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“Made in Italy “: ovvero cosa può accadere quando un uomo viene licenziato

Made in Italy

Questa ultima fatica di Luciano Ligabue, tratta dall’omonimo album discografico, è forse una storia fin troppo comune, anche dati i tempi che corrono, ma tutto sta nel come narrarla e qui l’artista di Correggio che ha ricevuto due Targhe Tenco, un Premio Tenco e un Premio “ Le parole della musica “ e che ha detenuto il record europeo di spettatori paganti per un concerto di un singolo artista, superato soltanto, nel 2017 da Vasco Rossi e che nei suoi oltre venticinque anni di carriera ha ricevuto più di sessanta premi per ciò che concerne la sua attività musicale, cinque premi per quanto riguarda l’attività di scrittore e infine dieci onorificenze per la sua attività cinematografica, si supera narrando la storia di un uomo della provincia emiliana.

Si tratta, nel caso di specie, di un uomo fondamentalmente onesto e che lavora in un fabbrica di salumi dalla quale, come se non bastassero i problemi di tutti i giorni, viene licenziato, un po’ a causa di una sua intemperanza ma anche perché la fabbrica versa da tempo in cattive acque.

La famiglia di Riko ( Stefano Accorsi ), questo è il nome dell’onesto lavoratore che si circonda di amici da sempre, è in crisi e lui teme che la moglie lo tradisca, anche se lui stesso mantiene una relazione con una collega; il figlio non vive più con i genitori e ciò costituisce per lui e per la moglie Sara ( Kasia Smutniak ) un ulteriore motivo di depressione.

Ad un certo punto la bomba esplode e la moglie gli rivela una sua fugace sbandata e lui non la prende bene; ma quando l’amore è vero le cose si risolvono e così la vita dell’uomo si apre alla speranza, fino a quando, e dopo aver festeggiato un compleanno di matrimonio nel corso di una cerimonia tra amici che è tutto un poema, viene licenziato.

Tristezza, apatia, depressione sono tutti termini che a parole non riescono a spiegare lo stato d’animo di Riko ( e qui Ligabue del quale film è il superbo regista è assolutamente bravo a descrivere l’atteggiamento di Riko e della moglie che amorevolmente lo spinge a reagire ) fino a quando la fibra morale dell’uomo riesce ad affrontare la situazione, in maniera imprevista ma comune a tanti casi simili: l’estero è la sua salvezza, l’Italia non gli offre più nulla.

Certo il film è intensamente velato di tristezza, come le canzoni di Luciano Ligabue, ma ha una sua valentissima morale: nulla è perduto, si può sempre rimediare, magari rischiando e comunque riconoscendo i propri errori.

La parte del leone, in questa pellicola la cui uscita è prevista per il 25 gennaio prossimo, la fa naturalmente un suggestivo Stefano Accorsi la cui compagna Kasia Smutniak sembra sia stata creata apposta per lui, piena di dolcezza, di pazienza, di amore, veramente molto brava; ma anche il contorno è brillantemente saldato ai due protagonisti: gli amici veri, quelli di una vita, quelli che sanno capirti e quando serve rimproverarti, costituiscono un insieme favoloso che la possente fotografia di Marco Bassano riesce agevolmente a descrivere molto ben supportato dalla scenografia di un eccellente Mauro Vanzati che ha saputo trovare ambientazioni di grande effetto espressivo.

Un film da vedersi e con il quale riflettere per riconoscere a questa nostra Italia quei pochi valori che ancora le sono rimasti.