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Il corto “2020” di Heléna Antonio conquista i festival con la luce della piccola Vita

Una giovane madre riprende la propria figlioletta, Vita, il suo sguardo attento, le manine che accompagnano i movimenti incerti e inesausti… E le parla, con una voce delicata, protettiva e pervasiva, come se quella piccola e assoluta protagonista, fragile creatura che sta muovendo i primi passi in un mondo che sarà sempre più suo, si trovasse ancora dentro il suo ventre.
La madre ricorda a Vita la sua nascita, la sua magnetica curiosità, la luce che ha portato con sé…
E ricorda un’altra madre, la propria, che da lassù veglia la nipotina, spronata ora ad ascoltare sempre la voce del proprio cuore e a innamorarsi «senza riserve».


Nonostante sia qui all’opera prima come regista, Heléna Antonio sembra guardare a Terrence Malick, sublimandolo. Con il solo accompagnamento di un dolce pianoforte – cui qua è là si uniscono suoni d’ambiente, la vocina della bimba, il cinguettio degli uccelli nel prato… – e in meno di quattro minuti, riesce infatti a raccontare un evento inatteso e il suo portato, proiettando ogni parola – anche il passato e il lutto – verso il futuro.
E così Vita viene esplorata in morbidi controluce, negli occhi già grandi e nei particolari del suo corpicino, in primi e primissimi piani e a distanze un poco maggiori, alla finestra di casa e fuori, nel giardino… La madre rimane sullo sfondo, talvolta entra nell’inquadratura abbracciandola e sorridendole, spesso è fuori campo… Ma c’è sempre, appunto, come la più preziosa voce amniotica.

Con 2020 Heléna ha voluto regalarci un «messaggio di speranza, luce e magia». Magia che non è solo quella delle immagini e dei suoni del cortometraggio, ma che deriva innanzitutto dalla Vita, con la maiuscola, in riferimento tanto all’amata figlioletta quanto ad un miracolo – la “vita” appunto – inesplicabile, inesauribile e sorprendente in ogni istante.
A ciò si aggiunga che il 2020 è stato l’anno in cui tutto si è fermato, per il mondo e per Heléna. Il cui dramma è andato oltre le conseguenze della pandemia, privandola dell’affetto più caro, la madre. Davvero, a quel punto, per Heléna tutto sembrava essere perduto, svanito in un buco nero che rischiava di risucchiare anche lei. Ma è proprio allora che la vita l’ha sorpresa, regalandole… Vita, in un affascinante gioco di specchi, di sovrapposizioni e di passaggi di consegne, un gioco che parte proprio dal raddoppio e dall’intervallarsi del 2 e dello 0.



Il cortometraggio è stato selezionato da diversi festival internazionali, tra i quali il Rhode Island Film Festival e il London Independent Film Festival; ha inoltre ricevuto nomination a Film in Focus (“Best experimental Film”), al Paris Film Festival’(“Best Inspirational Film”) e al Falcon Film Festival (“Honourable Mention”), e ulteriori selezioni ufficiali, giunte al momento a tredici.
Heléna rivela: «2020 è nato da un’urgenza di comunicare, dopo un anno difficile nel quale siamo stati travolti dalla pandemia. Un desiderio forte di portare un messaggio positivo, dopo la nascita di mia figlia. Amo il cinema e ho scelto un linguaggio molto visivo e al tempo stesso intimo per raccontare questa storia. Ho avuto il giusto team intorno a me, grandi professionisti che hanno creduto nel progetto». Tra i membri di questo team, Heléna tiene a ricordare Hugh Howlett, talentuoso colour grader di Company3, società americana che si è occupata della postproduzione di progetti del calibro di Wonder Woman 1984, Maleficent, A Quiet Place II e Sweet Tooth.



Heléna Antonio
È un’attrice italo-spagnola che, dalla natia Como, s’è trasferita prima a Madrid e poi a Roma. Dal 2015 vive a Londra, una città nella quale – rivela sorridendo nel cortometraggio – quasi non voleva andare a vivere, ma nella quale ha poi trovato l’amore.
Heléna è stata Lucia in Sunburn, lungometraggio distribuito nel 2020 in Canada e Stati Uniti e ora disponibile su Amazon Prime e altre piattaforme. Ha recitato anche in Heckle, un thriller che conta tra i protagonisti Steve Guttenberg ed è stato presentato in anteprima mondiale a Londra qualche mese fa. Heléna è stata diretta da registi cinematografici quali Tony Kaye, Julio Medem e Maria Ripoll, e da Richard Jones per La bohème al Royal Opera House di Londra.



2020 (Inghilterra- Italia 2021, 3’47”)
Regia e sceneggiatura: Heléna Antonio
Attrice protagonista (per la prima volta sulla schermo): Vita
Produzione: Nymeria Productions
Montaggio: Michael Coppola
Musiche: The O’Neill Brothers
Color grading: Hugh Howlett
Ingegnere audio: Simon Wilkinson
Make up artist: Ellen Rome
Costumi: Barbara Rojas
Poster designer: Emanuele Flumian

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.