Home Cinema L’Ospite, la sociologia applicata ai quarantenni in crisi

L’Ospite, la sociologia applicata ai quarantenni in crisi

Duccio Chiarini ha scritto e diretto questa pellicola che, come da lui stesso dichiarato, è in fondo una sua autobiografia perché la storia narrata è capitata proprio a lui alcuni anni orsono quando decise di scriverla, ma senza successo; ora, riscritta, la storia diviene un esempio molto calzante di quei quarantenni italiani saturi di perplessità, di insicurezze.

Guido e Chiara sono una coppia ancora non pronta a formare una famiglia e quando si presenta la possibilità che lei resti incinta i due entrano in crisi perché Chiara, insoddisfatta del suo lavoro, vorrebbe trasferirsi all’estero contro la volontà di Guido il cui desiderio di genitorialità è forte malgrado una certa instabilità economica.

Per concedere a Chiara di riflettere, Guido esce di casa e cerca rifugio prima dai genitori, poi da alcuni amici e, vivendo realtà nuove, si trova ad assistere ad episodi della vita di altre famiglie che lo turbano alquanto costringendolo ad entrare nell’intimo, fino ad allora a lui sconosciuto, delle realtà delle coppie che si trova a frequentare e quindi a dover necessariamente esaminare più profondamente.

Ne emergono una serie di “ vignette “ che il regista Duccio Chiarini esprime in maniera egregia attraverso le interpretazioni di attori che sanno portare sullo schermo le figure di personaggi incarnanti perfettamente la tipologia di una generazione sostanzialmente desiderosa di instaurare relazioni che, però, vorrebbero non fossero definitive: una forma di incertezza tipica dei nostri giorni che si sostanzia nella descrizione della fine di un amore in forma complessa, dolorosa ma necessaria, con atteggiamenti banali quali quelli di voler essere utili agli amici magari andando a letto, per riempirne i vuoti affettivi, con le loro mogli pensando in tal modo di fare cosa utile.

Le vicende di Guido che si trova sballottato, fuori del nido che pensava di aver costruito con Chiara, in vari divani per trovare un rifugio che pensava provvisorio, lo portano a scoprire realtà tipiche di tutte le età: la sua situazione di ospite lo induce a riflettere sulla precarietà della sua epoca che, in tema di affettività, è caratterizzata dalla instabilità delle relazioni umane inficiate da un più generale senso di precarietà nella vita odierna che induce a non instaurare relazioni stabili nel timore di dover affrontare impegni che non sarebbero, forse, capaci di mantenere; Guido, con il suo incontrollato atteggiamento inficiato da una ingiustificata gelosia nei confronti di Chiara, risulta in fondo un ipocondrico la cui figura appare allo spettatore sostanzialmente ridicola.

Film colmo di attenzioni e di delicatezze nei confronti di quei non più giovani le cui perplessità vengono descritte in maniera altrettanto delicata, sapiente, molto espressiva e non esente da una latente comicità altrettanto sapientemente dosata che i vari Daniele Parisi ( Guido ), Silvia D’Amico ( Chiara ), Anna Bellato ( amica di entrambi ),  Federica Victoria Caiozzo ( la cardiologa che manda ancor più in crisi Guido ) esprimono in forma molto professionale rendendo la pellicola, che è stata anche proiettata con successo al Festival di Locarno, realistica ed assai gradevole da vedere oltre  che interessante perché colma di risvolti di carattere psicologico che se ben gestiti potrebbero rendersi utili alla generazione cui sono diretti.

L’uscita in sala è prevista per il prossimo 22 agosto.