Nello stesso teatro, rinnovato in diversi particolari, va in scena, dal 10 al 27 marzo, l’edizione supervisionata da Massimo Romeo Piparo che ricalca fedelmente quella del dicembre 1962 della quale ricalca la regia di Pietro Garinei e le scene meravigliose di Giulio Coltellaci.
Il rinnovato teatro romano ospita quindi il lavoro opera di Pietro Garinei e Sandro Giovannini padri non soltanto di Rugantino ma, da allora, anche fondatori di quel genere di spettacolo che oggi chiamiamo commedia musicale e lo fa alla grande, con entusiasmo e con un successo di pubblico degno dei tempi passati con, oltretutto, una forza interiore che dona alla rappresentazione la forza di una vera e propria rinascita dopo la brutta stagione del covid.
All’inizio della rappresentazione troviamo il protagonista esposto alla berlina per aver compiuto l’ennesima truffa e, mentre sconta la punizione, viene confortato dalla bellissima Rosetta che – però – è sposata con un uomo gelosissimo, Gnecco; Rugantino scommette con gli amici che lo deridono che riuscirà a conquistare la bellissima donna, e nell’adoperarsi per trovare una sistemazione ad Eusebia ( ed a lui stesso ) gli capita di affrontare un danaroso oste, Mastro Titta, il boia di Roma che è anche colui che gestisce la berlina allentandone o stringendone i tiranti.
La sua idea di presentare Rosetta a Mastro Titta è vincente: mentre continua la sua corte a Rosetta ed approfittando dell’assenza del marito riesce a trascorrere una serata con lei in un luogo appartato: i due si innamorano ma Rugantino, che non vuol far capire agli amici il particolare per paura di perdere la scommessa, fa fuggire la donna e quando gli amici che con lui hanno scommesso vanno a controllare se veramente Rosetta è caduta tra le braccia di Rugantino non la trovano. Perde così la scommessa ma, da uomo, preferisce nascondere i suoi sentimenti.
E’ la “ notte dei lanternoni “, l’ultima sera di carnevale, e Rugantino si imbatte nel cadavere di Gnecco: scopre chi lo ha ucciso e si autoaccusa al fine di mostrare a Rosetta che sbruffone non è ma che, al contrario, è un vero uomo.
Viene arrestato e condannato alla ghigliottina.
Che dire degli interpreti? Serena Autieri, alquanto emozionata la sera della “ prima “ sebbene alla sua seconda edizione, è una Rosetta che sembra fatta apposta per lei; Michele La Ginestra, del quale appare evidente la sua origine romana, è un impeccabile Rugantino, mentre gli altri personaggi in palcoscenico quali Mastro Titta ( che è uno splendido e simpatico Massimo Wertmuller ) ed Eusebia ( simpaticamente “ burina “ la parte sostenuta da Edy Angelillo ) appaiono tutti assolutamente adatti ai ruoli assegnati e non sfigurano di fronte ai mostri sacri delle edizioni precedenti che videro, ad esempio, Enrico Montesano o Nino Manfredi interpretare Rugantino o Lea Massari e Sabrina Ferilli interpretare la parte di Rosetta