La favola di Tiziano Ferro e quel mondo bello prima della pandemia
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C’è un grande merito che va riconosciuto a Tiziano Ferro nel suo film documentario visibile su Amazon Prime Video: averci ricordato il mondo di una volta, quello che tutti noi conoscevamo prima del coronavirus e di questa maledetta pandemia.
Non c’è una mascherina, non ci sono i tamponi né i virologi che impazzano in tv, non ci sono immagini di pronto soccorso stracolmi né le litanie dei presentatori e degli ospiti dei talk show. C’è, al contrario, il mondo di prima. Fatto anche esso di dolori (Ferro racconta ad esempio il tema del bullismo di cui è stato vittima quando era adolescente o ancora il problema dell’alcolismo da cui ne esce piano piano), ma anche di gioie e felicità riconquistate come quella, sarà banale, di fare da solo la spesa al supermercato (e qui scatterebbe una citazione per una grande canzone del passato di Lucio Battisti) anche se per farlo è dovuto volare dall’altra parte della luna, come canterebbe Lucio Dalla.
Insomma la forza di “Ferro”, Tiziano Ferro, è tutta qui, prima ancora che l’aver messo a nudo per i suoi fans la sua vita privata, nell’aver raccontato con le immagini e il suono delle sue canzoni la vita di tutti i giorni che esisteva prima che il Covid-19 ne sgretolasse la memoria. Perfino per i suoi 40 anni, festeggiati il 21 febbraio con la sua famiglia e alla vigilia di un lockdown che avrebbe per due mesi messo in ginocchio l’Italia, l’artista si sofferma ancora una volta sul sorriso e sull’abbraccio che i suoi genitori e il suo compagno riescono a trasmettergli.
Un film documentario, diretto da Beppe Tufarolo e prodotto da Banijay Italia che ripercorre, anche con immagini inedite e della sua vita privata, una carriera strepitosa, da Latina a Los Angeles fino al Sanremo 2020 con Amadeus e Fiorello, in cui sarebbe stato facile perdersi ma che ha visto Tiziano Ferro restare sempre ancorato ai valori della vita, trasmessi da quella realtà di provincia che è insieme un bene e un male per chi cerca, in qualche modo, di spiccare il volo. Li racconta con naturelezza durante un incontro con delle studentesse di Los Angeles che imparano l’italiano proprio con i testi delle sue canzoni, dove ricorda che il suo coming out è stata una vera e propria liberazione ed è servito a fargli vivere la vita che voleva. “Non mi davo la possibilità di avere una storia d’amore perché non l’avrei potuta condividere” racconta e spiega che questo ostacolo finiva per opprimerlo. “C’era questa repressione che mi uccideva”.
Per questo già dieci anni fa ha deciso di uscire allo scoperto e ha trovato la forza per questo passo decisivo. Certo non è stato facile, la musica lo ha aiutato, lo ha sorretto nei momenti più complicati e ancora oggi è la sua “maestra di vita”, lo ricorda con tenerezza quando ritorna sulla panchina nel parco di Latina dove gli venne l’idea del pezzo che gli ha cambiato la vita: Xdono, scritto con la “x” come si faceva nei messaggi in quegli anni, perché andava di fretta.
Un film che va visto, scritto prima ancora che per i suoi adepti per se stesso. “Vi racconto la favola che conoscevamo ma che non ci siamo mai raccontati – dice Ferro – La mia, la nostra storia”. Prima di questa maledetta pandemia.