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Gomorra 3 – un grande inizio

Ieri sera, venerdì 24 novembre, sono andati in onda su Sky Atlantic, alle 21:15, gli episodi 3 e 4 della terza stagione di Gomorra. Una serie televisiva ormai amatissima dal pubblico; con un alto tasso di gradimento anche all’estero. Cogliendo al balzo l’occasione, e considerando perciò anche i primi due episodi trasmessi la settimana scorsa, possiamo dire che questa terza serie si prospetta come la più intrigante e certamente più ambiziosa. Il format è rimasto invariato. Il realismo, tanto voluto da Roberto Saviano, ideatore della serie, è rimasto il fattore imprescindibile: molta macchina a mano, lunghi piani sequenza e campi larghi sulle periferie. Già da queste prime puntate, però, come era d’altronde auspicabile dopo la claustrofobica seconda stagione, i nostri personaggi si muovono un po’ dappertutto: anche nei vicoli del centro storico di Napoli. Da qui, infatti, partono le manovre criminali dei confederati e della gang guidata da Enzo: figlio di un camorrista della tradizione e dalle spiccate caratteristiche fisiche tipiche della fazione dei barbudos: lunghe barbe, capelli rasati e tatuaggi ingombranti. Nuovi personaggi interessanti, dunque, al cospetto di giganti di Gomorra che se ne sono andati nella scorsa serie. Come Don Pietro, di cui si è ampiamente temuto la mancanza. In ogni caso, ricordo di una recensione scritta da me sulla seconda stagione dove lamentavo un certo abbandono delle dinamiche che portavano la camorra nel mondo e che le garantivano un posto di rilievo nel mondo della finanza e nell’intreccio criminoso con la politica. Da sottolineare, infatti, come nella seconda stagione tutto avveniva in funzione di una lotta intestina al “sistema”. Quest’anno, a quanto pare, le carte in tavola sono state nuovamente rovesciate. L’episodio n.3, infatti, è completamente ambientato a Sofia, in Bulgaria. Un episodio assolutamente emblematico e importante per cercare di capire fino a che punto si estende il raggio d’azione dell’organizzazione criminale campana. E se questo non basta, in questa serie, come nella prima stagione, stanno materializzandosi nuovamente personaggi (basti pensare a Gegè) appartenenti – anche se non di radice – all’alta borghesia finanziaria e che stringono rapporti con il mondo del crimine. Alla luce di questi primi quattro episodi il giudizio complessivo è quindi positivo. Probabilmente anche grazie alle risorse economiche, cospicuamente accresciute, che permettono che Gomorra sia un prodotto di altissima qualità visiva. Cinema su piccolo schermo, insomma. Se proprio va trovata una sbavatura, questa si cela forse nella sceneggiatura. Un problema già assaporato all’inizio della seconda stagione: i salti temporali. Difficile, infatti, saltare così, didascalicamente, da un anno ad un altro senza che mutino minimamente le scenografie e con la pretesa che la narrazione della serie si dipani in tempi paralleli ai nostri. Comunque sia, un grande inizio!

Luca Di Dio