“Diabolik, Ginko all’attacco”, il nuovo film dei Manetti Bros al cinema dal 17 novembre, solo per veri appassionati del genere.
Un gioco di truffe e contro truffe, in cui è centrale l’abilità di trasformismo di Diabolik e l’intesa tra Eva e Diabolik.
Fin qui il racconto della storia scelta dai Manetti per il secondo atto della trilogia (sì, ci sarà un terzo film su Diabolik), che possiamo giudicare solo considerandolo un fumetto. Manca l’azione, quella che alcuni hanno evocato nel corso della presentazione alla stampa, e manca la recitazione. Il film risulta piatto, così come la recitazione… un merito o un demerito? Come dicevamo, se si considera “Diabolik, Ginko all’attacco” come un film-fumetto, allora il film è riuscito e i registi hanno dato l’esatta impressione di qualcosa di bidimensionale, se però si guarda Diabolik come ad un film di azione, alla 007 per intenderci, allora non ci siamo. I colpi di scena sono prevedibili, lenti e al limite del noioso. Manca quel guizzo o quella profondità che pure Luca Marinelli era riuscito a dare a Diabolik, con quell’aura da genio del male, qui sembrano tutti dei dilettanti del crimine e dell’anti-crimine.
Una menzione a parte va dedicata alla colonna sonora con la sigla cantata da Diodato, “Se mi vuoi”, una canzone scritta appositamente per il film che nobilita il lavoro dei registi e si aggiunge senza sopraffarle alle musiche dei De Scalzi.
In coclusione, consigliamo “Diabolik, Ginko all’attacco” solo ai veri appassionati di Diabolik il fumetto.