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The life of Chuck, tre capitoli a ritroso nel tempo per descrivere la vita di un uomo comune

The life of Chuck, tre capitoli a ritroso nel tempo per descrivere la vita di un uomo comune

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Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King che lo scrisse appositamente per trasferilo sul grande schermo, The Life of Chuck è un film del 2024 che racconta, in tre capitoli, la vita di un uomo comune di nome Charles Krantz ( Tom Hiddeston ), e che intende descrivere i temi della morte e quello dei legami umani: in sostanza é una sincera esplorazione del significato della vita e dell’importanza dei legami umani.

La inspiegabile particolarità della pellicola consiste nel descrivere la vita di Charles Krantz ( Chuck ), un uomo affetto da un tumore al cervello, a ritroso nel tempo partendo ( terzo dei tre atti in cui si suddivide il film ) dal momento in cui il mondo si trova sull’orlo dell’estinzione vuoi per motivi di ordine planetario che per la imperante dissoluzione in cui versa: compaiono strani ed ingiustificabili fenomeni quali l’azzeramento di Internet e delle comunicazioni in genere, la riappacificazione di due coniugi che si erano abbandonati e la cui descrizione porta a pensare che si stia veramente vivendo l’ultimo giorno dell’universo; nel frattempo Chuck sta lentamente morendo, all’età di trentanove anni in un letto di ospedale.

Il secondo atto, che si svolge nove mesi prima della morte di Chuck, un bancario, vede il protagonista partecipare ad una conferenza nel corso di una pausa della quale, in strada, inizia a ballare istintivamente al ritmo della musica suonata alla batteria con grande abilità da una musicista di strada ed in coppia con una ragazza appena abbandonata dal suo compagno: è il momento più bello ed interessante del film che gode di questa incredibile ed appassionata acrobazia danzereccia in maniera appassionante segnando indelebilmente l’intera pellicola,

Ed infine, il primo atto che narra dell’infanzia di Chuck partendo dal suo decimo anno di vita e cioè dal momento in cui, per la morte dei genitori, venne affidato alle cura dei nonni paterni ( Mia Sara e Mark Hamill ) i quali per il dispiacere della morte del papà e della mamma del ragazzo vissero la loro vita lei insegnando al nipote ad amare la danza e lui, un appassionato e volenteroso contabile, rifugiandosi nell’alcool.

Il racconto di questo terzo atto è segnato dalla interpretazione, da parte di Chuck, di una frase di Walt Whitman, un poeta, scrittore e giornalista statunitense considerato il padre della poesia americana, il primo ad utilizzare la tecnica del verso libero, una forma poetica che rifiuta gli schemi metrici, ritmici e rimici della tradizione poetica: “ Contengo moltitudini “, una frase che vuole esprimere l’idea della complessità e della natura poliedrica dell’identità umana che accoglie un’ampia gamma di emozioni, pensieri e aspetti contraddittori senza, però, doverli risolvere: un modo non solo liberatorio, ma anche fondamentale per la nostra crescita personale. Il giovane Chuck scopre, riflettendo sulla frase, che ogni essere umano è un universo di esperienze, memorie e desideri: la vera essenza di un film abbastanza complesso caratterizzato da una struttura bizzarra ed irregolare che vorrebbe anche trasmettere il messaggio di vivere la vita al massimo apprezzandone i momenti buoni e cattivi che siano.