Bong Joon-ho, il regista sudcoreano che con il suo “Parasite” ha vinto la Palma d’Oro al festival di Cannes e i più importanti Oscar 2020 (miglior film -prima volta nella storia dell’Academy a un’opera straniera -, miglior regista, miglior sceneggiatura originale, miglior film straniero è anche autore di una serie di cortometraggi che lo hanno lanciato come uno dei nuovi maestri del Cinema internazionale.
Il progetto alla base di “Madre” è iniziato con l’attrice Kim Hye-ja, veterana dell’industria cinematografica e televisiva coreana che, al riguardo, ha dichiarato: “….era il 2004 quando un giovane regista venne a cercarmi, dicendo di voler fare un film con me. Fu così che conobbi Bong Joon-ho”,
Il film inizia con un incipit memorabile e spiazzante: un campo di grano dorato si dispiega attorno alla figura esile di una donna di mezza età, che cammina guardando verso l’orizzonte. Dopo essersi guardata intorno con fare circospetto, prende coraggio e, sulle note di una musica malinconica ma frizzante, la donna inizia a eseguire con precisione i passi di una danza bizzarra, che la vede alternare stati d’animo abbandonati a scatti di seria contrizione o di ferma risoluzione, in bilico tra comico e tragico.
“Madre” è un film che accentra tutte le forze verso il cuore delle cose: avere a che fare con la figura materna è un déjà vu, ma questo film è caratterizzato da un nuovo approccio e sicuramente sarà percepito dagli spettatori come qualcosa di familiare, si, ma estraneo”.