Sospensione è una parola bellissima nella danza e nella vita: essere sospesi, al di sopra delle cose. La sospensione è fondamentale per il ballerino: noi cerchiamo il ballon, che è quasi un’illusione di sospensione in aria. È frutto di grande sforzo tecnico, ma dev’essere all’apparenza molto facile. Dare l’idea di potersi librare in aria, anche soltanto per un secondo. Roberto Bolle è l’ospite del vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci in “Roberto Bolle – L’attimo sospeso”, il nuovo appuntamento di Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo dello spettacolo di Sky TG24, in onda lunedì 30 novembre alle 21 su Sky TG24 anche su Sky Arte venerdì 4 dicembre alle 15.30 e disponibile On Demand.
La stella ha scherzato anche sul suo futuro di “pensionato”: i ballerini vanno in pensione a 47 anni – spiega -. Io ne ho 45, quindi sto per andare in pensione, andrò in pensione ad aprile 2022. Secondo me è un buon compromesso: fa strano dire che a 47 anni qualcuno vada in pensione, come età umana si è giovani, ma come età tersicorea in realtà non si è più così giovani. Iniziamo a ballare a livello professionistico quando abbiamo 19 anni e entriamo in compagnia. Iniziamo la scuola quando abbiamo 11 anni, adesso sono trent’anni che faccio questo lavoro e che spingo il mio fisico al massimo, ad altissimi livelli, chiedendo ogni giorno di più. Ma finché il fisico me lo consentirà andrò avanti, assicura.
Durante il colloquio non manca un pensiero per l’effetto che la pandemia sta avendo su tutte le arti e anche sulla danza: Il mondo dello spettacolo dal vivo – ricorda – è colpito: chi è davanti, ma soprattutto i tantissimi lavoratori che stanno dietro, le tante famiglie che vivono di questo. Sono migliaia di persone in situazioni veramente drammatiche, tanti spettacoli sono cancellati per mesi, non è una situazione a breve termine, ma a lungo termine. Nella danza in questo momento la parte del contatto fisico è quella che manca. Per tutti, ma per un ballerino ancora di più. Siamo abituati ad avere una fisicità molto importante. Dover rinunciare a questa parte, limitarla al massimo, è necessario ma altrettanto difficile.
Spazio anche alla leggerezza e all’ironia quando Bolle prova a valutarsi in una sorta di pagella delle diverse danze: Nel valzer potrei arrivare anche a un otto. Tango? Direi un otto anche lì. Lo Swing l’ho fatto, ma lì andiamo a un sette. La danza classica? Lì facciamo nove. Dieci no, non si può.