Home Cinema European Film Award: il cinema del futuro è internazionale e tradizionale

European Film Award: il cinema del futuro è internazionale e tradizionale

Paolo Sorrentino. Ph. Sabina Filice
Paolo Sorrentino. Ph. Sabina Filice
Paolo Sorrentino. Ph. Sabina Filice

Nell’ultimo decennio il cinema italiano sta attraversando un’autentica rivoluzione. Il cambiamento è silenzioso e reso spesso invisibile dal perdurare di vecchie modalità produttive (generosi finanziamenti statali concessi ad autori affermati per opere che non supereranno i confini provinciali) e consuetudini fruitive (l’inossidabile favore riscosso da commedie e cinepanettoni). Eppure il nostro cinema si sta trasformando. Si aprono nuovi spazi che vanno al di là della commedia e massimizzano l’interazione con altri media (televisione e internet in primis), si impongono nuovi generi e nuovi autori. E si irrobustiscono strategie di finanziamento diverse, “glocal” verrebbe da dire, capaci cioè di potenziare, al contempo, realtà locali e contributi internazionali per puntare, finalmente, ad un mercato mondiale.
Considerato tutto ciò, appare ben poco sorprendente che il trionfatore agli ultimi European Film Award, celebrati a Berlino, sia stato “Youth” di Paolo Sorrentino (miglior film, regia e attore protagonista). È stato lo stesso Sorrentino a rimarcare il carattere speciale della propria opera, che «è una coproduzione cui partecipano Svizzera, Francia, Inghilterra. E ci sono attori americani e tedeschi, svizzeri, italiani, inglesi. Sì, è un esempio di prodotto, di opera europea». Sorrentino non si è fermato all’aspetto produttivo, ma ha connesso il messaggio del proprio film al particolare momento che il nostro continente sta vivendo: «”Youth è un piccolo film sulla libertà, e in Europa ne abbiamo bisogno», aggiungendo di essere «felice di questo premio anche perché la cosa più importante in questo momento in Europa è proprio la percezione della libertà che noi dobbiamo continuare ad avere».
Premiato un altro nostro connazionale lungimirante e tenace, Andrea Occhipinti, che, con la sua Lucky Red, si è aggiudicato il premio come miglior co-produttore europeo.
Ed è quindi ancora più significativo che gli European Film Award abbiano valorizzato strategie innovative senza dimenticare la tradizione e coloro che, da quasi mezzo secolo, hanno reso (e ancora rendono) grande il cinema nel senso più classico e professionale: doppio riconoscimento agli attori Michael Caine e Charlotte Rampling (per la carriera e le loro due ultime, straordinarie interpretazioni, rispettivamente in “Youth” e “45 anni”) e premio per la miglior commedia al Leone d’oro di Venezia 2014, “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” di Roy Andersson. Autore, quest’ultimo, di pochi film, a lungo inattivo al cinema, ma in grado di dimostrare, al pari di Sorrentino, che la settima arte è fatta – oggi come ieri – dall’intelligenza e da uno sguardo prezioso e inconfondibile.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.