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Irene Fornaciari, il cinema e… nuove collaborazioni in arrivo

Irene Fornaciari, il cinema e… nuove collaborazioni in arrivo

 

Irene Fornaciari sta vivendo un momento davvero magico per la carriera e la vita personale, dimensioni che vanno sempre di pari passo. Per “Il profumo della dolce vita” si racconta senza nascondere le sue fragilità, valore aggiunto per una donna e un’artista che non finisce di stupire. Irene è felice con l’attuale compagno Federico, musicista anche lui, col quale si confronta e condivide molto del proprio lavoro. Libera da condizionamenti e pregiudizi, Irene – “tolto il freno a mano”, come le piace dire – è pronta per un nuovo sodalizio artistico: con un polistrumentista eccezionale…

Che rapporto hai con il cinema?
I film mi hanno ispirato parecchio e mi piacciono molto; la scelta spesso è motivo di discussione con Federico perché non sempre ci troviamo d’accordo su cosa vedere. A me piacciono in particolar modo i film drammatici, dove sono protagoniste la vita e ogni sua sfumatura. Uno tra i miei preferiti è sicuramente “Il colore viola”, di Steven Spielberg, con la meravigliosa Whoopi Goldberg nel ruolo di una donna del sud che lotta per ritrovare la propria identità, dopo quarant’anni di abusi del padre prima e del marito poi. Mi affascina quella parte d’America, dove nasce la musica soul con la sua forza e i suoi colori. I quali, di certo, hanno influenzato anche la mia musica.

Hai mai pensato di scrivere la colonna sonora di un film? Ti piacerebbe?
Per me sarebbe un’esperienza bellissima, che ancora non ho avuto occasione di fare. Ho solamente interpretato un brano della colonna sonora del film “Un Natale per due” di Giambattista Avellino, con Alessandro Gassman ed Enrico Brignano, la canzone è “Certe notti” di Aldo De Scalzi e Pivio. Poi se vuoi ridere, ti dico che non mi dispiacerebbe essere la voce di un cartone animato e mi ci vedrei bene, come la pesciolina smemorata Dory de “Alla ricerca di Nemo”-

Qual è l’ultimo film che hai visto?
L’ultimo è stato “Joker”, a mio parere un vero capolavoro. La partenza della visione assieme a Federico è stata un po’ complessa, ma poi il film ha messo d’accordo entrambi . Nonostante Batman non c’entrasse niente: quando se n’è reso conto anche lui, la storia aveva ormai conquistato entrambi.

Se potessi esprimere un desiderio, in quale film vorresti recitare? In quale ruolo?
C’è un film italiano che mi è entrato nel cuore, “La prima cosa bella” di Virzì e confesso che avrei voluto esserne la protagonista. Il ritratto di una donna genuina e un po’ folle che non si nasconde dietro la sua fragilità, ma sa trasformarla in forza, con l’ interpretazione magistrale di Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli.

Che cosa bolle in pentola?

Tante tante cose di cui posso finalmente parlare! Galeotto è stato un viaggio verso il sud e la musica, come sempre. Abbiamo dato un passaggio a Megahertz, che andava a suonare anche lui da quelle parti; durante il tempo passato in furgone, quasi per gioco, l’ho invitato a salire sul palco con me per improvvisare qualcosa. Non abbiamo provato, ma la musica riesce a far incontrare mondi apparentemente lontani e ne è venuta fuori una versione di “Geghegè” di Rita Pavone, fantastica, con un arrangiamento inedito. Poi Megahertz mi ha accompagnato col theremin, uno strumento pazzesco, sconosciuto a molti, ne “La canzone dell’amore perduto”, riuscendo a stupire tutti e noi due per primi. Lui è un musicista incredibile e mi ha affascinato con la sua presenza sul palco: ha suonato di tutto. Lo stesso effetto ho avuto io su di lui, che non mi aveva mai visto nei live. È scoccata una scintilla, un’alchimia difficile da definirsi, proprio per la sua imprevedibilità e magia.
Io con lui mi metterò alla prova e per la prima volta suonerò uscendo dalla mia comfort zone: sono serena e libera di esprimermi e con Megahertz, sono certa, vi stupiremo!

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.