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“Strange world “, dal tema ecologista al primo personaggio gay, lo spettacolo è politically correct.

” strange world”, dal tema ecologista al primo personaggio gay, lo spettacolo è politically correct.

L’avventura c’è, lo spettacolo è assicurato, gli occhi ne escono appagati. Per essere però nel segno del “politicamente corretto”, così in voga in questi tempi, i temi trattati nel nuovo film della Disney, “Strange world – Un mondo misterioso” di Don Hall (già nelle sale) abbondano, anzi sovrabbondano: tutto sommato non stonano nemmeno, ma trasmettono un senso di sazietà che, per un’opera che già appaga sugli altri piani, lascia alla fine un che di indefinito. Un classico “film per tutti”, insomma, che è anche un film “per troppi” (argomenti). 

Lungi dall’essere la vecchia, sana pellicola natalizia tutta “buoni sentimenti e basta” di un tempo, questo 61°, ultimo prodotto Disney è un abile mix di tante cose insieme che lascia decisamente il segno, facendo anche del non avere una precisa identità la sua forza. I richiami sono evidenti, da Indiana Jones (già nel carattere usato per il titolo) per l’avventura pura e cruda a Jurassic Park, da Viaggio al centro della terra a (soprattutto) Avatar, per l’allusione a mondi fiabeschi e colorati. Una miscellanea già di per sé sufficiente a catturare i più piccoli e che viene poi impastata a sua volta con tanti argomenti, tutti enucleati già nei primi 15-20 minuti: il classicissimo (specie per Disney) rapporto tra genitori e figli, con il suo carico di ambizioni (e frustrazioni) caricate dai primi sui secondi, e poi il rapporto delle nuove generazioni con l’ambiente in cui viviamo, la moderazione nei consumi (materie in stile “Fridays for future”), l’incrocio familiare multietnico, fino all’elemento di cui tanto si è già parlato: il primo personaggio dichiaratamente gay di un classico animato Disney. 

Co-diretto e scritto da Qui Nguyen e prodotto da Roy Conli, il film ha un inizio subito avvincente: ci trasporta indietro nel tempo ad Avalonia, placido paese solcato da carri trainati da cavalli dove la vita scorre ovattata anche per il fatto di essere circondato da montagne altissime, che mai i suoi abitanti sono riusciti a valicare. Una di queste spedizioni è allestita dai protagonisti della famiglia Clade: il padre Jager (la voce è di Francesco Pannofino), burbero esploratore già leggendario, e il figlio Searcher (doppiato da Marco Bocci, mentre l’originale vede le voci di big del grande schermo Usa come Dennis Quaid e Jake Gyllenhall), animato da altri interessi che lo portano – appunto durante la spedizione – a scoprire il pando, una fonte di energia a base vegetale. Proprio la scoperta provoca fra i due un alterco ad alta quota, al termine del quale diventa un abisso la frattura col padre che si allontana risentito (e di lui si perderanno le tracce). Diversi anni dopo Searcher, ormai adulto (ma senza aver sanato la ferita con quel padre scomparso, ma eternamente presente perché gli avaloniani hanno dedicato a lui e al padre due statue nella piazza principale), con il pando ha messo su un’azienda agricola che porta avanti con la moglie e il figlio Ethan (Lorenzo Crisci), un sedicenne con gran senso dell’umorismo innamorato di un suo coetaneo. Un giorno bussa alla porta dei Clade la presidentessa di Avalonia, Callisto Mal, e chiede aiuto perché il pando rischia l’estinzione per una strana malattia che colpisce le piante. Per la popolazione sarebbe un vero disastro. Così la famiglia Clade si mette in viaggio per salvare il paese. Qui comincia quasi un altro film, perché durante questa impresa i Clade faranno una scoperta sensazionale: una terra misteriosa, allo stesso tempo amichevole e pericolosa, in cui vivranno infinite avventure, alle prese con creature fantastiche, fra dinosauri gommosi, mostri alati e simpatici esseri gelatinosi. Fino ai titoli di coda, accompagnati dal brano originale “Antifragili” interpretato da Michele Bravi insieme a Federica Abbate. 

Come ha detto nella presentazione a Roma il regista, già autore di “Oceania” e premio Oscar per “Big Hero 6”, «la Disney ha sempre fatto film per tutti e nei quali in tutto il mondo ci si possa rivedere, e così avviene anche con Ethan, il protagonista gay del film». Un tratto, peraltro, solo accennato, forse per una prudenza che porta a far sì però che tutti i personaggi siano alla fine poco caratterizzati. Se taluni aspetti rischiano di apparire scontati, anche per strizzare l’occhio alla “modernità”, il carattere distintivo – e più riuscito – del film sta nella riscoperta del genere dell’avventura verso l’ignoto che, chiamando a misurarci con i limiti, diventa al tempo stesso un’occasione per viaggiare dentro noi stessi. E anche per rendersi conto che, a volte, è difficile sfuggire a un destino che si pensava di evitare. E che il viaggio della vita acquista un senso se ci rende tutti un po’ migliori.