Home Cinema Serata evento all’Auditorium per “Agadah”

Serata evento all’Auditorium per “Agadah”

"Agadah" serata evento
“Agadah” serata evento

Serata evento all’Auditorium per “Agadah”. Il film di Alberto Rondalli torna nelle sale dopo la prima uscita dello scorso novembre e la nomination ai David di Donatello per Nicoletta Taranta, creatrice dei costumi settecenteschi. E così, lo scorso giovedì 5 aprile, il produttore Pino Rabolini, fondatore mezzo secolo fa della prestigiosa azienda orafa milanese Pomellato, ha voluto dedicare al film una serata di gala nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Una serata in quattro atti: cocktail di benvenuto nel foyer, esposizione di alcuni abiti originali e fotografie di scena, concerto dell’orchestra diretta dal Maestro Alessandro Sironi e visione del film.

Tra i quattrocento invitati di Rabolini, oltre a regista, costumista e compositore, lo scenografo Francesco Bronzi, il direttore della fotografia Claudio Collepiccolo e alcuni degli interpreti, tra cui Antonio Buil, Abraam Fontana, Manuel Gonzalo, Paolo Montevecchi e Federico Mancini.

Presenti anche Antonia Liskova, Dante Ferretti, Laura Delli Colli, Erminia Manfredi, Cinzia Th Torrini, Christian Marazziti, Franco Mariotti, Carmen Giardina, Chiara Basile Fasolo, Lillo Petrolo, Janet de Nardis, Beppe Convertini e Roberta Beta.

Introdotto dalle puntuali note narrative del giornalista e regista Marco Spagnoli, il Maestro Sironi con i suoi cinquantotto orchestrali ha stupito il pubblico proponendo i brani e i temi portanti del film, alcuni dei quali impreziositi dalle esibizioni di acclamate musiciste soliste: la violinista Daniela Cammarano, la cantante barocca Alessandra Gardini e la cantante argentina Paola Fernandez Dell’Erba.

La serata all’Auditorium non solo ha offerto uno spettacolo di magnetica intensità, rintracciabile – in forme diverse – in ben rare altre occasioni (pensiamo alle splendide pre-aperture del Festival di Venezia, con l’orchestra ad accompagnare un film muto restaurato); l’evento organizzato da Rabolini ha restituito anche il respiro multimediale e fantasmagorico del film, anticipando e rendendo palpabile la mise en abyme dei sensi e dell’intelletto ch’è la scommessa tanto dell’opera di Rondalli quanto del libro cui s’è ispirato, il celebre “Manoscritto trovato a Saragozza” di Jan Potocki.

Per rispettare lo spirito di questo capolavoro e restituirne la caleidoscopica eterogeneità, Rondalli ha reclutato un cast internazionale che, senza soluzione di continuità e con piacevole spontaneità, ha recitato in italiano, spagnolo e francese. Oltre al protagonista assoluto, il bravissimo Nahuel Pérez Biscayart (“120 battiti al minuto”), si alternano nei suggestivi paesaggi lucani e pugliesi, tra gli altri, Alessio Boni, Caterina Murino, Pilar López De Ayala, Flavio Bucci, Umberto Orsini, Jordi Mollà, Valentina Cervi, Alessandro Haber, Marco Foschi, Ivan Franek e Federica Rosellini (“Dove cadono le ombre”).

Il nostro consiglio è quello di vedere (o rivedere) “Agadah”, per beneficiare di due ore di cinema diverso da quello con cui ci confrontiamo abitualmente e godere del prezioso piacere del narrare. Narrare non tanto contenuti, ricette o precetti, ma l’atto stesso del narrare. E, con questo, l’uomo e il suo destino. Perché ogni narrazione ne nasconde un’altra, e questa un’altra ancora, e ancora… fino al ritorno da cui tutto, per noi, è cominciato.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.