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Esce oggi “La Befana vien di notte” con Paola Cortellesi, risposta italiana a “Mary Poppins”




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Dopo quasi mezzo migliaio d’anni di onorata carriera e per giunta senza averne colpa… la Befana ha commesso un imperdonabile errore, lasciando vuota la calza di un bambino terribilmente esigente e facendone precipitare la già compromessa situazione familiare.
Oggi quel bambino divenuto grande si vuole vendicare. Ma saranno altri sei bambini a correre in aiuto della loro amata maestra che di notte si trasforma in Befana, mettendo in discussione se stessi e le proprie paure.

Esce oggi in quasi mezzo migliaio di sale italiane “La Befana vien di notte” con Paola Cortellesi e Stefano Fresi. Il film, girato sulle nevi dell’Alto Adige e prodotto da Andrea Occhipinti assieme a Rai Cinema e 3 Marys Entertainment, segna il tanto atteso ritorno alla regia cinematografica di Michele Soavi, “discepolo” di Dario Argento e autore di horror e fantasy quali “La chiesa”, “La setta” e quel piccolo grande cult movie su Dylan Dog intitolato “Dellamorte Dellamore”, oltre che di tanti tv movie e serie di successo, polizieschi e d’indagine, da “Il sangue dei vinti” a “Rocco Schiavone”, da “Uno bianca” a “Rocco Chinnici”.
Il soggetto e la sceneggiatura sono firmati da Nicola Guaglianone, che ha saputo ancora una volta disegnare personaggi multidimensionali e ricchi di sfaccettature: “padroni” a loro modo della dimensione dei giocattoli e dei regali, la Befana e il corpulento Mr. Johnny vivono un’insanabile tragedia, legata al loro passato e all’attuale identità, sospesi tra il “dover essere” del ruolo e il “poter essere altro” del desiderio; analogamente, i (bravissimi!) bambini protagonisti si trovano sulla soglia tra i capricci (e il bullismo) dell’infanzia e un’età più matura che li chiama alla responsabilità, al coraggio e alla solidarietà. Guaglianone e Soavi hanno saputo andare oltre i facili dualismi buono-cattivo, bene-male dei film per ragazzi, riuscendo a costruire una storia dai profondi sviluppi e dagli ampi contenuti, adatti anche al pubblico adulto.
“La Befana vien di notte” è impreziosito dalle musiche originali di Andrea Farri, autore anche di “Mondovisione”, l’intensa e accattivante canzone che chiude il film ed è interpretata da Federica Carta.
Gli effetti visivi, efficacemente combinati – come voluto da Soavi – con quelli speciali, sono curati da due società italiane di spicco, Chromatica Visual Effects e Inlusion Visual Studios.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.