Home Cinema Anteprime Film “Sul più bello” sconfigge la malattia con un potente amore pop

“Sul più bello” sconfigge la malattia con un potente amore pop

Il produttore Roberto Proia presenta il cast al pubblico dell’Adriano

Inizia con un matrimonio il film di Alice Filippi, prodotto da Roberto Proia per Eagle Pictures, “Evento speciale” di “Alice nella città” all’ultima Festa del Cinema di Roma, presentato in un’anteprima a inviti al cinema Adriano di Roma ed ora nelle sale di tutta Italia.

La protagonista Ludovica Francesconi all’Adriano di Roma

La regista del notevole documentario “Vai piano ma vinci”, su sequestro e fuga del padre Pier Felice nel 1978, esordisce qui nel lungometraggio di finzione, dimostrando una matura e sorprendente consapevolezza autoriale.

Quel matrimonio è un’unione doppiamente impossibile, in quanto gioco inscenato da tre bambini nonché radicato desiderio di una di loro. La quale, divenuta adulta, capisce bene come tale aspirazione sia minata alle fondamenta dalla malattia genetica che l’affligge.

Jozef Gjura e Alice Filippi all’Adriano di Roma

Una malattia che, da un momento all’altro e scatenata da diversi fattori, può compromettere definitivamente i polmoni e la vita di Marta, la protagonista del racconto, interpretata da una perfetta Ludovica Francesconi. Marta – al contrario di quel che accade nei drammoni americani, come fa notare lei ironicamente – non è nemmeno bella. E dunque, come può credere in una relazione e addirittura nel matrimonio?

D’altronde, con chirurgica regolarità, è da sempre lei stessa che tronca sul nascere qualsiasi possibile interesse maschile. L’enorme pannello appeso nel suo ufficio è intitolato non a caso “Muro del pianto” ed è ricoperto dai bigliettini d’amore e di richieste d’uscita scritti da spasimanti senza volto come lei. Marta è infatti l’annunciatrice commerciale delle super-offerte giornaliere di un grande supermercato Coop: chiusa nel proprio stanzino, dietro il microfono e al riparo da occhi indiscreti (il pacioso direttore è l’unico che abbia accesso là), lascia libero sfogo alla propria creatività, intelligenza e sensualità, conquistando ad ogni annuncio orde di compratori e ammiratori.

Ludovica Francesconi nel film

Marta non è una ragazza che attende, è artefice del percorso della propria vita in costante dialogo con la malattia silenziosa che ospita dentro di sé. E in dialogo anche con i due amichetti di sempre, Federica e Jacopo (i misurati eppur incisivi Gaja Masciale e Jozef Gjura), coppia alternativa e a sua volta “impossibile” perché formata da due persone omosessuali di sesso diverso. Le quali tuttavia, per avere insieme un bambino, sono disposte ad andare – per un piccolo e fondamentale momento – contro le proprie naturali inclinazioni.

Giuseppe Maggio e Ludovica Francesconi nel film

Tuttavia, quasi rievocando la sua stessa apparizione nel negozio di musica di “Amore 14”, fa ingresso nella storia il bel Giuseppe Maggio, che qui indossa gli eleganti e inarrivabili panni di Arturo Selva, il ragazzo più “fico” di Torino, oltre che il rampollo di una ricchissima famiglia. Riuscire a conquistarne il cuore senza far leva sul pietismo ma puntando soltanto sul proprio fascino può sembrare una missione impossibile, soprattutto per una come Marta. Ma chi pensa così non ha fatto i conti con la sua solare tenacia…

Complice la fotografia efficacemente pop e “cartoonistica” di Emanuele Pasquet (il DoP di Guido Chiesa), Alice Filippi riesce a regalarci una storia semplice e profonda insieme, concentrandosi – letteralmente – sui “colori primari”, non soltanto delle immagini, ma innanzitutto della narrazione, ridotta all’osso per consentire allo spettatore di appassionarsi alle profondità, sfumature e contraddizioni di quattro personaggi soltanto (i due protagonisti e i due comprimari).

Jozef Gjura alla Festa del Cinema di Roma

I quali – eccezion fatta per Arturo e comunque per brevi istanti – non soffrono delle interferenze di genitori (Marta è orfana dall’infanzia), parenti e altri amici. Il “reparto medico”, poi, è rappresentato da un unico dottore, più vicino ad un parente e confidente che ad uno scienziato. Infine – se si eccettuano la madre di Arturo e la malattia – la sola antagonista di Marta è l’immancabile “strafica” (interpretata con sobria sensibilità da Eleonora Gaggero, autrice del libro omonimo ispirato alla sceneggiatura del film ed edito da Fabbri), che tenta Arturo, rischia di far precipitare l’intera impalcatura, ma si rivela infine il più evanescente dei fuochi di paglia.

Eleonora Gaggero nel film

“Sul più bello” è un bel film sulla diversità, che non si rifugia dietro la tragica (e purtroppo scontata) evoluzione di una patologia, ma mette in primo piano i volti e le sensibilità dei protagonisti, permettendo loro di affrontare una graduale e completa trasformazione. Un film che, con il proprio linguaggio essenziale e originale e il titolo internazionale “Out of My League”, potrà conquistare anche il pubblico straniero.

Gaja Masciale e Jozef Gjura nel film
Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.