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Daves Campagna, giovanissimo e bravo attore messinese, ha incontrato Il Profumo della dolce vita e al quale ha confessato il suo sogno hollywoodiano dove presto si trasferirà.

“Il Profumo della Dolce Vita” ha incontrato Daves Campagna, giovane e talentuoso attore siciliano che ha deciso di trasferirsi negli USA per tentare con determinazione il salto di qualità e migliorare la sua professionalità e la sua esperienza di attore internazionale.

Ciao Daves, come stai?

Bene grazie, piacere di conoscerti.

Daves, sei un giovane artista, cosa diresti di te ai nostri lettori per farti conoscere meglio come giovane e promettente artista?

Sono un ragazzo di 23 anni cresciuto in una città del Sud, sul mare, a Messina. Fin da bambino ho sempre sognato di andare lontano, di osare, di non accontentarmi mai. L’ambizione, il coraggio e lo spirito di sacrificio mi hanno accompagnato per tutta la mia vita. Penso di essere un ragazzo come tanti, ma con tanta determinazione e voglia di realizzarsi nella vita professionale ma anche nella vita affettiva.

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Quando hai capito che volevi fare a tutti i costi l’attore?

E’ sempre stato un mio sogno, un mio desiderio innato direi. Poi crescendo ho cominciato a pensare che doveva diventare un progetto di vita professionale. Doveva essere il mio lavoro e quello sarebbe stato il mio obbiettivo da raggiungere con tutte le mie forze e con tutta la mia determinazione. Adesso eccomi qui con tanti traguardi raggiunti ma chiaramente tantissima strada ancora da fare.

Come è iniziata la tua carriera? Quali difficoltà hai trovato?

Tutto ebbe inizio dopo aver visto il film “Io & Marilyn” (2009) di Pieraccioni. Non so cosa successe ma dentro di me sentii accendersi una fiamma. Da quel momento nacque un desiderio fortissimo di fare la mia prima esperienza da attore. Cercai delle opportunità ed ebbi la possibilità di fare la mia prima esperienza in un cortometraggio locale che per me fu una bella esperienza, un approccio artigianale ma importante per capire cos’è il mondo dell’arte, il mondo del cinema. Mi ero fatto una piccola idea e una piccola ma interessante esperienza.

Le difficoltà che ho trovato sono state molte. Quando sei un giovane artista i problemi principali, almeno per me, hanno avuto a che fare con il denaro che mancava: viaggiare senza essere pagati per quello che fai è stata una delle difficoltà più dure da superare che psicologicamente mi è pesata parecchio.

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Hai mai pensato di lasciare questa professione e di fare altro nella vita?

Sono sincero, ammetto che mi è passato per la testa tantissime volte. Ma sono stati attimi che ho superato quasi immediatamente perché ho pensato a tutte le belle esperienze che avevo fatto, ai piccoli successi che avevo ottenuto, alle persone che credono in me come artista, come attore. Oggi posso dire, a ventitré anni, che questa professione, fare l’attore, è diventata parte di me, è diventata la mia vita. Professionalmente non riesco ad immaginarmi in nessun altro modo.

Che cosa ti hanno detto i tuoi genitori quando hai comunicato loro che volevi fare l’attore? In Sicilia l’attore è storicamente considerato un lavoro da girovaghi, da vagabondi, da viaggiatori del mondo. Non una vera professione, se non ad altissimi livelli con i grandissimi attori che ha saputo esprimere la Sicilia, ma che sono dovuti andare tutti fuori dalla nostra terra per fare carriere importanti e per guadagnare tanti soldi!

E’ vero quello che dici Andrea, l’attore nella mia isola è da sempre visto come un lavoro di scarsa considerazione, ne ero consapevole e ne sono consapevole, perché in effetti la Sicilia non dà ai giovani grandi opportunità per fare carriera, per crescere professionalmente, per guadagnare abbastanza da mantenere la tua famiglia, se vuoi crearti una famiglia. I miei genitori non erano per niente entusiasti di questa mia scelta fino a quando non vennero a vedere il mio primo spettacolo teatrale: “L’uomo Senza Mare” scritto e diretto dall’attore teatrale Nico Zancle. Lì cambiò tutto, erano improvvisamente diventati orgogliosi di me, avevo recitato la mia parte benissimo ed avevo ricevuto tantissimi complimenti. Ero entusiasta di quel ruolo e l’avevo impersonato completamente e rappresentato al meglio delle mie possibilità. Dopo pochissimo tempo, per quel ruolo che avevo recitato in Teatro, venni premiato come miglior attore non-protagonista con il Premio Adolfo Celi 2012. Ero felice per quel primo bel riconoscimento pubblico.

 

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Da quando hai iniziato qual è la cosa più bella che ti piace ricordare? E la cosa che ti rattrista di più?

La prima cosa che mi viene in mente è una scena tratta dalla serie Web LINKS. Eravamo io ed un altro attore nel ruolo di MIB (Men In Black) dentro una macchina. Questa scena, ricordo bene, l’abbiamo dovuta ripetere e ri-girare più di dieci volte per via dei nomi dei pianeti e degli avversari che dovevamo ripetere uno dietro l’altro in quella scena. I nomi erano difficili da pronunciare e buffi. Dovevo pronunciarli tutti in fila, come in uno scioglilingua difficilissimo che mi ha creato oggettive difficoltà: tutta la troupe, compreso il regista, cominciarono prima a sorridere, poi a ridere a crepapelle, stringendosi i fianchi per le risate che diventavano sempre più irrefrenabili. Anch’io iniziai a ridere come un matto per tutto quello che stava accadendo. Ci siamo dovuti fermare per far passata quella burrasca di risate e di euforia che ci aveva contagiati tutti. Solo dopo un bel po’ abbiamo potuto riprendere a girare la scena del film.

La cosa che mi rattrista di più?! Beh, la poca professionalità di alcuni registi con cui ho lavorato. Agli inizi della mia carriera ho lavorato gratis e sporadicamente. Ingenuamente ho creduto molto in alcuni dei registi con i quali ho lavorato, li ho aiutati a fare i loro corti o i loro lungometraggi, senza protendere nulla, neanche il rimborso delle spese vive che dovevo sostenere per andare al lavoro. Quel lavoro per me era come un investimento professionale, un modo per imparare e fare esperienza. La cosiddetta gavetta. E’ stato deludente, però, vedere che i miei sacrifici non venivano riconosciuti né dalla produzione né dal regista, e quando qualche volta ho chiesto la copia delle scene in cui avevo recitato la mia parte – solo quello ho chiesto! – e che mi servivano per completare il mio curriculum, si sono quasi offesi.

Oggi penso che è davvero triste continuare a vedere queste persone, pseudo-registi di provincia, che illudono e prendono in giro giovani artisti/e sapendo che non hanno da offrire nulla per il loro futuro professionale, ma che semplicemente li utilizzano per i loro piccoli scopi ed obiettivi economici con freddo cinismo, ben nascosto dalla finta cordialità e gentilezza.

Hai mai pensato di lasciare questa professione e di fare altro nella vita?

Sono sincero, ammetto che mi è passato per la testa tantissime volte. Ma sono stati attimi che ho superato quasi immediatamente perché ho pensato a tutte le belle esperienze che avevo fatto, ai piccoli successi che avevo ottenuto, alle persone che credono in me come artista, come attore. Oggi posso dire, a ventitré anni, che questa professione, fare l’attore, è diventata parte di me, è diventata la mia vita. Professionalmente non riesco ad immaginarmi in nessun altro modo.

Quando eri un bambino, quali sono stati i tuoi miti nel mondo del cinema? Chi sono stati i tuoi maestri? A chi ti ispiri come attore?

I miei miti, fin da bambino, sono stati gli attori americani come Al Pacino, Morgan Freeman e tutti i grandi di Hollywood. Professionalmente l’incontro che più di tutti mi ha segnato è stato quello con Bradley Cooper a Broadway. Ho incontrato un vero artista a 360°, una persona brillante, di grande spirito e di grande umiltà, con la quale casualmente ho avuto la fortuna di fare una bella chiacchierata, e da allora devo dirti che il mio esempio di attore è proprio lui, Bradley.

La nostra è una rivista italiana letta principalmente da persone del mondo dello spettacolo e del cinema. Cosa ne pensi del cinema italiano negli ultimi cinque / sei anni? Quali film apprezzi di più e quali i tuoi attori e registi italiani preferiti?

Negli ultimi dieci/quindici anni il cinema italiano appariva come caduto in un baratro oscuro dal quale sembrava non si sarebbe più ripreso. Fortunatamente mi sono dovuto ricredere. Il cinema italiano oggi sta ricominciando a farsi sentire a livello internazionale e a Hollywood in particolare, cosa che ho avuto la fortuna di sentir dire con le mie orecchie a diversi attori e registi hollywoodiani. Tutto questo grazie a grandi e talentuosi registi quali Muccino, Sorrentino, Garrone, ed altri bravi giovani registi italiani che stanno a poco a poco facendosi strada anche nella grande distribuzione internazionale. Devo però dire che personalmente un regista/attore che mi ha sempre fatto divertire vedendo i film che ha fatto è Leonardo Pieraccioni, un artista in gamba e creativo al contempo, con cui un giorno mi piacerebbe lavorare.

Che lavori hai fatto negli ultimi due anni? E a cosa stai lavorando adesso?

Nel 2014 “L’Ultima Luna” di Alberto Moroni, nel 2015 “De Serpentis Munere” di Leoni. “L’Ultima Luna” è un film al quale sono molto legato. Il regista, Alberto Moroni, mi ha affidato un ruolo importante senza nemmeno conoscermi benissimo professionalmente, un breve provino è si è convinto immediatamente. Il casting è stato breve, abbiamo chiacchierato un po’, e lui ha creduto in me per il ruolo che voleva darmi. Questa esperienza, indubbiamente, per me ha rappresentato una forte spinta di fiducia per andare avanti per questa strada e per continuare la mia vita professionale da attore. Al momento mi sto godendo la visione in anteprima di “LINKS – The Webseries 2” di Joe Pastore, prodotto da Astra Films Indie Movie Production, dove recito una parte. Considerato il successo che sta avendo la serie, molto presto potremmo iniziare le riprese della terza stagione.

Come è nata l’idea di lasciare l’Italia e trasferirti negli USA?

Sono nato e cresciuto a Messina. Mi sento orgogliosamente prima siciliano poi italiano, ma sono abbastanza cosciente per capire i limiti della mia terra. Uno dei più grandi problemi è quello della famosa “raccomandazione”, anche nel mio settore esiste, come in tutti gli altri d’altra parte. Io mi rifiuto da sempre di accettare questa cultura così radicata in noi siciliani. Tutto quello che ho fatto nel mio lavoro e le posizioni professionali che ho raggiunto – seppur giovane – le devo a me stesso, al mio lavoro, al mio impegno, alla mia determinazione, alle mie capacità e alla mia fatica. E’ chiaro che devo ancora migliorare molto e perfezionarmi quale attore e quale artista. Ed è da lì che nasce l’idea e la decisione di andare negli USA . Il cosiddetto sogno americano. Io ci credo e ce la metterò tutta. Il tempo passato negli USA mi ha già arricchito molto, il mio bagaglio professionale, culturale e di vita, è cresciuto moltissimo e ne sono consapevole. Ma so che ancora devo migliorare ed è per questo che ho deciso di ritornare negli USA e viverci per un po’ di anni, cercando di lavorare come attore: cosa paradossalmente più facile che in Italia, chiaramente se sei bravo e sai fare il tuo lavoro!

In questi giorni stanno mandando in rete la serie Web alla quale hai partecipato? Com’è lavorare per una serie trasmessa in rete?

Per me è stata un’esperienza molto interessante e anche divertente. Mi sentivo come se fossi in una fiction televisiva. E comunque il Web è ormai un mondo-cinematografico reale, che sta prendendo piede sempre di più, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. Far parte di questo mondo, quello del Web-movies delle Web-fiction, dà certamente le sue soddisfazioni professionali.

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Come fai a gestire la vita affettiva con il tuo lavoro? Hai avuto delle esperienze che ti hanno creato delle difficoltà? Perché sappiamo tutti che in questo mondo non è facile gestire bene le due cose.

Ti assicuro che non è per niente facile, agli inizi la mia compagna non mi appoggiava per niente, è stata davvero dura soprattutto quando girai un medio-metraggio dove c’era una scena un po’ piccante. Non ti nego che per una settimana ho avuto la rabbia furibonda di lei che mi colpiva impietosamente come con un lanciafiamme: è stata moto dura! hahahah Ma credo che fare questo lavoro comporti una scelta: o fare l’attore o mettere su famiglia. Entrambe le cose, secondo me, non sono conciliabili, soprattutto se sei giovane e ti devi affermare e fare carriera lavorando lavorando lavorando.

Grazie per aver dedicato il tuo tempo alla nostra rivista, e buona fortuna per il tuo lavoro.

Grazie mille a te Andrea, per avermi intervistato. E grazie ai lettori del vostro bel magazine di cinema e spettacoli, che leggeranno l’intervista e che voglio salutare. E vi prometto che farò in modo che i miei fan e i miei social follower conoscano “ilprofumodelladolcevita.com” e lo leggano, come faccio io adesso da quando vi ho conosciuto. Grazie ancora.