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Lorenzo Porzio : un cuore olimpionico che batte a ritmo di musica

Lorenzo Porzio : un cuore olimpionico che batte a ritmo di musica

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Lorenzo Porzio : un cuore olimpico che batte a ritmo di musica

di Maddalena Maglione

Oggi abbiamo l’onore di fare due chiacchiere con una delle eccellenze italiane dello sport e della musica. Nominato atleta dell’anno dopo le Olimpiadi di Atene del 2004, Lorenzo
Porzio è stato Insignito dal CONI delle Medaglie d’Argento e di Bronzo al Valore Atletico, ed è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Questi solo alcuni dei brillanti traguardi raggiunti dal nostro campione olimpionico che ha vinto diciotto volte il titolo di campione d’Italia Assoluto.
Lorenzo come è nata questa passione per il canottaggio che solitamente non è uno sport molto diffuso tra i ragazzi?
La mia passione per il canottaggio è nata per caso perché in realtà ero “ Ciccione”, portavo una taglia 54 ed ero anche molto timido. Un giorno un mio amico mi disse che andava a fare le vacanze a Taranto presso la Lega Navale Italiana di canottaggio e mi suggerì che questo sport mi avrebbe fatto dimagrire. Cosi sono
partito con lui nell’estate del ’94 senza nemmeno sapere come fosse fatta una barca da canottaggio, e devo dire che la prima esperienza con il canottaggio fu traumatizzante perché stavo sempre rigirato dentro l’acqua tanto che l’allenatore, di nome Vito, mi disse che non avrei mai avuto successo nel canottaggio e che, anzi, avrei dovuto cambiare sport. Cosi, senza nemmeno finire il corso, dopo dieci giorni di Lega Navale Italiana , me ne tornai a Roma. Questo tipo di sport, però, mi era piaciuto tantissimo e appena finita l’estate, mia madre mi accompagnò al Circolo Canottieri Aniene ad iscrivermi a canottaggio e da li poi è partita tutta la mia storia.
Dopo soli sei mesi di canottaggio, passai da una taglia 54 alla 46 di pantaloni! ma soprattutto mi appassionai tantissimo a questo sport che mi ha cambiato non solo fisicamente, ma anche a livello di personalità e da un punto di vista emotivo. Il canottaggio mi ha insegnato ad affrontare la vita in un altro modo.

Lorenzo Porzio Campione Olimpico Medaglia d’oro Canottaggio

Quanto sacrificio e quante ore di allenamento sono state necessarie per diventare un campione olimpionico?
Quando lo sport diventa la tua vita, e ti dai come obiettivo un’olimpiade, sei un professionista, quindi gli devi dedicare tanto tempo, tanta energia, e tutto te stesso con
grande umiltà e grande onestà. Già ai tempi del liceo i svegliavo la mattina alle 5 e facevo il primo allenamento per poi stare alle 8:30 a scuola e nel pomeriggio, studiavo, mi riallenavo e la sera suonavo il pianoforte. Quindi già facevo doppi allenamenti quasi ogni giorno. Quando sei un professionista arrivi a fare anche 13/14 allenamenti a settimana.
L’allenamento comprende tante ore di barca, di palestra, di corsa, di remergometro, sotto alcuni allenatori anche di nuoto, bike e cosi via. E’ sbagliato parlare di sacrificio, perché quando lo fai, è sempre una tua passione, deve sempre rimanere un sano divertimento.
Tanto impegno, tanta fatica, ma mai un sacrificio. Sempre con il sorriso.

Da maggio 2017 sei primo allenatore e direttore tecnico della sezione canottaggio del Circolo del Ministero degli Affari Esteri (MAE) e attualmente lavori per il Circolo Canottieri Aniene ricoprendo il ruolo di responsabile della comunicazione per il reclutamento giovani e allenatore della squadra master.
Quali valori cerchi di trasmettere alle nuove generazioni di atleti?
Ricoprendo questo doppio ruolo, di allenatore sia del Circolo Canottieri Aniene, dove sono cresciuto, e oggi anche del Circolo degli Affari Esteri,mi ritrovo molto a che fare con i giovani, e secondo me è fondamentale fargli capire subito che l’importante non è arrivare a vincere la medaglia alle olimpiadi, ma è avere un sogno e dedicare tutte le proprie energie, il proprio tempo, alla realizzazione di questo sogno. Non sarà importante al cento per cento realizzarlo, ma il cammino che si farà per cercare di realizzare quel sogno. In quel percorso i giovani impareranno i veri valori dello sport, che sono il rispetto degli altri, il rispetto della propria persona, il non arrendersi mai difronte alle difficoltà, il saper perdere e il saper vincere, il sapersi rialzare, riorganizzare, per tornare ad essere più forti di prima, il saper collaborare con gli altri, lavorare in gruppo, avere fiducia nei
propri compagni di squadra, ma anche guadagnarsi la fiducia dei propri compagni. Sono valori fondamentali che solo lo sport ti può dare e che questi giovani si ritroveranno nella vita di tutti i giorni, affettiva, familiare, lavorativa. Io dico sempre loro che: “ prima ancora di essere campioni nello sport, devono essere campioni nella vita”. Lo sport deve essere inteso come palestra di vita, per essere un uomo migliore.

Il circolo Canottieri Aniene è un po’ come la tua seconda casa poiché proprio da li hai iniziato la tua attività sportiva a livello agonistico nella disciplina del canottaggio nel 1994. Quanto è stato importante per te questo luogo a livello formativo durante la tua adolescenza? Che ricordi hai? Hai qualche aneddoto da raccontare?
Il Circolo Canottieri Aniene è stato da sempre la mia seconda casa, ci sono stati momenti dove vivevo più li che a casa mia. Mi allenavo, mangiavo, dormivo sempre fisso al circolo, da quando avevo 12 anni. E’ un circolo che mi ha aiutato tanto, non solo nella mia carriera di atleta, anche nella mia carriera di uomo. Mi hanno sempre sostenuto anche nei miei studi universitari, al Conservatorio di S. Cecilia, nella mia carriera di musicista.
Era una famiglia vera e propria a 360 gradi. E’ stato un circolo che mi ha amato veramente e mi ama tutt’ora. Di aneddoti ne potrei raccontare tanti, ricordo che da ragazzino davo li i primi appuntamenti alle fidanzatine, il primo bacio sul tetto di un galleggiante, che erano quei luoghi dove in pochi potevano portare una ragazza. Oggi vedere mio figlio Alessandro di 11 anni, inserito in questo circolo, nella squadra agonistica di canoa, mi fa
enormemente piacere perché rivedo un po’ me a qualla età e so che è un ambiente sano, quindi può aiutare molto nella crescita non solo fisica ma soprattutto psicologica e morale
di una persona.

Come sei riuscito a conciliare due percorsi cosi impegnativi come lo studio della musica presso il Conservatorio S. Cecilia e lo sport a livello agonistico?
Sono sempre riuscito a conciliare queste mie due grandi passioni, proprio perché non ne potevo fare a meno. Ho avuto la fortuna di capire fin da ragazzino, quali erano i miei obiettivi e allora ho impiegato tutto il mio tempo, le mie energie nella realizzazione di un sogno. Certo mi sono sempre dovuto organizzare molto bene, però mi ritengo una persona fortunata perché ho sempre fatto quello che mi piaceva e le mie due più grandi passioni sono diventate oggi il mio lavoro. Per me lavorare anche sette giorni su
sette è puro divertimento e non è mai un sacrificio.

Parliamo della tua anima da musicista, all’età di 7 anni hai iniziato lo studio del pianoforte e parallelamente a 11 anni quello dell’organo, in che modo la musica ha influito nella tua vita e nel tuo percorso da atleta?
La musica è elemento costante della mia vita, perché io nasco musicista, atleta sono diventato dopo. Ho cominciato giovanissimo a 7 anni a studiare pianoforte, poi l’organo,
poi a scrivere musica e poi sono passato a fare il direttore d’orchestra. La musica è un mezzo di espressione, è il mio mezzo di espressione e la tastiera del pianoforte è un prolungamento del mio corpo. Non potrei pensare la mia vita senza la musica. La musica è stata molto importante anche per lo sport, soprattutto per il canottaggio perché in realtà il canottaggio è uno sport che come prima caratteristica ha ritmo e musicalità. Gli inglesi
utilizzano una bella espressione “ascolta la barca cantare”, perché come diceva il mio amico Giampiero Galeazzi: “ per fare bene canottaggio ci vuole il giusto swing” . Ogni sport alla base deve avere il ritmo, e io devo dire che grazie alla musica, sono sempre
stato un po' più avvantaggiato rispetto agli altri.

Nel dicembre del 2015 e 2016 hai diretto la Messa-Concerto di Natale per Coro e Orchestra nella Basilica Papale di San Pietro alla presenza di oltre 3000 persone. Che emozioni hai provato quel giorno?
Dirigere quasi 80 elementi di orchestra e coro, sull’altare maggiore della Basilica di S.Pietro, penso sia il sogno di tanti musicisti, difronte poi a una platea di migliaia di persone
e addirittura con il Papa, che a fine messa-concerto è venuto a fare il saluto, sono quei momenti che ti segnano, un po' come delle medaglie olimpiche. Sono emozioni che ti porti
dentro per il resto della vita.

Altro luogo a te caro è stata la parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli, dove a 11 anni hai iniziato a suonare l’organo. In che misura la fede ha influito sulla tua vita. Ti è stata utile per raggiungere certi obiettivi?
Ho iniziato in quella chiesa a fare il chierichetto e a 10 anni a suonare l’organo, a 14 anni sono diventato organista titolare, con la fortuna di suonare un organo trai più belli di Roma con quasi 4000 canne. Da un punto di vista musicale è stato molto importante perché ho imparato tanto repertorio e ad accompagnare tanti cantanti solisti e cori. Insomma ho
imparato un mestiere. La parrocchia mi è stata sempre vicina anche nei momenti di difficoltà, mi ha aiutato e sostenuto, ha sempre creduto in me. Sono un credente, praticante e peccatore, però la fede ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita.
Oggi sono una persona che prega molto non solo per chiedere ma soprattutto per ringraziare perché io ho avuto tanto dalla vita. Ancora oggi, quando le domeniche non sono fuori per dei concerti, mi potete trovare all’organo della Basilica di piazza Euclide ai Parioli.

Nella tua carriera musicale oltre ad avere svolto una carriera concertistica da pianista solista, hai svolto e svolgi tutt’ora quella di direttore d’orchestra. Secondo te possiamo definire un direttore d’orchestra come una sorta di capovoga?
Il direttore d’orchestra è un po’ come un allenatore, mentre il primo violino un capovoga.
Oggi mi ritrovo molto facilitato nel mio lavoro di direttore d’orchestra, grazie all’esperienza che ho passato nel mondo dello sport. Lo sport mi ha insegnato lo spirito di gruppo, a saper convivere con gli altri, e a suggerire al gruppo senza mai imporre. La vera bravura di un direttore d’orchestra sta nel convincere che la tua scelta di interpretazione è l scelta più giusta e che sarebbe stata anche la scelta di ogni singolo componente dell’orchestra. Nel canottaggio tu ti devi muovere con i tuoi compagni, li devi sentire, devi ascoltare il ritmo, devi stare dentro un certo tipo di ritmo e cosi anche l’orchestra. I bravi professori d’orchestra, sono quelli che riescono a percepire gli altri componenti dell’orchestra, devo saper ascoltare il prossimo questa è una cosa fondamentale nella società e nella vita di tutti i giorni.

Oggi ti dedichi a tempo pieno alla tua carriera musicale. Parliamo dei progetti che stai portando avanti come il Narnia festival e la rassegna musicale di “Musica su Roma”. Quali saranno i tuoi prossimi concerti?
Sono appena tornato da una tourneè internazionale in tutta Europa, insieme alla Mav Sinphony Orchestra, che è l’orchestra di stato dell’Ungheria, e adesso mettero un po’ di più le radici in Italia perchè a Luglio, da 11 anni a questa parte, si svolge il festival di Narnia che è una grande Kermesse di musica, cultura e spettacolo, internazionale e gemellata con gli stati Uniti, con professori e allievi che vengono da tutto il mondo, da
scuole importantissime come la Juilliard School di New York, il Mozarteum di Salisburgo, l’Accademia di S. Cecilia, la Scala di Milano e cosi via. Il Festival ha luogo a Narni tutto il mese di Luglio ed è stato fondato dalla pianista di fama internazionale Cristiana Pegoraro, e da 10 anni a questa parte vede la mia
collaborazione come direttore musicale. Invece da Settembre sarò subito al lavoro con la nuova stagione di “ Musica su Roma”, che ha luogo a Roma da Ottobre fino ad Aprile/ Maggio al Teatro dei Ginnasi in via delle Botteghe Oscure, dove ogni domenica pomeriggio, ogni due settimane, si propongono spettacoli che vanno da classico al jazz, dall’opera al musical. Insomma si fa tanta bella arte e tanta bella cultura a 360 gradi.

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