Il 31 ottobre 1918 muore Egon Schiele, una delle 20 milioni di vittime causate dall’influenza spagnola; qualche mese prima era morto il suo maestro e amico Gustav Klimt, che dall’inizio del secolo aveva rivoluzionato il sentimento dell’arte, fondando un nuovo gruppo: la “Secessione viennese “; ora, cent’anni dopo, le opere di questi artisti visionari – tra Jugendstil ed espressionismo– tornano protagoniste assolute nella capitale austriaca, insieme a quelle del designer e pittore Koloman Moser e dell’architetto Otto Wagner, morti in quello stesso 1918 nella stessa Vienna.
E’ questa l’origine del film di Adriana Marelli diretto da Michele Mally, Klimt & Schiele. Eros e Psiche che rappresenta un appuntamento all’interno della “Stagione della Grande Arte al Cinema “, ideato per guidare lo spettatore tra le sale dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches Museum, del Leopold Museum, del Sigmund Freud Museum e del Wien Museum, ripercorrendo un periodo straordinario: un momento magico per arte, letteratura e musica, in cui circolano nuove idee, si scoprono con Freud i moti della psiche e le donne cominciano a rivendicare la loro indipendenza.
Proprio l’erotismo è il filo segreto di questa storia. Dal simbolico 1900 della pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, l’inconscio sale prepotentemente in superficie.
Da ultimo il film descrive la Vienna della musica, tra il ritmo dei valzer degli Strauss padre e figlio che risuona nelle piazze e nei caffè e il ricordo dei giganti del passato, Mozart, Beethoven, Schubert e Brahms e la Vienna in cui rivive la storia, tra i mastri pasticcieri che si tramandano la ricetta della Sachertorte e i gioiellieri che riprendono il design liberty, tra i balli di società e di carnevale che chiudono il film scandendo il ritmo del tempo che passa, un’epoca che si chiude per volgere inesorabilmente verso il Novecento.