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Esce in libreria “Per un’altra strada – La leggenda del Quarto Magio” del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo

In un momento in cui è attualissima l’allegoria di un mondo colmo di una grande nostalgia di Dio (ma molti non sanno più dove cercarlo) , esce in libreria  “Per un’altra strada – La leggenda del Quarto Magio” avventuroso e poetico romanzo di Mimmo Muolo che descrive il viaggio del protagonista divenuto metafora dei drammi del nostro mondo e della nostra tortuosa ricerca del senso della vita.

Secondo una leggenda, i magi venuti dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato erano quattro e non tre: il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose, ma, partito  in  ritar­do,  non  riuscì  a  raggiungere  i  compagni e  arrivò a Betlemme quando già la Sacra Fa­miglia era emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode.

Nel romanzo Per un’altra strada (pp. 224 – euro 16,00), Mimmo Muolo reinventa il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale, in cui la somma dei ritardi accumu­lati dal protagonista si trasforma in un fol­gorante anticipo.

Il mondo attraversato da Artaban nel romanzo è volutamente simile al nostro: un mondo in cui il fenomeno migratorio ha tutti i dolorosi corollari che la cronaca ci testimonia, in cui lo squilibrio politico-economico tra il nord e il sud del mondo fa vittime innocenti, mentre i cambiamenti climatici, la prostituzione forzata, le epidemie e le persecuzioni scavano tragedie ai danni dei più deboli.

 Appare chiarissima, in questo senso, l’assonanza con il magistero di Papa Francesco e la sua denuncia “profetica” di quei mali, una denuncia che risuona anche nella recente Enciclica “Fratelli tutti”, di cui questo volume sembra essere tributario, in particolare quando il protagonista veste i panni di un buon Samaritano ante litteram.

Ma l’autore fa tesoro della lezione di Papa Francesco anche sotto due altri profili: per la convinzione che oggi, come scrive il Pontefice nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2020, “abbiamo bisogno di una narrazione che ci parli di noi e del bello che ci abita, che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”; e per i tanti riferimenti, nel romanzo, alla Bibbia, il grande codice culturale (oltre che religioso) della nostra civiltà, con un invito a gustarne le pagine più belle (come, ad esempio, i Salmi) anche sotto il profilo letterario. In sostanza, la ricerca di Artaban si fa meta­fora delle strade, a volte tortuose e ardue, che ognuno può percorrere per giungere all’incontro personale con la Verità rivela­tasi in Cristo Gesù.

E la narrazione, dando voce a questa domanda di senso, si tramuta in potente invito alla riflessione. Scrive l’Autore nell’Appendice: “mi sono messo in viaggio insieme ad Artaban, ripercorrendone e a volte reinventandone l’itinerario, che è attualissima allegoria di un mondo in cui c’è una grande nostalgia di Dio e molti non sanno più dove cercarlo, come anche la recente pandemia ha evidenziato […]. A tutti auguro un felice viaggio seguendo la propria stella. Fino alla mangiatoia di Betlemme e alla tomba vuota di Gerusalemme”.