Un bel lavoro con il quale Antonio Cecchi, Gianni Gatti e Salvatore Maira, gli autori del soggetto, descrivono le peripezie affrontate da un gruppo di operaie che lavorano in un piccolo stabilimento che produce lingerie e che i proprietari del quale vorrebbero delocalizzare in Serbia trasferendolo dalla sua collocazione nel Polesine.
Si potrebbe dire che la questione è di scottante attualità ma, anche se questo è purtroppo vero, essa è caratterizzata da un particolare elemento costituente il life motiv della veramente accattivante pellicola che vede per protagoniste anche un gruppo di suore, si proprio di suore, che contribuiscono a conferire alla storia un’anima tutta al femminile.
L’argomento esposto non è di semplice e pedissequa lettura perché la graziosa storiella è farcita da elementi caratterizzanti di ordine socio economico, politico, religioso ma soprattutto umano: una combinazione ben assortita di tante importanti motivazioni è una miscela esplosiva che va dal comico al sociale, dall’umano alla constatazione che l’economia di massa che caratterizza la nostra epoca è dannosa e disumana; inoltre la commedia appare come una tirata d’orecchi ai sindacati che le operaie dello stabilimento “ Veronica “ nemmeno consultano.
Il cast: spicca tra tutte le donne che lo formano il personaggio di Armida, l’operaia non la Beata, al quale da corpo e volto una splendida Donatella Finocchiaro in grado di trasmettere le emozioni di donna, di mamma, di amante scontenta che rappresenta; ma non meno brave ed importanti appaiono tutte le altre, da Veronica ( la proprietaria dello stabilimento, interpretata da Anna Bellato che sa rendersi simpaticamente antipatica proprio come il padrone che se ne frega dei problemi delle dipendenti che intende buttare a mare ), a Maria, a Maresa, a Tina, Iole e Rachele rispettivamente impersonate da Orsetta Borghero, Silvia Grande, Cristina Chinaglia, Licia Navarrini ed Eleonora Panizzo.
Per non parlare delle suore, un gruppo dal regista veramente ben assortito e “ gestito “ da una madre superiora del tutto particolare che riesce ad ammalarsi nel corso di un incendio, alle altre consorelle: Suor Caterina, Suor Restituta, Madre Amara, Suor Prediletta, Suor Gina Arcadia e Suor Mirna che corrispondono ai nomi di Maria Roveran, Lucia Sardo ( speciale nella parte della zia di Armida ),Betti Pedrazzi, Felicité Mbezel, Silvia Munga, Glauca Virdone.
Ma il film non si svolge tutto al femminile: a parte il vescovo ed il suo fariseico assistente, molto degna di menzione è la parte assegnata a Paolo Pierobon, Loris il tuttofare dello stabilimento che si adatta a fare il commesso, il pseudo direttore, il rappresentante ed anche il “ consolatore “ di Armida l’operaia, di questa costituendo il suo odio-amore, splendido nella versione di rappresentante di commercio che si “ sacrifica “ con una venditrice di lingerie per riuscire a risollevare le sorti di una tentennante produzione.
Particolarmente buono il sottofondo musicale che ha per protagonista una bellissima canzone di Sandro Ciotti e di Dario Fo, musicata da un notevole Enzo Jannacci nel 1965 dal titolo “ Veronica “, come lo stabilimento di produzione in pericolo.
Bella, forse scontata, la conclusione che vede tutti contenti, anche le suore e la Beata Armida che finalmente sarà degna di tanta qualifica.
Molto ben condotta e programmata la sceneggiatura con un’ottima scelta delle location che determinatamente è stata spostata nel Veneto arricchito dalla originaria progettata Sicilia, proprio per evidenziare che laddove la ricchezza è lampante è altrettanto lampante la disumanità.
Il film è stato già presentato al nono BIF&ST di Bari dove è stato accolto da un caloroso successo ed al XIV Santa Marinella Film Fest.