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“Tulipani di Seta Nera”: il cinema della diversità protagonista nella Serata di gala al Teatro Brancaccio

Dopo due giorni di proiezioni e dibattiti al Multisala Barberini, la dodicesima edizione del Festival internazionale del Film corto “Tulipani di Seta Nera” si è conclusa con la Serata di gala condotta da Metis Di Meo e Cataldo Calabretta al Teatro Brancaccio di Roma.

La prima a salire sul palco dell’enorme sala gremita è stata la Madrina del Festival, Lorella Cuccarini. Premiata dal vice direttore del Tg1 Angelo Polimeno Bottai, ha portato l’attenzione del pubblico su una delle campagne sociali in cui è impegnata da sempre in prima persona con “Trenta ore per la vita”, quella contro la sclerosi multipla. Un tema, quest’ultimo, al centro di alcuni preziosi cortometraggi proiettati nelle dodici edizioni del Festival “Tulipani di Seta Nera”.

Accanto alla «più amata dagli italiani», sono saliti sul palco del Brancaccio altri due amatissimi protagonisti del nostro cinema e della nostra televisione: Elena Sofia Ricci e Alessio Boni, insigniti del Premio “Sorriso Diverso”, l’Oscar del cinema sociale, per l’attenzione a tutte le “gradazioni della diversità” che infondono senza sosta nel proprio lavoro e nella vita quotidiana. La Ricci ha ricevuto il riconoscimento dal Direttore Marketing Rai Roberto Nepote, mentre Boni è stato premiato da Irene Ferri.
Dialogando con Cataldo Calabretta, Elena Sofia Ricci ha ricordato la propria cara mamma da poco scomparsa e la propria carriera, dagli esordi sino alla consacrazione quest’anno con il David di Donatello alla Miglior Attrice protagonista per il film “Loro” di Paolo Sorrentino, passando attraverso una fitta galleria di personaggi tutti diversi tra loro e tutti accomunati da una genuina umanità e uno sguardo sincero sul mondo.
Il dialogo di Alessio Boni, invece, ha avuto due “poli”: da un lato, sul palco, la splendida conduttrice Metis Di Meo, che ha ricordato al pubblico l’impegno di Boni in Africa (una terra – ha tenuto a precisare l’attore – dalla quale si torna sempre spiritualmente arricchiti e con la consapevolezza che «a noi, veramente, non manca nulla»); e, dall’altro, in platea, l’amico e collega Pino Insegno.

Con cui ha cominciato un irresistibile botta e risposta, proseguito quando, a salire sul palco, è stato proprio Insegno, per ritirare il riconoscimento del Festival dalle mani di Lidia Vitale. La comicità di Insegno è partita dal suo momentaneo handicap, l’incidente ad un piede occorsogli in «una scena d’azione nello Yucatán, nell’ultimo film di Francis Ford Coppola», è continuata ricordando la galleria di personaggi interpretati in “Tale e Quale Show” («decine di ore di trucco per rimanere sempre lo stesso»), ed è approdata nel siparietto con Calabretta, con il quale ha inscenato un breve e spassoso doppiaggio, «l’unica arte» in cui Insegno ha detto di poter «competere con Alessio Boni». Ciliegina sulla torta, appunto, la ripresa del dialogo tra quest’ultimo, tornato in platea, e Insegno, due attori «diversamente belli».

La Serata di gala è stata scandita da due intensi momenti musicali: Enrico Nigiotti, in gara nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, è stato premiato da Elda Alvigini per il brano “Nonno Hollywood”, riproposto sul palco del Brancaccio in una performance che ha coinvolto tutto il pubblico. I Musicanti, invece, hanno cantato un medley di brani di Pino Daniele e sono stati premiati dal maestro Vince Tempera.

Spazio ad una “comicità diversa”, capace innanzitutto di far pensare e rievocare un evento drammatico, con Gigi e Ross, arrivati per l’occasione da Napoli e premiati da Claudio Tortora. Il duo ha infine improvvisato un esilarante gioco di uscite e rientri in scena.

Protagonista indiscusso della serata è stato in ogni caso il cinema quale strumento per abbattere ogni diversità, proprio grazie ai registi finalisti in concorso con i cortometraggi proiettati nella rassegna nelle due giornate al Barberini. Il premio assegnato dalla Giuria di VariEtà presieduta da Janet De Nardis, una giuria composta da professionisti provenienti dal mondo del cinema e dello spettacolo con spiccato interesse verso l’universo del sociale e del “terzo settore”, è andato a “La goccia e il mare” di Daniele Falleri. Ad aggiudicarsi il Premio Rai Cinema Channel è stato invece il corto “Addio Clochard” di Michele Li Volsi e Marcello Randazzo, che ha sbaragliato la concorrenza in termini di visualizzazioni sul sito internet www.tulipanidisetanera.rai.it. “Che fine ha fatto l’inciviltà” di Delio Colangelo è il corto che si è aggiudicato il Premio “Sorriso nascente Opera prima”.

La serata si è conclusa con la consegna del Premio per il Miglior Cortometraggio della dodicesima edizione del Festival. Ad ottenere il riconoscimento dalle mani della Presidente di Giuria Caterina D’Amico è stato Domenico Onorato con “Due Volte”, poi proiettato in sala.

Sul palco sono infine saliti Paola Tassone e Diego Righini, rispettivamente Direttore Artistico e Presidente del Festival. Entrambi, salutando gli ospiti intervenuti, hanno dato appuntamento a tutti alla tredicesima edizione del Festival.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.