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Le Iene sulla “Strage di Erba”, Rosa e Olindo sono innocenti? Le intercettazioni

Rosa e Olindo "la strage di Erba"

Le Iene sulla “Strage di Erba”, Rosa e Olindo sono innocenti? Le intercettazioni, il caso Waylog

Le Iene tornano sul caso di Rosa e Olindo, condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio perchè ritenuti i responsabili della cosiddetta strage di Erba. Da anni i servizi delle Iene raccontano delle anomalie nelle indagini che avrebbero “incastrato i coniugi, con indagino poco accurate e intercettazioni dubbie. La domanda da porsi è: perchè accusare e condannare Rosa Bazzi e Olindo Romano, se loro stessi hanno confessato (e poi ritrattato)?

Premessa la veridicità dell’inchiesta parallela delle Iene, c’è da chiedersi che motivo ci sarebbe ad accanirsi contro due coniugi apparentemente (sempre secondo le Iene) innocenti? qual è il complotto? Il famoso “Qui prodest, a chi giova?

Detto questo, parliamo delle intercettazioni e di quello che secondo Antonio Monteleone, che si occupa del caso per le Iene, è un caso da approfondire. Dal sito delle Iene

L’assenza di un gran numero di intercettazioni, in giorni cruciali. Per questo vale la pena di concentrarsi sul “caso Waylog” (la società che ha consegnato i cd). In primo luogo resta il fatto che la legge vieta che a occuparsi delle intercettazioni sia una società partecipata da una fiduciaria estera di cui non si conosce nemmeno il proprietario. E una violazione della legge resterebbe intatta, e non una questione “risibile”, anche se la società è partecipata solo al 20%. Tanto più per la delicatezza di indagini su una strage come quella di Erba.

Non solo, qui sembrerebbe che non tutto sia stato fatto comunque “a regola d’arte” visto, appunto, che “ci troviamo di fronte a giorni e giorni di intercettazioni mancanti ed è lecito aspettarsi qualcosa di più di una semplice scrollata di spalle”.

Questi “buchi” nelle intercettazioni, di giorni e giorni, sono stati scoperti per la prima volta dal giornalista d’inchiesta Edoardo Montolli, che ne dà conto anche nella versione aggiornata del suo libro “Il grande abbaglio”. Di Rosa e Olindo non si trovano le intercettazioni ambientali fatte in casa dal 12 al 16 dicembre 2006, proprio a ridosso della strage avvenuta l’11. Si pensi che uno dei motivi che ha convinto della loro colpevolezza i giudici di primo grado è che i due fossero gli unici abitanti della corte di Erba a non parlare dei fatti.

Dell’unico testimone superstite, il vicino di casa Mario Frigerio, mancano 38 minuti di intercettazioni mentre si trovava ricoverato in ospedale il 25 dicembre, esattamente nel lasso di tempo in cui riceveva una visita dei carabinieri. Il giorno seguente, per la prima volta, avrebbe detto ai pubblici ministeri che il suo aggressore era Olindo Romano, mentre fino ad allora aveva parlato di un uomo a lui sconosciuto, estraneo a Erba, di carnagione olivastra. Sempre di Frigerio mancano le intercettazioni dal 28 dicembre al 3 gennaio, giorni in cui era a colloquio con lo psichiatra per cercare di capire cosa ricordasse della strage, e dal 6 gennaio al 12 gennaio, giorni successivi all’arresto di Rosa e Olindo in cui si sarebbe potuto sentire la sua reazione alla cattura della coppia. Mancano anche giorni e giorni di intercettazioni telefoniche nei confronti di Pietro Castagna, fratello della defunta Raffaella, circostanza che non trova alcuna spiegazione plausibile. Stessa cosa pare per le decine e decine di intercettazioni per le quali sono stati ritrovati i brogliacci senza che però si ritrovino i corrispondenti file audio.

Come potete ben capire, dunque, il nodo delle intercettazioni è cruciale per comprendere fino in fondo questa storia. La difesa di Rosa e Olindo aveva chiesto l’accesso al server della Procura, da cui la Waylog ha estratto i cd consegnati agli avvocati, per verificare se all’interno si possono ritrovare ancora le intercettazioni mancanti. Questo accesso è stato negato però nuovamente dai giudici di Como. Perché?

Alla fine del nostro servizio ci siamo rivolti così alla procura di Como: come spiegate tutte le anomalie che sono presenti nelle intercettazioni che riguardano il testimone Mario Frigerio, gli indagati Olindo Romano e Rosa Bazzi e Pietro Castagna, fratello della vittima Raffaella Castagna?

Se tutto è a regola d’arte, perché vi opponete al fatto che la difesa possa accedere direttamente al server in procura per vedere se si trova tutto ciò che manca sui dischetti che gli avete fornito per preparare la difesa di Rosa e Olindo? E infine perché coinvolgere nelle attività di indagine una società di cui non possiamo sapere esattamente che ci sia dietro, cosa che è vietata dalla legge?

L’affidamento a quella società posseduta in parte da una fiduciaria anonima era autorizzato? Il divieto previsto dalla legge ha una spiegazione semplice: è proprio per evitare che le indagini possano essere inquinate o non essere più al di sopra di ogni sospetto. Questo perché dietro una fiduciaria anonima ci può essere potenzialmente chiunque. Per assurdo, anche qualcuno che ha avuto guai con la giustizia, qualcuno che in passato ha avuto dei problemi con chi è indagato, oppure sempre per assurdo ci potrebbe essere qualcuno che è legato alle vittime del delitto, o a chi è indagato o anche chi indaga.

Ci appelliamo dunque anche allo stesso ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che sicuramente ha a cuore la trasparenza del sistema giustizia, ma anche i diritti di ogni detenuto: ministro Bonafede, perché una Procura si è avvalsa di una società che non sappiamo di chi è, anche se vietato dalla legge? È possibile scoprire chi ci sta dietro a quella società? E che fine hanno fatto e cosa c’è su tutte quelle intercettazioni che ancora, nonostante l’ispezione del suo ministero, non si trovano?

Nella memoria di cui vi abbiamo parlato all’inizio di questo articolo, i pm scrivono“Appare francamente risibile la sottolineatura contenuta nella memoria difensiva in merito a una presunta possibile poca limpidezza della società Waylog srl per il fatto di avere la stessa una partecipazione societaria di una società di diritto svizzero, partecipazione che in realtà all’epoca del processo e delle indagini era nella misura del 20% del capitale (sin dal 27.06.2000) poi incrementata al 40% il 13.03.2012 per l’uscita di un socio le cui quote sono state rilevate. L’argomento, oltre che essere del tutto irrilevante ai fini della valutazione dal punto di vista probatorio (non si comprende davvero la funzione di tale argomentazione se non quella di creare delle suggestioni) appare confuso e volutamente offerto a corollario delle censure alle interruzioni avvertire all’ascolto dei nastri. Quasi a voler insinuare il dubbio di manipolazioni volontarie, della presenza di soci occulti in qualche modo interessati all’esito del processo, e quindi la possibilità di novità clamorose. Evidentemente la circostanza di aver avuto ‘tra le mani’ tutte le intercettazioni in forma integrale sin dai tempi dell’udienza preliminare, nella quale le difese chiesero addirittura la produzione di tutto il fascicolo del pubblico ministero al giudice del dibattimento, non è stata sfruttata – in oltre dieci anni – adeguatamente”.

A nostro modesto avviso neanche la memoria dei pubblici ministeri risponde ai dubbi sollevati dalla difesa adeguatamente. Anche al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede il rispetto della legge da parte di una procura della repubblica pare una questione “risibile”?