il tenore italiano si racconta a partire dai suoi NO “educativi”, ricevuti spesso in giovane età proprio dai genitori. Una confessione che lo porta poi a parlare del rapporto che ha sempre avuto con loro e degli insegnamenti che ne ha tratto per l’educazione dei suoi figli.
Nel corso dell’intervista vengono affrontate anche le tematiche legate alla sua fondazione e alla carriera. Un racconto ricco di emozioni e sensazioni, in cui il cantante ricorda i momenti felici e quelli più sfidanti della sua vita.
A proposito dell’assegnazione della stella sulla celebre Walk of Fame di Hollywood, racconta come quel ricordo sia per lui molto legato al padre: «Quando sono diventato grande e avevo finito gli studi, lui un po’ soffriva che io non riuscissi a realizzarmi in questa cosa del canto. Perché poi è arrivato tardi in definitiva, il riconoscimento. Lui aveva questa fissa dell’America e quando ci sono andato c’era, ma erano gli ultimi tempi. Purtroppo non l’ha vissuta con l’entusiasmo che a me sarebbe piaciuto. Però quando è arrivata la stella ho pensato a lui».
Infine, parlando del suo rapporto con il palcoscenico, afferma: «I primi anni sono stati drammatici perché avevo una paura terribile per tutto il tempo che ci ero sopra». E, incalzato da Caterina, conclude «È brutto, ma era colpa mia perché era una paura dovuta all’insufficienza tecnica: te canti come ti viene. Pensi che vada bene. Invece poi con il tempo ti accorgi che è necessario acquisire una tecnica solida per avere delle certezze sul palcoscenico. Quindi per tanti anni ho sofferto parecchio, poi meno, molto meno, ora la prendo con filosofia. Anzi a volte è anche bello perché c’è l’affetto del pubblico che è una cosa che non ha prezzo».