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“Diabolik, Ginko all’attacco”, il nuovo film dei Manetti Bros al cinema dal 17 novembre, solo per veri appassionati del genere

Diabolik, Ginko all'attacco

“Diabolik, Ginko all’attacco”, il nuovo film dei Manetti Bros al cinema dal 17 novembre, solo per veri appassionati del genere.

Per gli appassionati del fumetto, sarà una delizia vedere sul grande schermo la personificazione degli eroi-anti eroi Diabolik, Eva Kant, Ginko e, novità di questo nuovo film, Altea l’amore segreto dell’ispettore. C’è da riconoscere ai registi la capacità di rendere fumettistico un film, questa la chiave di lettura per assolvere alcune mancanze, che a nostro avviso, presenta il film.

Il protagonista dovrebbe essere Ginko, l’ispettore ossessionato da Diabolik, che ha nella vita un unico scopo: catturarlo, anche a scapito della sua vita sentimentale. Nonostante l’arrivo di Altea, l’amore della sua vita, tenuto nascosto per le convenzioni sociali dell’epoca, Ginko non si lascia distogliere, elabora piani e strategie per catturare Diabolik, arrivando a un sodalizio con la bella e astuta Eva Kant, che sentendosi tradita da Diabolik si allea con l’ispettore…

Un gioco di truffe e contro truffe, in cui è centrale l’abilità di trasformismo di Diabolik e l’intesa tra Eva e Diabolik.

Fin qui il racconto della storia scelta dai Manetti per il secondo atto della trilogia (sì, ci sarà un terzo film su Diabolik), che possiamo giudicare solo considerandolo un fumetto. Manca l’azione, quella che alcuni hanno evocato nel corso della presentazione alla stampa, e manca la recitazione. Il film risulta piatto, così come la recitazione… un merito o un demerito? Come dicevamo, se si considera “Diabolik, Ginko all’attacco” come un film-fumetto, allora il film è riuscito e i registi hanno dato l’esatta impressione di qualcosa di bidimensionale, se però si guarda Diabolik come ad un film di azione, alla 007 per intenderci, allora non ci siamo. I colpi di scena sono prevedibili, lenti e al limite del noioso. Manca quel guizzo o quella profondità che pure Luca Marinelli era riuscito a dare a Diabolik, con quell’aura da genio del male, qui sembrano tutti dei dilettanti del crimine e dell’anti-crimine.

Se si esclude la recitazione di Valerio Mastandrea e Miriam Leone, gli altri personaggi sono fumetti parlanti. Ginko, che dovrebbe essere il protagnista di questo episodio, è poco caratterizzato, quasi arreso nonostante l’impegno.

Lo “sforzo produttivo” sembra essere concentrato esclusivamente sui nomi del cast, da Monica Bellucci (Altea) a Giacomo Gianniotti (Diabolik), con la conferma di Valerio Mastandrea e Miriam Leone, ma con un ricilo importante di ambientazioni e costumi che nel primo film di Diabolik avevano certamente dato lustro all’opera dei Manetti. Sembra quasi un’economia di scala.

Una menzione a parte va dedicata alla colonna sonora con la sigla cantata da Diodato, “Se mi vuoi”, una canzone scritta appositamente per il film che nobilita il lavoro dei registi e si aggiunge senza sopraffarle alle musiche dei De Scalzi.

In coclusione, consigliamo “Diabolik, Ginko all’attacco” solo ai veri appassionati di Diabolik il fumetto.