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“The Lobster” di Yorgos Lanthimos: le coppie del futuro non hanno sentimenti? Recensione

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“THE LOBSTER” di Yorgos Lanthimos, nelle sale dal 12 ottobre. Recensione di MK.  “The Lobster” è un film di fantascienza a sfondo psicologico dove in un non lontano futuro i singoli devono essere rieducati alla coppia a costo di essere trasformati in animali. Fatta questa premessa, se vogliamo anche intrigante, dove una futura società abolisce il libero arbitrio imponendo anche gli stili di vita, ci aspetteremo un film visionario ma anche ironico. Ma, salvo qualche episodio spurio, non succede nulla di tutto ciò. I film di fantascienza ci hanno abituato a futuri sistemi di stati di polizia con controllo mediatico assoluto o di selezione della specie secondo categorie sociali, ma sinceramente questa previsione ci mancava e ne avremmo volentieri fatto a meno. Strano discorso in una società odierna che va naturalmente verso il superamento del matrimonio classico, dove nelle società più evolute la coppia fa fatica a resistere. Nel film il regista ci suggerisce, in effetti, un tipo di coppia che fa comodo al sistema, dove uno contolla l’altro in una continua delazione alle autorità, come nei regimi comunisti di recente memoria, non certo una coppia legata da sentimenti. Detto cio però, viene da chiedersi perche ha realizzato un film così noioso, dove la voce autonarrante del personaggio di turno rende cosi amorfa e vuota la scena e l’azione. Lo stile imposto alla narrazione lungi da avvicinarsi alla poetica della novelle vague franese, dove l’ autonarrazione aveva un significato letterario e poetico che qui non c’è affatto. Attori di spessore come W Colin Farrel e Rachel Weisz e Benisshaw (da Oscar nel “Profumo”) usati come figuranti qualsiasi senza tirare fuori nulla dalle loro indiscusse capacità. In conclusione un film che, salvo la prima parte del prologo ben diretta, si perde nella seconda parte farraginosa, ripetitiva, a volte inutile. Per non dire delle location dei boschi irlandesi usate in campo lungo che sfido chiunque a darne un senso se non quello di annoiare. Il soggetto poteva reggere, ma la sceneggiatura cosi priva di mordente narrativo manca, per dovere di cronaca, la fase di trasformazione in animale che probabilmente era quella con maggiore impatto cinematografico. Forse è stata una scelta voluta, ma il risultato è che manca uno svolgimento al tema, per dirla scolasticamente. Divertente la scena dove Farrel sceglie l’aragosta come sua futura trasformazione, ma a parte quesi momenti felici nello studio di personaggi border line non c’è ricerca all’emozione positiva neanche quando il protagonista si innamora veramente alla fine del fim. Film ostico e mal gestito inutilmente violento a tratti e nel complesso, a meno che il progetto fosse proprio quello: inemotivo, assente, vuoto. Qualsiasi progetto, anche se ambizioso, quando è privo di tutto ciò fa fatica a piacere anche a un maniaco cinofilo che sicuramente si lambiccherà il cervello per trovare quello che non c’è.

Mk