Home Arte Ri-Frazioni di Eva, moltitudine di un femminile che è un Universo

Ri-Frazioni di Eva, moltitudine di un femminile che è un Universo

Ri-Frazioni di Eva, moltitudine di un femminile che è un Universo

RI-FRAZIONI (DI) EVA : MOLTITUDINE DI UN FEMMINILE CHE E’ UNIVERSO. EXHIBITION – 22 MARZO 15 APRILE 2019 – ROMA, KUBLA KHAN

Violato, vilipeso, sfruttato, esalato o addirittura santificato. Al corpo delle donne non serve una mistica della carne per essere in ogni senso, anche e contemporaneamente, corpo e anima viva nel mondo, testimone di piccoli e per nulla trascendenti miracoli quotidiani, mezzo di interazione naturale con l’essenza della vita. Per questo un corpo di donna può diventare un’immagine votiva priva di inganni, equivoci o divisioni culturali. E’ racchiuso tutto in questa considerazione il lavoro artistico di Simona Chipi che da venerdì 22 marzo espone a Roma al Kubla Khan, industrial chic space nel cuore del Rione Monti.
“RI-FRAZIONI (di) EVA” il titolo della mostra, quindici opere tra tele, collage e light box per raccontare il Femminile attraverso volti e corpi di donna. Nudi. Ancestrali. Totemici. Anime di carne che guardano da dietro il bianco dei loro volti, come il trucco della geisha, maschere perché arrivi soltanto uno sguardo, un paio di labbra rosse e il sesso tatuato sulla carne a descrivere la moltitudine. Moltitudine di un Femminile che è Universo a sé perché Ri-frazioni di sé, perché Ri-frazioni (di Eva) è l’origine e la fine. Negli ultimi anni, sollecitata da una riflessione sulle dimensioni sempre più piccole delle immagini con cui nutriamo il nostro immaginario e dei “visori” da dove guardiamo il mondo, l’artista ha sentito la necessità di restituire alle cose la loro vera grandezza per tornare a meravigliarsi, a farsi sedurre, a conquistare. Per questo tele e collage sono diventati matrice dell’opera finale, le Sculture di Luce. I lavori pittorici e collagistici sono digitalizzati, stampati su materiali industriali per poi tornare all’origine con interventi pittorici direttamente sul nuovo, ma anche attraverso l’inserimento di tagli di luce, di auree luminescenti in grado di restituire a queste Anime di carne il significato primordiale, dare loro nuova vita e spazi altri da abitare.
La mostra resterà al Kubla Khan, in via Urbana 77, fino al 15 aprile 2019.

Simona Chipi classe 1967 giornalista molto trasversale, tendenzialmente apolide, fatalmente attratta dai progetti impossibili. Inizia a dipingere da ragazzina, ad occuparsi d’informazione un po’ più in là, a Perugia, sua città natale che lascia per trasferirsi prima a Roma poi a Nairobi. Ma il Mal d’Africa non arriva e così all’ombra dei Baobab sceglie di nuovo l’ombra del Cupolone. Nonostante il nomadismo non smette mai di dipingere. Donne, convinta che la storia del mondo passa attraverso le Storie delle donne. E da quando la tecnologia è diventata sfacciatamente seducente, sperimenta, tra la pittura a olio su tela e la stampa digitale. Se la Comunicazione è il fondamento della sua attività giornalistica, la comunicazione (non lineare) tra il femminile e il maschile è il centro del suo lavoro artistico.