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Isola del Cinema 2022: Marco Bellocchio riporta l’attenzione del pubblico sullo storico rapimento Moro con “ Esterno notte “

L’Isola del Cinema, la prestigiosa manifestazione di cinema e non solo organizzata e diretta da Giorgio Ginori all’Isola Tiberina, ha presentato al pubblico le due parti del lungometraggio che Marco Bellocchio ha realizzato per pregevolmente descrivere, con dovizia di particolari, i tragici fatti che il 16 marzo 1978 videro protagoniste le Brigate Rosse nel rapimento dell’Onorevole Aldo Moro, un fatto clamoroso che segnò la storia del nostro Paese.

Si tratta di un vero e proprio capolavoro diviso in due parti, entrambe applauditissime alla 75ma edizione del Festival di Cannes ed entrambe dotate di una potenza narrativa non comune, di una notevole capacità organizzativa nella descrizione e nella interpretazione dei fatti che, anche sotto l’aspetto politico – storico lasciano ancora oggi seri dubbi date le strane coincidenze verificatesi in un momento in cui auspicava un’alternanza DC – PCI sgraditissima per un paese NATO, che giunge a conclusioni le quali, appaiono ancora oggi incerte malgrado dopo la morte dello statista siano stati celebrati ben quattro processi che hanno visto imputati e condannati i capi storici delle Brigate Rosse oltre a diversi altri adepti.

La prima delle due parti dell’opera, quella più interessante sotto l’aspetto della dinamica dei fatti, è tutta dedicata alle motivazioni assunte dai rapitori per giustificare la loro azione delittuosa, loro che erano talmente infarciti dalla  ideologia tendente a combattere e sovvertire lo Stato, culmina con il rapimento vero e proprio e con le fumose azioni intraprese dal Governo e dalla Direzione della Democrazia Cristiana per tentare di addivenire a quella trattativa che i rapinatori richiedevano: azioni ambigue, forse legate tra loro da una vera e propria strategia giustificata dalla necessità di salvaguardare la supremazia dello Stato sulla criminalità politica organizzata: un film della durata di quasi tre ore colmo di pathos, di esame delle figure dei politici e del Vaticano ( lo stesso Papa ) che malgrado gli SOS del rapito non intrapresero quelle azioni che avrebbero potuto portare alla liberazione di Moro.

Ma il vero colpo da maestro di Bellocchio è quello costituito dalla seconda parte di questa serie 2022 ( non dimentichiamo che lo stesso regista aveva già affrontato l’argomento nel 2003 con “ Buongiono Notte “, una sorta di resoconto in grado di mescolare la narrazione dei fatti con documenti televisivi originali dell’epoca, attraverso il quale il regista rievocava il dramma umano dello statista e il dubbio sulla validità dell’azione che si era fatto strada in Chiara, una delle brigatiste ): qui l’ottantaduenne regista si supera vuoi per la potenza espressiva, vuoi per le considerazioni e le affermazioni contenute nel film oltre che, cinematograficamente parlando, per la scelta degli interpeti operata, con un Fabrizio Gifuni che interpreta magistralmente e da gigante un Aldo Moro la cui figura è esattamente inquadrata come politico, marito e padre affettuoso, con un Fausto Russo Alesi nei panni di in ministro degli Interni – Cossiga – perennemente tormentato da incubi e da visioni oltre che in preda ad un bipolarismo caratteriale tali che, di fatto, non assunse concrete iniziative, anche di ordine politico, per la liberazione del suo collega di partito e Presidente della Democrazia Cristiana.

Certamente la vera protagonista della seconda parte della serie ( cha sarà, nell’autunno prossimo, trasmessa in cinque puntate su Rai1) è senz’altro la figura di Eleonora Crivelli Moro, la moglie, donna che non si arrende ai fatti e reagisce dignitosamente ma fermamente alle inermi iniziative dei politici, protagonista dell’episodio più importante e toccante del film; ne è interprete una straordinaria ed ormai collaudata Margherita Buy che sa rivolgersi anche al Papa ( interpretato da Toni Servillo ) affinché concretamente si adoperi  per la liberazione del marito con una inaspettata fermezza sostenuta dalla intera famiglia.

Personaggi “ a latere “ della vicenda, ma veri protagonisti del “ sottobosco “ politico nel quale il film è ambientato sono il Ministro Giulio Andreotti ( Fabrizio Conti, alla sua seconda volta nei panni del Divo, che lo interpreta pedissequamente ) da Moro esplicitamente accusato di essere il regista delle mancate operazioni del suo rilascio insieme a Cossiga.

Aldo Moro: un uomo, un politico di razza, più volte Presidente del Consiglio, che la politica ha voluto, per i suoi inconfessati interessi, eliminare dagli intricati e sempre poco chiari giochi e che ha saputo descrivere la vicenda, al suo confessore prima di essere definitivamente eliminato, come grottesca e completamente sbagliata sotto tutti gli aspetti, un uomo che rifiuta l’idea della sua morte perché “ ingiusta “ e che rifiuta il funerale di Stato che, pur tuttavia, si tiene, anche in assenza del feretro.

La seconda parte del lungometraggio, al quale non mancano interessanti momenti di carattere onirico, termina con la descrizione dell’escalation politica dei ministri Andreotti e Cossiga, quest’ultimo – malgrado i segnali lanciati da Aldo Moro – che raggiunge il prestigioso ruolo di Presidente della Repubblica. Anche i titoli di coda rivestono una parte importante nel film perché in essi è specificato che l’opera di Bellocchio non è una descrizione storica ma è solo “ …una rielaborazione artistica con riferimenti del tutto casuali a fatti realmente accaduti…” che vengono praticamente presi a pretesto per la realizzazione di un’opera monumentale che senz’altro riveste il carattere del grande prestigio.