Home Cinema 7 MINUTI – dove regna ancora l’etica del lavoro

7 MINUTI – dove regna ancora l’etica del lavoro

7 Minuti, locandina
7 Minuti, locandina
7 Minuti, locandina

Tre fratelli imprenditori stanno per cedere le quote maggioritarie della loro fabbrica tessile ad un gruppo francese. Le oltre trecento operaie dell’azienda sono rappresentate da un consiglio di 11 donne, con portavoce Anna, che ha dalla sua trent’anni di esperienza nel settore. I francesi promettono di mantenere lo status quo delle lavoratrici ad una sola condizione: la rinuncia di 7 minuti dalla pausa fra i turni. Al momento della votazione, però, emergono veri e propri dilemmi etici su una scelta che potrebbe sembrare a primo impatto ovvia per la conservazione del posto di lavoro.

Michele Placido (Romanzo Criminale; Vallanzasca-Gli angeli del male) dirige con 7 Minuti un’opera davvero importante, che utilizza il cinema come un efficace strumento morale. Da subito si è come scaraventati in un mondo che ha sempre meno eco. La periferia. La periferia con il suo grigiore, la sua grande ricchezza umana e sociale. Non è un caso l’uso, comunque disciplinato e mai ostentato, di macchina a spalla e un’attenzione particolare alle inquadrature che si soffermano sui corpi, sui volti e sulle abitazioni del proletariato. Perchè è di questa classe sociale, viva oggi più che mai nonostante le storture sovrastutturali che lo negano, che si vuole parlare. Si passa poi, dopo questa presentazione antropologica, all’unica vera e definitiva location del film: la fabbrica. Una fabbrica che sembra essere quasi una casa da difendere dai soprusi, con ardore e denti stretti. La messa in scena appare quasi teatrale, nonostante un montaggio abbastanza rapido che intrappola nello schermo la disperazione, l’ansia e lo smarrimento di ognuna delle nostre protagoniste. Queste donne, di diversa età, estrazione sociale e nazionalità, lottano contro lo sfruttamento. E Placido vuole renderci partecipi di tutto questo. C’è Maria, inquieta e decisa, Alice, giovanissima e tremante, tre ragazze straniere con passato e presente burrascosi ma grintose e attaccate all’idea del lavoro, una madre e una figlia in procinto di partorire, e poi Bianca, la più riflessiva, che cerca di discutere, ragionare, pensando con il cervello e le idee di una- sempre più rara- operaia di sinistra. Tutto ciò al servizio di un valore: la difesa dei propri diritti. Perchè quei 7 minuti, non sono solo 7 minuti. Sono un inalienabile diritto, la cui rinuncia comporterebbe il catastrofico esito dell’annientamento della personale dignità di lavoratrici e di donne.

7 Minuti è in sostanza uno di quei film dolorosi, che ci riportano con i piedi per terra, e ci costringono ad osservare senza filtri una condizione sempre più terribile, in Italia e non solo: quella della classe operaia. Una classe ormai martoriata, vessata e rinchiusa in se stessa dai “giochetti” finanziari tra imprese e dalla mancanza di sensibilità dei cosiddetti padroni. Quella che emerge, durante il film, è infatti una guerra fra poveri, dove il capitale rimane appannaggio solo dei potenti. La grande svolta, però, sta nella capacità di queste donne, prima che operaie, di unirsi, allacciarsi, come un grande e maestoso catenaccio con lo scopo di non abbassare la testa di fronte all’ingiustizia.

Luca Di Dio