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Antonio Albanese da attore di modesta portata a grande regista nel nuovo film di Riccardo Milani “ Grazie ragazzi “

Riccardo Milani Ph. Sabina Filice

Riccardo Milani è il regista di un film avvincente sotto tutti gli aspetti: sociali, umani, del successo personale di chi vuole riscattarsi sia come uomo oltre che come detenuto in fase di sconto della pena infittagli; e lo fa con questo bel film che racconta la vita poco fortunata di un attore ( che si rivelerà poi un grande attore ) interpretato da un veramente grandioso Antonio Albanese il quale con questa sua ultima interpretazione raggiunge il culmine della sua già splendida carriera spesse volte snodatasi in coppia con lo stesso regista di “ Grazie ragazzi “.

Il personaggio di Antonio, interpretato da un immenso Albanese, è quello di un attore di teatro poco fortunato nella sua carriera che sbarca il lunario doppiando films porno e che vive relegato in una stanza ubicata lungo una ferrovia adiacente all’aeroporto di Ciampino; fino a quando un suo vecchio amico ( interpretato da un grandissimo, come al solito,  Fabrizio Bentivolgio ) non gli propone una serie di lezioni – da tenersi all’interno di un carcere – ad alcuni detenuti ai quali si propone di far recitare nientemeno che il capolavoro di Becket “ Aspettando Godot “ perché ritenuto assolutamente adatto alla loro condizione di persone che conoscono bene cosa voglia significare il verbo “ aspettare “.

Soltanto una manciata tra i tanti detenuti nel carcere aderiscono all’iniziativa inizialmente poco agevolata dalla direttrice del carcere ( Sonia Bergamasco, eccezionalmente brava nella parte, rigida ma sostanzialmente piena di una sottesa umanità ) ed il loro tratteggio è condotto da Milani in maniera straordinariamente dettagliata, evidenziandone anche elegantemente il lato comico malgrado la loro condizione di detenuti: tra questi il personaggio di un capo-detenuti severo, intransigente, pronto alla violenza se necessario ma in fondo il più interessato al lavoro che il regista Antonio cerca con tutti i mezzi di portare a compimento, che Vinicio Marchioni interpreta: il detenuto Diego, con una eleganza ed una sottigliezza di tratteggio impareggiabile.

Ma non soltanto Marchioni si evidenzia tra gli “aspiranti attori”, tra i quali sottolineiamo Giacomo Ferrara ( il detenuto Aziz, che da balbuziente e violento diviene quasi logorroico ed ubbidiente alle direttive del regista Antonio ), Andrea Lattanzi ( Damiano ), Giorgio Montanini ( Mignolo ); discorso a parte per Fabrizio Bentivoglio che nei panni di Michele ( lo “strampalato”, ma non troppo, amico di Antonio che lo introduce nel ruolo di regista della commedia da portare in teatro ), uno dei più grandi attori italiani attuali con una doviziosa carriera cinematografica e televisiva.

Insomma, un film apparentemente di natura comica ma  colmo di risvolti sociali tendenti ad evidenziare quanto la recitazione sia utile per il recupero del detenuto, caratterizzato da una importante sceneggiatura in grado di evidenziare caratteri dei personaggi e luoghi ad essa deputati che lo rendono molto gradevole malgrado l’ambiente all’interno ed all’esterno del quale è realizzato, caratterizzato da un finale a sorpresa ma non troppo…..

Belle le musiche di Andrea Guerra alle quali si aggiunge la canzone “ I soliti “ di Vasco Rossi.