Interviste

Claudio Calì presenta “Comunico quindi sono (forse). Ridere ci fa bene e lo scopriremo solo ridendo”: una risata ci può salvare, almeno può farci vivere meglio.

Claudio Calì presenta “Comunico quindi sono (forse). Ridere ci fa bene e lo scopriremo solo ridendo”: una risata ci può salvare, almeno può farci vivere meglio.

Claudio Calì Ph. Federico Giuberti

In un periodo che ci vede tutti stanchi e affaticati dal peso degli eventi, dalle difficoltà che affrontiamo quotidianamente, Claudio Calì apre la porta alla speranza, insegnandoci a ridere. Ridere fa bene, solleva lo spirito e ci permette di entrare in empatia con l’altro. Si può imparare a ridere? Sì, è proprio questo lo scopo della presentazione romana di “Comunico quindi sono (forse). Ridere ci fa bene e lo scopriremo solo ridendo”, in programma al Teatro Off Off di Roma.

Da Cartesio a Battisti, due citazioni apparentemente lontane per descrivere il suo corso, ci può spiegare?

Come dire dal sacro al profano, con tutto il rispetto per Battisti… In realtà le citazioni sono un gioco di parole che utilizzo per sottolineare che la comunicazione ci deve portare al nostro profondo, ad essere, siamo e saremo ancora in grado di farlo? I social hanno un pò ridotto al minimo la comunicazione, con frasi brevi e concise. Abbiamo detto che saremmo usciti migliori dalla pandemia, è così? Lascio aperta la possibilità, è questo il senso del “forse”. Acquisire la consapevolezza dell’importanza di ridere è possibile solo ridendo, citando Battisti. Scopriremo che si può imparare a ridere, con degli esercizi.

Si può imparare a ridere? Come si fanno gli esercizi di risata?

Sì, attraverso degli esercizi, ed è quello che faremo nella serata a teatro. Sono leader di Yoga della risata, è una  tecnica che deriva dallo Yoga Pranayama, che sostituisce gli esercizi di respirazione con la risata. Sono esercizi molto carini e divertenti in cui si impara a ridere usando bene il diaframma e questo porta benefici di ossigenazione e buon umore. Faremo questo nella serata a teatro. Si ride anche se non ne abbiamo voglia.

In un periodo così difficile per tutti noi, che usciamo dalla pandemia e siamo afflitti dalla guerra e dai terremoti che stanno sconvolgendo il mondo, è molto interessante ricordarci che si può ancora ridere, ci alleggerisce un po’. Scoprire che si impara a ridere apre uno spiraglio di luce in questi anni bui… Una risata ci salverà?

Esattamente… Vengo dal modo della comicità, ho fatto per anni il talent scout di comici in giro per l’Italia. La comicità aiuta ma finito lo show finisce il carburante.  In queste serate, si acquisisce la consapevolezza di come “autoprocurarselo”. Cerco di fornire degli strumenti per essere consapevoli del proprio senso dell’umorismo. Il fatto che il teatro è pieno, testimonia che il pubblico ha voglia e ha bisogno di tornare a ridere e di essere protagonista della propria risata.

Come imparare a ridere, lo scopriremo con Lei a teatro. Spesso però il comico è una persona che fa ridere gli altri ma nel privato è malinconico e riflessivo…

Sì, ho conosciuto molti comici negli anni di talent scout, ho scritto anche un libro con mio fratello, “Comici”, in cui prendiamo un pò in giro la vita dei comici alle prime armi. Paradossalmente è così, spesso nella vita privata il comico è malinconico, non ride ed è questo che si deve imparare, ridere nella vita di tutti i giorni, anche delle piccole cose. Gli effetti della risata, lo dice la scienza, fanno bene. Ridere libera la serotonina, quindi migliora lo stato umorale. Libera le endorfine, quindi lenisce il dolore. Ci sono persone introverse che magari hanno un forte senso dell’umorismo spiccato ma non lo sanno.

Come si svolge la serata, ci può anticipare qualcosa?

Sul palco con me si alterneranno degli ospiti. Ci sarà un’attrice francese, Viviana Colais, è molto brava e molto bella. L’ho invitata perchè gioca molto sul fatto che nonostante sia bella, fa un po’ la “sfigata”. Apparentemente la bellezza fa a pugni con la comicità, sarà un elemento di analisi dei vari tipi di comicità e di umorismo che si possono avere.

In che modo la comunicazione e la risata sono collegate?

Sono un formatore della comunicazione aziendale, su come gestire le riunioni, la leadership…ma il clima che voglio creare deve essere sempre brillante e all’insegna del divertimento. La risata è uno strumento di condivisione con cui si riesce a veicolare il buon umore. In qualsiasi ambiente ci si muove, la risata è anche uno strumento di risoluzione delle tensioni., dei conflitti.

Si può imparare a ridere?

Claudio Calì Ph. Federico Giuberti

Mi rifaccio allo psicologo del pensiero positivo Paul Mcgehee, suffragato da ricerche scientifiche, che spiega come allenarsi a ridere attraverso delle tecniche aiuta le persone a uscire da uno stato d’animo di prostrazione, le fa uscire dalla depressione, a patto che non sia una depressione organica, certo. Lo sperimento anche io, quando attraverso momenti difficili. Lo faccio, ad esempio, andando a vedere un film comico, ultimamente ho visto la serie di Lillo, Posaman. Ridere non è solo un fatto culturale, riguarda il nostro benessere psicofisico…

Nella sua attività di talent scout, c’è qualcuno che le ha dato particolarmente soddisfazione?

Diciamo che “ho portato fortuna” a tanti: Luciana Littizzetto, Bertolini Ficarra e Picone, Dado e tanti altri con cui siamo rimasti in contatto. Ho scoperto da bambino questo mondo, attraverso il primo libro che mi ha regalato mio fratello, “Fantozzi contro tutti”, poi fui colpito dal discorso di Petrolini su Nerone che parla ai romani, con il famoso Bravo, grazie. Ancora oggi collaboro con la famiglia Petrolini per la consegna dei premi. La comicità è sempre stata il mio pane quotidiano, ne ho fatto un lavoro e uno stile di vita, faccio della brillantezza l’elemento narrativo. Mi piace e credo che il fatto che in teatro ci sia il tutto esaurito, è segno che in questi anni abbiamo seminato bene e che ce n’è un gran bisogno.