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Alessandro Cremona si racconta. Da “Nirvana” e “007 Spectre” a “Io e Angela” in uscita a Halloween

Alessandro Cremona in una scena di “007 Spectre” di Sam Mendes (Distribuzione Warner Bros.)

Alessandro Cremona è uno dei pochi attori italiani a vantare una carriera sfaccettata e completa. Forte di lineamenti potenti e nobili, una fisicità d’atleta, una voce profonda e un vasto e intenso spettro interpretativo, ha recitato non solo in tutti gli ambiti dello spettacolo – teatro, cinema, televisione, pubblicità e web – ma con ruoli maiuscoli in grandi produzioni internazionali. Adesso, ci concede questa intervista esclusiva.

Ci puoi raccontare i tuoi esordi?
Gli inizi della mia carriera sono stati casuali. Se vogliamo includerle nell’ampio “mondo dello spettacolo”, le mie esperienze giovanili si limitavano ad un’estate da animatore per bambini in un villaggio turistico. Divenuto ventenne, tuttavia, per me le cose cambiarono radicalmente. Premetto che entrambi i miei genitori sono siciliani, originari di Piazza Armerina (Enna) ma andati a vivere per lavoro in Lombardia, a Busto Arsizio (Varese), dove io sono nato. Ebbene, a vent’anni ero andato a trovare mia nonna in Sicilia, quando l’Aquarius, una compagnia teatrale del paese, mi contattò: serviva un attore che parlasse con un accento del Nord. Iniziai a provare con loro, salii sul palco e, dopo una settimana… partii per una tournée. Mi piace pensare che quella tournée, in giro per l’Italia e poi per il mondo, non sia in realtà mai finita. Non è forse un caso che, a trent’anni di distanza da quell’esordio, mi sia ritrovato ad interpretare il ruolo del Conte Ruggero I di Sicilia, nel Palio dei Normanni, proprio a Piazza Armerina.

Torniamo a quel tuo primo palcoscenico…
La Sicilia dell’epoca non offriva particolari sbocchi attoriali, e così, dopo la tournée, me ne sono tornato in Lombardia. A Milano ho fatto parte per quasi cinque anni del Palchetto Stage, la compagnia di produzioni teatrali internazionali di Anita Caprioli specializzata in spettacoli per le scuole in lingua straniera. Un’esperienza che io valuto altamente formativa: da un lato, per i miei referenti, gli studenti, con la loro voglia di imparare ogni minimo aspetto, con il futuro spalancato davanti ai loro occhi…; dall’altro, per il mio ruolo. Che non era di sola recitazione: in quegli spettacoli ero contemporaneamente attore, amministratore di compagnia, aiuto scenografo, rappresentante di compagnia all’estero, al Fringe Festival di Edimburgo (Scozia) e al Festival di Avignone (Francia) per la ricerca di collaborazioni internazionali… E così, tra uno stage e l’altro… sono arrivato a vincere una borsa di studio per una masterclass di tre mesi a New York al Lee Strasberg Theatre & Film Institute. Ho altresì partecipato ad alcuni spettacoli al Teatro dell’Elfo di Milano per la regia di Andrea Taddei (Premio Ubu) e a debutti internazionali con la commedia dell’arte presentati alla Columbia University di New York. Poiché sono adatto a ruoli sia drammatici sia comici, ho all’attivo pure due commedie musicali al Teatro Sistina di Roma (regia di Armando Pugliese) e al Teatro Greco di Taormina (regia di Gianni Quaranta), opere che hanno confermato le mie capacità come cantante e ballerino.

Un attore davvero poliedrico…
E non dimentichiamo le mie partecipazioni come “interprete digitale”, tradotto nei cartoon con la tecnica del motion capture… [ride, NdR]

Alessandro Cremona

Che cosa ci racconti invece del tuo esordio nel cinema?
Fu un debutto con… un Premio Oscar. A metà anni Novanta, infatti, Gabriele Salvatores mi scelse per un piccolo ruolo con battuta in Nirvana, al fianco di Christophe Lambert e Claudio Bisio. Fu allora che scelsi un’agenzia a Roma, città in cui mi trasferii per lavorare continuativamente frequentando il Laboratorio Cinema, una scuola specializzata nella regia e nella scrittura cinematografiche, curata tra gli altri da Giuliano Montaldo, Enrico Ghezzi ed Umberto Marino. Devo ammettere che quell’esordio fu ben augurante, se è vero che, successivamente, mi sono trovato spesso a confrontarmi sul set con autori Premi Oscar, penso a Giuseppe Tornatore per il suo Malena, o a Sam Mendes per 007 Spectre

Ecco, parlaci di questo film.
Un’esperienza incredibile, che mi ha consentito di fugare ogni dubbio, mio e dei miei familiari, sulla mia identità e il mio impegno d’attore. Essere incaricato di interpretare Marco Sciarra, uno dei ruoli più importanti dopo quelli degli assoluti protagonisti (tra i quali “mia moglie” Monica Bellucci), il personaggio che apre il film occupandone i primi dieci minuti (quelli ambientati in Messico), ha rappresentato per me un onore e una gratificazione immensi.

Una sequenza, tra l’altro, di azione estrema, con tanto di corpo a corpo con Daniel Craig su un elicottero…
Sì, pura azione adrenalinica, quarantotto giorni di lavoro per dieci minuti di film. In cui, oltre che attore, sono stato pure “stuntman di me stesso”, grazie a una fisicità e un allenamento che mi hanno consentito di interpretare in prima persona gran parte delle scene, in passaggi impegnativi e rischiosi. “Rischiosi”, ma sempre nella massima sicurezza che solo una super produzione hollywoodiana può garantire.

E la televisione?
Ho sempre preferito teatro e cinema. Tuttavia, quando mi sono stati presentati ruoli in produzioni d’eccezione, ho accettato rassicurato dalla qualità dei quei prodotti. Ad esempio Il silenzio dell’acqua, in cui recito il personaggio dell’assassino al fianco dei protagonisti Ambra Angiolini e Giorgio Pasotti. Un’esperienza che mi ha anche regalato la possibilità di vivere un breve periodo della mia vita dentro una città meravigliosa qual è Trieste.

La locandina di “Io e Angela” di Herbert Simone Paragnani

Adesso, però, di nuovo cinema: a Halloween esce Io e Angela
Sì, una commedia horror divertente e preziosa, perché si distacca dalla produzione corrente, rivolgendosi a un pubblico innanzitutto giovanile e guardando tanto alla commedia all’italiana quanto a film di respiro internazionale come Angel-A di Luc Besson. Io recito accanto a Ilenia Pastorelli e Pietro Sermonti, e sono particolarmente contento perché il mio reclutamento è avvenuto unicamente grazie al mio fisico e alle mie capacità attoriali. Il regista Herbert Simone Paragnani, insomma, mi ha voluto nel cast perché secondo lui ero “la faccia giusta”. A Halloween uscirà inoltre un altro prodotto in cui ho lavorato, Arthur 2, una web fiction della RSI, la televisione svizzera in lingua italiana. Un’altra fiction, stavolta televisiva e per la RAI, mi impegnerà invece ad ottobre nella mia Sicilia: reciterò nella miniserie dedicata a Letizia Battaglia, conosciuta come “la fotografa della mafia”. Parallelamente, tornerò al mio primo amore, il teatro, una sorta di rivincita sulla pandemia. Il lockdown infatti, oltre ad aver fortemente penalizzato un altro film da me interpretato poco prima, Si vive una volta sola di Carlo Verdone, aveva bloccato, al Teatro Eliseo di Roma – il cui direttore, Luca Barbareschi, mi aveva precedentemente scelto per il suo lungometraggio Dolceroma –, lo spettacolo Vetri rotti di Arthur Miller con Elena Sofia Ricci. La regia era di Armando Pugliese, uno degli ultimi maestri del teatro italiano, con cui ho realizzato molti spettacoli negli ultimi anni e con cui mi auguro di lavorare ancora a lungo.

A nome di tutta la redazione di “Il profumo della dolce vita”, ti ringrazio della disponibilità che ci hai dimostrato!
Grazie a Voi.

In conclusione, invitiamo i lettori a regalarsi quattro minuti di poesia. Poesia in una pubblicità? Nel cortometraggio che racconta l’odissea dello Stanislao Cobianchi interpretato da Alessandro Cremona ne troveranno, e vivranno un’intensa emozione… audiovisiva:
https://www.youtube.com/watch?v=aDr_VgVSKbc

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.