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L’amore che ho: storia di una donna che ha saputo risorgere

L’amore che ho: storia di una donna che ha saputo risorgere

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Appare riduttivo designare come semplice film questo lavoro di un regista siciliano che si chiama Paolo Licata e che, come lui, conosce bene la Sicilia, le storie, l’ambiente di una terra particolare all’interno della quale – siamo sul fine del secolo scorso – la donna è ancora oggetto di prevaricazione e di abusi. E’ la storia di una donna la cui giovinezza è stata rovinata da una mentalità brutale e di sua figlia con la quale per tanto tempo non ha più avuto rapporti, ma è anche la storia di una rinascita basata sulla intelligenza, sulla voglia di vivere che le ha dato la capacità di rialzare la testa: un mito le cui basi fondano su uno strato di creatività innata malgrado fosse analfabeta fino all’età di venti anni.

E questa opera descrive meravigliosamente bene come questa donna sicula che risponde al nome di Rosa Balistreri sia riuscita a riscattare se stessa e tante altre donne da una serie di minacce, abusi, stupri, umiliazioni perpetrati da una società fatta di personaggi melliflui ma potenti solo appoggiandosi alla musica, al canto come forze trainanti che ancora oggi riflettono la sua voglia di vivere come un essere umano dovrebbe poter vivere.

Il lavoro di Paolo Licata descrive dapprima i tentavi di questa donna, vera e propria voce della Sicilia, di ricomporre il suo rapporto con la figlia e poi la vita successiva che la induce a fuggire dall’ambiente marcio in cui è vissuta fino alla maggiore età: è Firenze la sua meta, una città dalla quale inizia la sua rinascita, città dove conosce celebri personaggi che intuiscono la potenzialità espressiva del suo modo di cantare e che la perfezionano fino a farla diventare la musa ispiratrice del sollevamento delle donne dall’oppressione della violenza femminicida che la Balistreri ha sperimentato direttamente sulla sua pelle.

La pellicola è un inno a resistere contro l’odio e la violenza attraverso l’uso del canto unico mezzo a disposizione della voce della Sicilia che da analfabeta ha saputo risorgere dopo aver attraversato tanti maltrattamenti e reduce dal suicidio del padre.

Bravissimi gli interpreti, tutti siciliani: da Carmen Consoli ( nota cantautrice e polistrumentista, autrice delle musiche di questa stupenda pellicola ) a Donatella Finocchiaro ( avvocato ed attrice ormai notissima ) a Vincenzo Ferrera ( Un posto al sole ) Tania Bambaci ( miglior attrice coprotagonista al Terra di Siena film festival ).

Che dire del regista? E’ al suo secondo lungometraggio dopo “ Picciridda – Con i piedi nella sabbia “ , tratto dall’omonimo romanzo di Catena Fiorello e da lui ci aspettiamo molto, molto altro ancora.

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