società colpita dal virus. Se qualcosa di comune può esserci, in questo film coloratissimo e commosso troviamo proprio la chiusura in spazi ristretti, il bisogno di fratellanza, anche a distanza, e il potere unificante della musica. Una storia che viene da un secolo fa, ma forse, più che mai attuale, una gemma di inventiva e fantasia che riesce a stare a proprio agio tra i preziosi documenti di storia e memoria dell’Archivio.

Commenta l’iniziativa il regista Massimo Ottoni: ‘Sono passati quattro anni, quattro anni di grandi soddisfazioni in cui Lo Steinway ha viaggiato per il mondo più di quanto possa mai sperare di fare io. La soddisfazione più grande è ora quella che il film possa essere visto liberamente da chiunque e ovunque. Ricordo la prima volta che lessi il racconto di Andrea Molesini e di come la potenza e il potenziale di quella storia mi abbiano immediatamente colpito. E’ stata una grande sfida, per me e per i miei compagni di avventura, artisti, colleghi e amici che hanno condiviso con me la passione e permesso di dare alla luce questo film. Una sfida per l’ambizione e la portata del progetto che ha pochi precedenti, almeno nel nostro paese, ma soprattutto una sfida per l’animazione, come forma di arte e di linguaggio, che si emancipa dai pregiudizi e dagli stereotipi da cui spesso è gravata e si nobilita nel racconto della Storia. La pubblicazione del film sul sito dell’Archivio Luce rappresenta per me una fonte di orgoglio e un riconoscimento importante per l’arte dell’animazione, che Istituto Luce rinnova dopo aver reso possibile questo film, dopo averlo seguito negli anni lungo i suoi viaggi, regalandogli oggi questo nuovo viaggio’.