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Oltre il Monte sonoro

Andrea Sartoretti

Amir Naderi Claudia Potenza Andrea Sartoretti

Amir Naderi era presente ieri a “Hollywood Party”, la trasmissione condotta da Alberto Crespi e Steve Della Casa all’interno dello Spazio Fondazione Ente dello Spettacolo dell’Excelsior del Lido di Venezia e che ospita quotidianamente i protagonisti della 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Dopo la presentazione di “Monte”, il suo film Fuori concorso, da parte della IDM Film Commission dell’Alto Adige (terra delle riprese assieme al Friuli) e il Premio Jaeger-LeCoultre ricevuto nel primo pomeriggio, il regista, in compagnia dei due protagonisti della sua ultima opera, Claudia Potenza e Andrea Sartoretti, ha parlato della genesi di un film duro e potente, essenziale e maieutico.

Proprio come le montagne tra le quali è stato girato e che rappresentano la sfida impossibile e proprio per questo terribilmente affascinante dei suoi eroi. Sfida spettacolare e innanzitutto sonora che fa di “Monte” una vera opera “audio-visiva”: raramente il suono – curato con certosina pazienza dallo stesso regista – ha una tale importanza nell’edificazione di un film, un ruolo da assoluto protagonista, monito e sfida incessanti all’interno della narrazione.

La quale prende le mosse da un lutto, l’ennesimo a colpire la sparuta comunità medievale che vive all’ombra di invalicabili montagne, così alte da perdersi oltre le nuvole perenni. Il sole è sparito chissà da quanto tempo, cosicché la vita, lassù, adesso è pressoché impossibile. L’ultimo gruppetto di autoctoni rinuncia alla lotta e se ne va a valle, lasciando soli i due protagonisti, marito e moglie, assieme al proprio figliolo. Per loro, nel lontano villaggio ch’è il primo avamposto per una vita meno tormentata, sembra non esserci spazio. Soprattutto per l’uomo, che la sospettosa popolazione vede come un alieno da evitare. Il destino separerà quei tre eremiti reietti, ma la loro speranza e la loro tenacia ai limiti della follia cambieranno dei destini che sembravano immutabili come dei solchi nella roccia. Nel mezzo, il percorso umano dei tre, costantemente accompagnati dal “monte”, dai suoi spettrali rombi, dal suo vento e dalla sua polvere. Un percorso ostico innanzitutto per lo spettatore. Al quale, però, se sarà paziente e fiducioso come i protagonisti del film, si potranno infin aprire le porte di un’inattesa, nuova vita.

Un po’ com’è accaduto a Naderi, che mai avrebbe pensato, solo qualche anno fa, di realizzare un’opera proprio qui in Italia, scoprendo in Alto Adige e in Friuli lo scenario perfetto per il suo coraggioso film.

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Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.