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“ Genitori quasi perfetti “: istruzioni per l’uso ai genitori che accompagnano i figli alle feste

Il prologo di questa pellicola diretta da una perfetta Laura Chiossone, alla sua seconda esperienza, fa presagire quanto l’eccessivo attaccamento ai figli spesse volte sia foriero di insegnamenti non idonei a farli degnamente crescere in una società come la nostra che è tutta una continua contraddizione, dove tutto è in via di formazione, dove non vi è più nulla di prevedibile, tanto meno la giusta educazione da impartire ai figli.

E’ la festa di compleanno di un bambino che compie otto anni e sua madre, veterinaria, separata, colma di complessi verso suo figlio, sta preparando ansiosamente una serata alla quale parteciperanno alcuni compagni di scuola del bambino ed i genitori di questi ultimi ( o almeno quelli che residuano da matrimoni falliti e/o da separazioni più o meno accettate ): Anna Foglietta è Simona la mamma di Paolo il festeggiato, che pensa veramente a tutto, anche a far allietare la serata da una intrattenitrice ( Luisa, una brava e pregante Marina Occhionero ) per far meglio divertire i bambini.

Alla spicciolata arrivano gli ospiti e già si preannunciano schermaglie di “ bravura “da parte dei genitori intervenuti: una mamma saccente ed il marito “ colto “( Lucia Mascino e Paolo Calabresi ), una bionda svampita che non perde l’occasione per pubblicizzare il suo  mestiere di estetista ( Marina Rocco ), la mamma di una figlia avuta in provetta perché convive con un’altra donna ( Elena Radonicich ), e due padri, uno sfigato che non vuole apparire tale ( Francesco Turbanti ) ed un altro, imprenditore recentemente separato dalla moglie ed il cui figlio è veramente una peste ( Paolo Mazzarelli ).

La scelta dei personaggi è geniale e la Chiossone, forte anche delle sue dichiarate esperienze in tema di feste di compleanno, li dirige in maniera egregia evidenziando nella maniera più esatta che si possa immaginare i caratteri visibili e quelli sottesi di ognuno di loro.

La festa si svolge in casa di Simona dove, dal soffitto, inizia a colare acqua a causa di una perdita che al momento non si può riparare, mentre l’animatrice, in bagno, apprende di essere incinta e le signore, che si ritrovano tutte in cucina, iniziano le più varie conversazioni evidenziando ognuna il proprio carattere: una saccente, una svampita,una lesbica contenta di esserlo ed i maschi presenti duellano tra loro per affermare uno la propria cultura filosoficamente menefreghista, un altro il suo interesse per il proprio lavoro ed il terzo che drammaticamente cerca di non far scoprire che è sostanzialmente un disoccupato che vive alle spalle della moglie.

I dialoghi si infiammano, i bambini giocano animatamente e tra i grandi iniziano a sorgere contraddizioni e tentativi sottesi di affermazione di personalità; tutte descrizioni azzeccatissime, precise, sottili; d’un tratto la scena si accende di episodi imprevisti ma che fanno di questo film un vero e proprio capolavoro di descrizione psicologica di personaggi in chiave quanto meno comica ma pregnante perché ognuno dei genitori, in sostanza, si rivela inadeguato al compito che si è assunto mettendo al mondo un figlio.

E proprio l’inadeguatezza è il leit motiv di questo film che illustra, in chiave discretamente comica se non drammatica,  quanto sia necessario per i genitori attuali, rileggersi al proprio interno al fine di evitare apprensioni, stravaganze, ansie che nei figli provocano soltanto estenuanti e sconcertanti voglie di primeggiare o, peggio, di lasciar andare tutto quanto li circonda.

In sostanza, una commedia, una farsa, ma anche un musical condotto sulle note di Kobra, il noto brano di Donatella Rettore che qui assurge addirittura a base della narrazione e che conclude, quasi come fosse un musical all’americana, questo bel film dai toni a volte drammatici, forse addirittura grotteschi, che svela i vari generi di personalità del mondo di oggi quasi tutte viziate da falsità non solo verso gli altri ma soprattutto verso se stessi all’insegna della conquista di un modo di socializzare basato soltanto su apparenze e sui social.

Tutti bravissimi gli interpreti, ottima la regia, perfetta la scenografia di Paolo Sansoni  e veramente tutto da vedere, ma soprattutto da assimilare, il film che evidenzia quanta rabbia, paura e sconforto alberghino negli animi dei genitori che vorrebbero, com’è ovvio, che i loro figli fossero il ritratto di se stessi.

Dal 29 agosto nei cinema.