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“Le Confessioni” il “giallo non giallo” che incanta il pubblico e vince al botteghino. Recensione

TONI SERVILLO-LE CONFESSIONI
LE CONFESSIONI: SERVILLO-ANDO'
LE CONFESSIONI: SERVILLO-ANDO’

“Le Confessioni” vincono al botteghino. Nei primi cinque giorni di presenza in sala, infatti, il film di Roberto Andò ha incassato 750 mila euro con l’eccellente media copia nel weekend di 3.031 euro. Primo degli italiani e al quarto posto nella hit parade generale, Le Confessioni conferma le attese del grande pubblico per un racconto di segreti e misteri in una ambientazione suggestiva esaltata dalla messa in scena molto raffinata. Il regista e co-sceneggiatore Roberto Andò prosegue così nella sua ricerca di una lettura originale dei meccanismi del potere e dei suoi organismi di rappresentanza, ricerca avviata felicemente con il precedente Viva la libertà, anche lì con Toni Servillo al centro della scena.

In un lussuoso albergo tedesco, sta per avere luogo un importante summit fra i ministri dell’economia degli otto paesi più influenti al mondo. E’ presente anche il Presidente dell’ FMI Daniel Rochè, una celebre scrittrice di favole per l’infanzia, una rockstar e un monaco certosino di nome Roberto Salus. Scopo dell’incontro, una nuova manovra economica che determinerà le sorti del Pianeta. A guastare i piani, insinuando tra gli ospiti dubbi e paure, arriva però la tragica quanto inaspettata morte di Daniel Rochè, trovato in fin di vita dopo una confessione avvenuta col monaco Salus.

Roberto Andò (VIVA LA LIBERTA’) torna alla regia con un thriller politico suggestivo, intrigante. LE CONFESSIONI è un film il cui genere sembra trovare una dignitosa collocazione nel “…giallo che non è un giallo…”- per riprendere le parole che Calvino usò per descrivere, in una lettera, il romanzo di Leonardo Sciascia “ A CIASCUNO IL SUO”. L’epifania del movente, o addirittura dell’esecutore materiale di un ipotetico delitto, infatti, non giunge mai; se non in maniera celata, forse surrettiziamente suggerita. Per Andò non è di vitale importanza giungere alla soluzione convenzionale del giallo, ma piuttosto creare i presupposti per una riflessione profonda e tutt’altro che superficiale sul contesto nel quale i personaggi si muovono.
Un accostamento forse inadeguato o forse no, pare essere quello con TODO MODO di Elio Petri (ispirato all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia), dove l’incantevole albergo tedesco sembra proprio rimandare all’Eremo di Zafer. Se in quest’ultimo, infatti, si aggiravano i vertici della politica, del clero, potenti uomini d’affari e un prelato (Don Gaetano), anche all’interno dell’albergo sono presenti figure totalmente analoghe. Il monaco certosino, interpretato dall’acclamatissimo attore partenopeo Toni Servillo, sembra davvero ispirarsi a quel “laicismo zoppicante” di Don Gaetano, dimostrandosi fortemente devoto all’abito talare, ma intimamente consapevole della decadenza umana e soprattutto etica che lo circonda.

Dal punto di vista meramente stilistico, Andò cambia stavolta rotta, disancorandosi dalla teatralità tipica del suo precedente “ Viva la libertà”, dove tutto girava intorno al duplice ruolo di uno strepitoso Toni Servillo, per abbandonarsi ad un cinema più corale, dove però si avvertono anche i limiti di talune performance, come quella di un Pierfrancesco Favino sicuramente fiacco e dello stesso Servillo, che si, si pone sempre come “l’anima” del racconto, ma non riesce a regalarci le emozioni alle quali ci ha abituato. A tratti glaciale, a tratti cupo, LE CONFESSIONI è un film da vedere, che costringe ad essere partecipi e consapevoli della miopia morale che, come una patina livellatrice, sta comprendo la nostra stessa esistenza.

Luca Di Dio

Nella galleria fotografica di Sabina Filice i protagonisti de “Le Confessioni” alla presentazione romana del film