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E’ stata la mano di Dio: sfolgorante descrizione del giovane Paolo Sorrentino nella sua Napoli allegra e colma di personaggi

Abbondante in fantasia e dotato di una serie di personaggi  tipici come soltanto a Napoli è dato di vedere questo film di un Paolo Sorrentino ormai maturo per la realizzazione di un biopic che lo riguarda direttamente, sa attrarre lo spettatore circondandolo di vari argomenti, dal fantastico in apertura, al realistico a mezza pellicola per giungere poi alla cronaca in fase finale.

Il regista e sceneggiatore Premio Oscar descrive la storia dell’adolescenza di  un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta che vive, contemporaneamente, episodi i più vari che riguardano tanto aspetti positivi della sua crescita quanto alcuni, più drammatici ed egregiamente descritti in una pellicola il cui lato forte è da ricercarsi nella fotografia di Daria D’Antonio.

Gioie e dolori si avvicendano nel corso dei 130 minuti di durata della pellicola e tantissimi personaggi concorrono a descrivere gli affanni fisici ed intellettuali del giovane Fabio Schisa  nel quale non si può che identificare il regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino il quale ambienta nella sua città natale una storia fatta di destini, di famiglia, di sport, cinema, amori, vittorie e sconfitte.

Molto ben evidenziato il carattere dei napoletani attraverso la similitudine tra l’arrivo a Napoli nel 1984 del grande Maradona ed i vari parenti che costituiscono la famiglia di Fabio Schisa ( il giovane Sorrentino ) il cui padre ( un eccellente Toni Servillo ) è la pedina intorno alla quale si svolgono gli episodi più importanti: dall’amorevole affetto verso la moglie ( Teresa Saponangelo ) alle nudità di una splendente Luisa Ranieri nei panni della zia di Fabio che da lei rimane affascinato perché la vede come la sua prima donna.

Perché: “ E’ stata la mano di Dio “?

Il primo intervento divino è proprio in inizio di film con la zia di Fabio “ agganciata “ nientemeno che da San Gennaro che le fa conoscere il munaciello  e che la aiuterà a realizzare il suo sogno di gravidanza; ma lei, come d’altra parte quasi tutti i parenti della famiglia Schisa, è un po’ matta e, a detta dell’avvelenato marito, si prostituisce.

Altro intervento nel quale si riconosce la “ mano “ è quello del famoso goal di Maradona realizzato nel corso della partita Italia – Argentina attraverso l’intervento, pizzicato dall’arbitro, di una mano del calciatore che era colui che riusciva a mandare in visibilio tutta Napoli e che era in grado di interrompere qualunque fatto, anche serio, fosse in corso ( ad es. quando la madre di Fabio scopre che il marito ha un’amante e che scatena con lui una furibonda lite sedata soltanto dalla “mano “ di Maradona ).

Terzo, ma non ultimo intervento divino descritto, si ha quando i genitori di Fabio muoiono asfissiati in una casa che avevano comperato in montagna alla quale Fabio non aveva potuto accompagnare perché quella sera a Napoli si svolgeva una partita di calcio indovinate con chi? Con Maradona.

Ma certamente l’intervento della mano di Dio più evidente e decisivo nella vita di Sorrentino è quello che vede il regista “ assistito “ dal munaciello durante il suo viaggio in treno verso Roma alla ricerca della carriera di regista che aveva sempre sognato.

Il Sorrentino regista e sceneggiatore del film arriva a percepire Maradona, un uomo già ammantato di divinità sul campo di calcio, come una forza che ha protetto la sua vita.

Ma anche il cinema diventa una forza salvifica per lui, una distrazione dall’angoscia che lo ha da sempre assalito ed attanagliato fino alla malattia da attacchi epilettici che lo accompagnato almeno nel corso dell’adolescenza.

Insomma, un film apparentemente “ troppo carico “ di fatti e di personaggi, certamente da vedere, ma con una premessa: che si sappia in anticipo che si va ad assistere alla realizzazione cinematografica travolgente e mozzafiato, della vita del grande regista napoletano che a Venezia dove è stato proiettato in anteprima, ha anche dovuto assaggiare, ancora una volta nella sua vita, in contemporanea, i sapori della delusione e del successo.